Logo della Provincia del Medio Campidano

Sardegna

Salta la barra di navigazione e vai ai contenuti

Vivere la campagna

"No al commissariamento"

Provincia del Medio Campidano

Monday, July 1, 2013 - L'UNIONE SARDA

PROVINCIA. Contro la Regione anche i favorevoli all'abolizione dell'Ente
Sindaci e sindacalisti accusano: scelta vergognosa
SANLURI Mentre il governatore Cappellacci inizia il cammino del commissariamento delle Province e il presidente Fulvio Tocco si prepara a dare battaglia al Tar con un ricorso contro il provvedimento, nel Medio Campidano la polemica impazza, in alcuni casi fortissima. Sono tanti gli indignati a difesa del referendum che ha scelto di cancellare la Provincia, non di commissariarla o di assistere a meccanismi di lottizzazione. Il coro, soprattutto fra la gente, è unanime: «Un commissario, espressione di pochi, al posto di chi è stato eletto dal popolo? Una vergogna. La verità è che a trionfare sono gli interessi di parte, il mantenimento dei privilegi, la base per un consenso clientelare».
I CAPOLUOGHI «La decisione - ricorda il sindaco di Sanluri, Alessandro Collu - era attesa, richiesta a gran voce, ma nessuno si aspettava che arrivasse alla vigilia della campagna elettorale. Un brutto colpo alla democrazia. Al Campidano in particolare che spesso si trova a dover fare i conti con commissari. Pensiamo al caso recente del Consorzio industriale: soldi pubblici finiti nel nulla. La paura è il futuro. Riuscirà Sanluri a mantenere un ruolo centrale?».
Un fiume in piena il primo cittadino di Villacidro, Teresa Pani : «Sbattere fuori un Consiglio eletto e portarci dentro una persona scelta da loro è uno scandalo, un atto illegittimo, un abuso di potere. Il popolo ha chiesto la soppressione, non un commissario. Forse si risparmieranno i 20 mila euro del Consiglio, poca cosa rispetto al salto nel buio cui è destinato il territorio».
I SINDACI Rossella Pinna di Guspini: «La decisione della Regione? Un atto di arroganza che ha disatteso il voto con cui è stato eletto il Consiglio e anche quello del referendum. Quest'ultimo non lo condivo, ma non lo discuto: va rispettato. Il rischio è che il Campidano ritorni ad essere un quartiere periferico, abbandonato, senza prospettiva, cancellando otto anni di impegni». Luca Becciu , di Serrenti: «Un gesto incomprensibile. Fuori da qualunque contesto di legittimazione istituzionale. Un'occupazione elettorale, rispetto alle funzioni di organismi democraticamente eletti. È chiaro: vogliono spartire il territorio». Sergio Murgia (Serramanna): «Ormai bisognava aspettare la fine del mandato politico. La nostra Provincia avrebbe continuato a lavorare come in questi anni. Guardiamo i risultati nelle scuole, nelle strade, nella campagna».
IL SINDACATO «Siamo preoccupati», ammette Efisio Lasio , segretario provinciale della Cgil. «Ci batteremo perché nessun posto di lavoro si perda. Questa è l'unica certezza. Per il resto la Provincia andava abolita, su questo non ci sono dubbi. Ma sarebbe stato il caso che si facesse dopo una riforma organica. Dall'oggi al domani è un rischio. C'è una piattaforma di sviluppo: avrà un futuro?». Così per Edoardo Bizzarro della Cisl. «La volontà del popolo- ribadisce- è sovrana. Tornare indietro sarebbe una forzatura. Quello che non va bene e che si intervenga molto tempo dopo e per giunta senza un'operazione che disciplini e detti norme su cosa e come fare».
I DETRATTORI «Il provvedimento - sottolinea Giorgio Zucca , ex sindaco di Sardara, componente del comitato referendario -, arriva in ritardo. Non cambia nulla: andava fatto. Punto e basta. A dire il vero la Provincia non sarebbe dovuta neppure nascere. È stata solo una grande Pro loco. Per il resto tutto è come prima. Un esempio: le strade gruviera erano e gruviera sono rimaste». Non lesina attacchi Sergio Pibiri , ex sindacalista di Villacidro: «È sempre il momento giusto per delegittimare chi continua a restare attaccato alla sedia anche dopo la volontà del popolo. Se i signori del palazzo di via Parrocchia avessero avuto dignità e rispetto, si sarebbero dimessi il giorno dopo il referendum. Sono rimasti lì, per nulla. Pagati da noi. A inventare servizi fasulli, come quello dei trasporti. Basta: è ora che mettano da parte le bocce».
Santina Ravì