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Sardegna

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Vivere la campagna

Per i “nostri” cavallini la fine di un’epoca: intervento del prof. Mario Cancedda

Il prof. Mario Cancedda durante la realizzazione dell'altorilievo in bronzo dedicato ai cavallini della Giara

Thursday, November 11, 2010 - REDAZIONE

Il 2001 ha segnato, secondo il prof. Mario Cancedda, la fine di un’epoca per i cavallini della Giara che, essendo stati acquistati dalla Regione Autonoma Sardegna, sono diventati di tutta la popolazione isolana. Il prof. Cancedda, veterinario e professore della Facoltà di Medicina Veterinaria di Sassari, ha studiato la vita dei cavallini della Giara e le caratteristiche geomorfologiche dell’altopiano per 40 anni. In questi anni ha raccolto dati, realizzato registrazioni audio e video e avanzato ipotesi. Martedì pomeriggio, presso la sala riunioni della Presidenza, ha esposto alcune riflessioni emerse dai suoi studi, alternando alle sue parole alcuni filmati realizzati alla fine degli anni ’80. Preferisce non commentare i suoi video, lasciando al pubblico la libertà di interpretare le immagini animate e di dare un senso ai movimenti apparentemente senza senso dei cavallini. Difatti, dietro ogni loro movenza c’è un perché: protezione nei confronti del loro gruppo, affermazione di supremazia, ricerca di una nuova compagna con cui affiliare.
Secondo le ultime stime, risalenti al settembre scorso, i cavallini che attualmente popolano la Giara sono circa 600. Un calcolo precedente era stato fatto nel 1996, anno che ha segnato un altro importante cambiamento per la vita dei cavallini nell’altopiano. Sino ad allora, infatti, durante i mesi estivi i cavallini venivano portati a valle, nelle aie, per essere adoperati in agricoltura, specialmente nella trebbiatura del grano. Il loro utilizzo nei lavori agricoli è molto antico così come è largamente riconosciuta la loro migliore efficienza rispetto ai bovini. Già Columella, scrittore romano del I secolo, scriveva in uno dei suoi trattati sull’agricoltura che per trebbiare il grano nell’aia era preferibile ricorrere ai cavalli e non ai bovini, poiché riescono a svolgere lo stesso lavoro in un tempo minore e con maggiori risultati. Durante il suo intervento, il professore proietta anche una fotografia storica risalente al 1956 che ritrae il momento della trebbiatura ad opera dei cavallini, la stessa immagine che lui stesso ha riprodotto nell’altorilievo in bronzo che lo scorso marzo aveva donato alla Provincia del Medio Campidano.