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Sardegna

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Vivere la campagna

Pauli Arbarei. Museo Etnografico “Sa Tellaia”

Giampiero Cadau proprietario del Museo Etnografico “Sa Tellaia” a Pauli Arbarei

Inaugurato il 29 Agosto del 2002 in occasione della Sagra della Pecora, il Museo Etnografico "Sa Tellaia" situato in via Cavour n. 19 a Pauli Arbarei, è di proprietà del Sig. Cadau Giampiero. Allestito in un ambiente della stessa abitazione del proprietario, adattato per ospitare la struttura museale, contiene oggetti e materiali tipici della cultura contadina e dell’antica cucina sarda.


Il lavoro nei campi
Il contadino del Campidano non era solo agricoltore ma anche allevatore, per questo motivo il medio proprietario in genere possedeva sempre una mandria di buoi di 15-20 capi e un gregge di pecore. Nell’arco dell’anno la vita del contadino si svolgeva seguendo questi ritmi: ai primi di Ottobre c’era la preparazione dei campi per la semina, innanzitutto si dissodava la terra poi si preparavano tutte le semenze e ai primi di Novembre si seminava. La semina avveniva sempre con l’erpice trainato dai buoi, questo serviva per smuovere la terra e ricoprire i semi. Questa operazione aveva termine intorno alla fine di Novembre se l’annata era favorevole, comunque mai oltre metà Dicembre. A Gennaio c’era un periodo di riposo, il bestiame veniva non più tenuto in casa ma riportato in campagna. L’attività vera e propria ricominciava a Febbraio con la lavorazione delle vigne, poi vi era nuovamente l’erpicatura al grano.
A marzo i contadini zappavano e le donne tra Marzo e Aprile dovevano togliere le erbacee “andai a limpiai”. Nel periodo tra Marzo e Maggio vi era la lavorazione e la cura delle vigne, prima la zolfatura ai pampini, poi al grappolo, al termine della quale la vigna si poteva considerare apposto.
La si arava poi alla fine di Giugno, perché arandola in questo periodo si sollevava molta polvere e questa serviva a proteggere i grappoli da eventuali parassiti. Il contadino usava questo accorgimento per evitare un uso eccessivo di zolfo che avrebbe alterato il gusto del vino.
Il 24 Giugno per San Giovanni Battista aveva inizio la mietitura che andava avanti anche fino a Luglio. A Luglio il grano veniva mietuto a mano, si facevano i covoni e si portavano nelle aie, dove veniva effettuata la trebbiatura.
Dopo aver sciolto i covoni si portava una mandria di buoi che veniva spinta con forza nell’aia allo scopo di calpestare le spighe, questa operazione veniva fatta nelle ore calde e durava circa due ore, poi la mandria veniva portata via e i servi avevano il compito di rigirare le spighe.
Il giorno dopo si portavano nell’aia due o quattro gioghi di buoi allo scopo di continuare a calpestare le spighe. Poiché la paglia e il grano erano molto appettibili veniva messa ai buoi una specie di museruola che gli impediva di mangiare e di distrarsi dal lavoro, questa operazione durava due o più giorni. Quando le spighe erano ben calpestate si aspettava il vento, generalmente il vento di Ponente “bentu estu” e tramite “su trebuzu” si sollevava questo insieme di paglia e chicchi ottenendo così la separazione della paglia dai chicchi. Dopo di che il grano veniva raccolto, insaccato, caricato sui carri e portato a casa. A fine lavoro nell’aia restava sempre una certa quantità di chicchi misti a pietruzze “su pedriasciu” che il padrone lasciava per i poveri.
Finita la raccolta del grano, si procedeva alla conservazione della paglia, questa veniva trasportata col carro a buoi a casa e riposta negli appositi magazzini. Si giungeva così al mese di Agosto, i proprietari più grossi a questo punto si concedevano un riposo di 15-20 giorni, terminato il riposo s’incominciavano i preparativi per la vendemmia. Finita la vendemmia si doveva fare la provvista della legna per l’inverno, questa operazione durava fino ai primi di Ottobre e poi si ricominciava con la semina.