Logo della Provincia del Medio Campidano

Sardegna

Salta la barra di navigazione e vai ai contenuti

Vivere la campagna

La mannaia sulle mille sagre dell’isola

sagra

Sunday, September 4, 2011 - LA NUOVA SARDEGNA

Rimpalli di responsabilità e fondi ridotti danneggiano le manifestazioni. «Spazio alla qualità»

SASSARI. La stretta economica non fa la grazia neppure alle sagre patronali. Su centinaia delle mille feste sarde si è già abbatttuta la scure dei tagli. E ora i colpi di mannaia della riduziona dei finanziamenti pubblici rischiano di affossare decine di altre manifestazioni a fine estate e in autunno. Ma che succede nell’isola? È semplice. Ai rigori di una crisi che non risparmia nessuno si aggiungono rimpalli di responsabilità tra Regione e Province con soldi che arrivano col contagocce o non arrivano proprio. Nel frattempo piovono invece le proteste. E sono tante.
Se i centri amministrativi di spesa quest’anno hanno stretto i cordoni della borsa per via della congiuntura internazionale sfavorevole, nell’isola lamentele e sofferenze derivano dai minori introiti che le Province sostengono di aver ricevuto per il 2011. E tanti Comuni, poi, grosso modo fanno lo stesso discorso. Il culmine del malessere si registra in questo periodo perché è tra maggio e settembre che in Sardegna si ha il più elevato numero di piccole e grandi manifestazioni nei paesi.
Una carrellata, comunque, che comincia in gennaio e si conclude solo a dicembre. Si va dalle arrostite delle carni di pecora e capra alle sagre per valorizzare i prodotti tipici. Dalle prime feste dell’anno per lanciare la vendita di ricci o bagamarì a quelle della salsiccia, delle seadas, degli agrumi, del tonno. Dalle iniziative per promuovere torrone o carapignas alle cortes apertas in Barbagia. Dalle idee per commercializzare asparagi, funghi, carciofi e piatti tipici sino alle cerimonie religiose che nei paesi spesso s’incrociano con banchetti ricchi di formaggi, ricotte, anguille, vini o, magari, con notti bianche e brindisi sotto le stelle.
A ogni modo, una serie di scambi, incontri, contatti dalla dinamica viva e vivace. Con un circuito integrato che spesso favorisce la nascita di concerti, esibizione di gruppi folk e balli etnici, spettacoli di comici e giocolieri.
Spiega Fulvio Tocco, presidente della Provincia Medio Campidano: «Per tentare di superare gli ostacoli, come amministrazione abbiamo inventato il circuito Agricoltura. Usando solo soldi del nostro bilancio abbiamo dato a tutti i Comuni del territorio 2.500 euro, e ognuno così promuove come vuole i prodotti locali». «Ma si deve sapere - aggiunge Tocco - che qualsiasi Provincia non ha più la capacità d’impegnare risorse come in passato. Noi, per esempio, vorremmo erogare altri finanziamenti. Eppure, non possiamo farlo perché c’è il blocco del Patto di stabilità. In generale ci troveremmo nella disponilità di predisporre interventi a tutto campo per complessivi 40 milioni disponibili in cassa. E invece non possiamo agire per via di questa dannata procedura che sembra fatta apposta per andare contro i cittadini e le imprese».
Ma non ci sono solo gli aspetti economici. Usi, tradizioni, riti e miti si sono conservati nell’isola forse più che in altre aree del Mediterraneo. E in tante manifestazioni è ancora possibile cogliere impronte antiche, influssi millennari, tendenze che riportano a mondi scomparsi. Ecco perché le ultime sforbiciate sono criticate soprattutto da chi crede nella difesa delle tradizioni più autentiche.
Dice d’un fiato Bustianu Cumpostu, di Sardigna Natzione: «Non condivido la folclorizzazione della cultura. Noi indipendentisti non crediamo in un passatismo d’attrazione ma in una memoria dinamica. Però mi chiedo come mai si diano sempre denari all’Ente lirico di Cagliari e a spettacoli musicali senza radici nell’isola, mentre non si trovano i fondi per i cantanti, i teatranti e gli altri artisti sardi. Facendo mancare le risorse alla gente dell’isola, senza più dare sostegno al cervello collettivo dei sardi, i politici rischiano di spegnere il colore della nostra terra nella tavolozza del mondo».
La stretta ha ridato fiato a un dibattito che va avanti da tempo su un interrogativo sostanziale: meglio sostenere mille feste o puntare solo sulle iniziative di valore? Salvatore Lai, barbaricino doc e politico di sinistra, dice «no ai tagli indiscriminati, sì alla riqualifcazione della spesa». «Le lamentele delle ultime settimane mi appaiono giuste - spiega - È evidente che gli interessi pubblici devono tener conto delle manifestazioni e delle produzioni locali. Non si possono lasciare nell’incertezza gli operatori».
E Gristolu, il parigino Cristophe Thibaudeau che è stato amministratore a Gavoi e vive in Sardegna dal 1979, che ne pensa? «Qui a Capo Comino dove abito adesso mi arrivano notizie di finanziamenti e accordi tardivi: un fenomeno grave per tante zone dell’isola», spiega da intellettuale con la passione per la politica.
E aggiunge: «Soru aveva cominciato a svegliare la gente sotto questo profilo, con Cappellacci sono nati troppi problemi». «Comunque i tagli non possono farci sfuggire occasioni importanti: non devono essere folli, indiscriminati, bisogna puntare sulla selezione culturale e sulla qualità autentica, altrimenti tutta la Sardegna perderà qualcosa d’importante», è la sua conclusione.