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Sardegna

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Vivere la campagna

Solo prodotti locali nelle cucine di agriturismo e bed & breakfast

Convegno “L’Ospitalità diffusa e lo Sviluppo territoriale

Monday, June 22, 2009 - L'UNIONE SARDA

Sardara

«I prodotti del Campidano sul piatto e dentro il bicchiere dei turisti e dei visitatori. Ma perché la ricetta sia veramente vincente è necessario che la qualità sposi la genuinità. Dunque, via dalla cucine degli agriturismo e dei bed&breakfast gamberoni, polpo al cartoccio e quant'altro sta diventando di moda. Quando i prodotti di casa mancano, non c'è alternativa: chiudere le porte è un obbligo». L'assessore provinciale al turismo Fabrizio Collu, nel corso di un convegno che si è tenuto l'altro ieri a Sardara al cineteatro delle terme, indica la strada per uscire da una crisi senza precedenti. Mette sul tavolo del dibattito quanto il territorio sa proporre a livello enogastronomico come carta vincente sulla ruota del turismo. Raccomanda di sposare il tutto «con una calda accoglienza che vuol dire pulizia, ordine, semplicità, cortesia e dialogo nella lingua di chi ci ascolta, senza però dimenticare il sardo».
Il tema dell'incontro era: "I frutti della terra: importante veicolo per il turismo". Un preciso impegno, nel giorno della Sagra del grano, appuntamento organizzato dall'assessore alla cultura Marino Ibba, per cambiare rotta e cominciare a pensare alla qualità come progetto territoriale. «Sono straconvinto - ha detto il sindaco di Giorgio Zucca - che non c'è modo più suggestivo per scoprire i nostri paesi che farlo attraverso i loro prodotti. Gli unici che ci parlano di storia, di tradizioni, del sapiente lavoro dell'uomo che trasforma una materia prima, ricca di promesse, in un prodotto carico di messaggi accattivanti". Messaggi che vanno letti e decifrati, ma che spesso la politica dimentica a vantaggio di un mercato incapace a differenziare.
«La nostra campagna -ha commentato Gianni Ibba, direttore generale dell'Argea- soffre di tre malattie. La prima è tecnico ambientale: le condizioni climatiche non sono più quelle di una volta. La seconda è politica: l'unione europea, pur non riducendo i trasferimenti, non cerca di sostenere il prezzo. Infine l'immagine: il lavoro dei campi, che tanto inorgogliva i nostri padri, oggi sono loro stessi a vederlo umiliante, come se il contadino ed il pastore venisse relegato all'ultimo gradino della scala sociale. E sono loro stessi a lagnarsi, a piangersi addosso».
SANTINA RAVÌ