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Sardegna

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Vivere la campagna

Sulla Giara le vacche usurpano i pascoli dei pochi cavallini

Cavallini della Giara

Tuesday, November 8, 2011 - LA NUOVA SARDEGNA

Un migliaio di bovini molti dei quali privi del marchio di proprietà
GESTURI. Se il recente allarme lanciato circa la possibilità che il virus della Febbre del Nilo avesse invaso l’altipiano della Giara causando la moria di numerosi cavallini fortunatamente si è rivelato del tutto infondato, la verifica sullo stato di salute de “is cuaddeddus” ha però ribadito quanto già drammaticamente noto: il carico animale sull’altipiano risulta eccessivo e sproporzionato. Sproporzionato perché a fronte di 600 cavallini ci pascolano 1000 vacche.
E in quel contesto a pagare il prezzo più alto - come rilevato dalla ricognizione che l’Asl ha condotto nei giorni scorsi - sono appunto i cavallini dagli occhi a mandorla, che con i pascoli sempre più ristretti si presentano macilenti e malnutriti. Risultato ultimo della competizione, che nel confronto con le mandrie vaccine li vede perdenti su tutto il fronte.
Insomma, poco ci manca che sia allarme rosso per la stessa sopravvivenza dell’importantissimo endemismo che il mondo intero ci invidia. Uno stato di crisi che solo l’autorità superiore, vale a dire la Regione, attraverso gli assessorati all’Ambiente e alla Sanità in primissima battuta, può risolvere per tempo prima che esploda quella che ha tutta l’aria d’essere una bomba a tempo.
Una pratica che non può essere lasciata nelle sole mani dei sindaci, visto che si è nell’urgenza di tutta una serie di azioni che vanno al di là della pura e semplice competenza territoriale. Azioni che in primis si riferiscono all’ accertamento della proprietà degli animali che gravitano sull’altipiano, cavallini compresi, molti dei quali appartengono ancora a privati.
Ma la verifica prima va fatta soprattutto sui buoi, molti dei quali risultano privi del marchio di proprietà: portoghesi ante litteram che pascolano a sbafo. E a poco sono finora servite le operazioni di “rastrellamento” messe in atto dai Comuni, visto che come è accaduto poco tempo fa a seguito della cattura di 18 vacche hanno dovuto sborsare 20mila euro dai loro bilanci per l’abbattimento e il conseguente incenerimento, causa l’impossibilità di mettere in vendita le carni perché in assenza di documentazione che ne attestasse l’iter sanitario. «La situazione è grave ma il nostro intervento è subordinato agli indirizzi che ci devono arrivare per via gerarchica; indicazioni che, nell’incontro di domani (oggi per chi legge), chiederò al presidente Cappellacci», dice il sindaco del paese, Gianluca Sedda.