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Sardegna

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Vivere la campagna

La Sagra delle olive batte la crisi “Annata positiva”

Olio e olive

Monday, November 22, 2010 - L'UNIONE SARDA

Gonnos. Primo bilancio

L'odore della crisi si può soltanto intuire. Ciò che si sente, nel varcare la soglia della fiera dell'agroalimentare di Gonnosfanadiga, che ha chiuso ieri sera, è il profumo del pane fresco e dei dolci, delle salsicce e dei formaggi, di zafferano e miele, ma soprattutto delle olive appena spremute. Un olio di qualità superiore dal gusto e dall'aroma inconfondibile. La campagna olivicola di quest'anno sembra nascere sotto i buoni auspici. «La produzione è discreta sia qualitativamente sia quantitativamente. C'è stato un leggero calo nelle olive da salamoia, specialmente per chi produce in asciutto», afferma Raffaele Tomasi. Annata dunque positiva. Il clima è stato favorevole (un'estate calda che ha tenuto lontano le mosche killer e le provvidenziali piogge d'autunno), una buona quantità di frutti sarà presente sulle nostre tavole sotto forma di olio novello. Secondo le previsioni degli olivicoltori la produzione complessiva potrebbe sfiorare i 15 mila quintali, una quantità non così irrisoria visto che si tratta di un'annata cosiddetta "di scarica".
Quasi 1400 ettari di uliveti, 982 produttori, un frantoio privato e dodici aziende che commercializzano l'olio con etichetta propria: Gonnosfanadiga si conferma tra i territori a più alta vocazione nella coltura degli olivi in Sardegna. Diverse aziende hanno adottato un tipo di produzione diversificata e si stanno dedicando alla preparazione delle olive in salamoia. Alcuni sono riusciti ad ottenere dei risultati soddisfacenti creando così valore aggiunto per le proprie aziende. «Produciamo indistintamente olio e olive in salamoia. Abbiamo quattromila piante d'olivo. La nostra è un'azienda giovane, che si è affacciata sul mercato da poco», sottolinea Nicola Deias.
Dal fallimento della cooperativa "Santa Barbara" stanno nascendo tante piccole realtà olivicole, che trovano però difficoltà ad inserirsi nel mercato. I problemi sono sempre gli stessi: eccessiva dispersività della produzione, scarso valore merceologico del prodotto, carenza organizzativa nella trasformazione, cattiva organizzazione commerciale. Sono ormai parecchi anni che si parla di rilancio dell'olivicoltura e purtroppo non si sono registrati ancora significativi miglioramenti. Anzi, le difficoltà di mercato si sono accentuate e gli olivicoltori si dimostrano più diffidenti. «Da soli non si va da nessuna parte. È necessario consorziarci. Cerchiamo il dialogo, ma trovare un accordo è difficile», aggiunge Nicola Deias.
GIAN PAOLO PUSCEDDU