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Sardegna

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Vivere la campagna

La provincia multietnica vuole l’integrazione

studente

Friday, January 25, 2008 - LA NUOVA SARDEGNA

 Sono gli stranieri a rallentare gli effetti devastanti dello spopolamento, ma il saldo migratorio è negativo.L’assessore e la Caritas hanno presentato insieme il progetto Migrantes.

A rallentare il processo devastante dello spopolamento della Provincia, che ha registrato nell’arco di tre lustri la perdita di 5.676 unità, sono loro, gli stranieri, anche se il saldo migratorio risulta sempre negativo (-344). I nuovi cittadini del Medio Campidano provengono dall’Africa, dalla Cina, dai Paesi europei e dall’America. Sono 1.300 quelli che ogni anno arrivano a Sanluri e dintorni in cerca di lavoro o sfuggire alla dramma che vivono nei loro territori. E così, la Provincia si prepara a diventare multietnica con un “Piano per l’immigrazione” mirato all’integrazione sociale e lavorativa degli stranieri. I progetti sono stati presentati ieri dall’assessore provinciale al Lavoro Velio Ortu, dal coordinatore del dossier statistico Immigrazione Caritas-Migrantes Franco Pittau e dal ricercatore del Centro studi Sea, Giampaolo Atzei. Con 74 mila euro, provenienti per la maggior parte da fondi regionali, sarà costituito un osservatorio sui flussi migratori in entrata e in uscita e uno sportello polifunzionale in un sistema a rete decentrato nei comuni. Tra gli obiettivi c’è quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’inserimento e l’integrazione, favorire l’informazione per l’accesso ai servizi e al lavoro e l’assistenza per le procedure sui permessi di soggiorno. «L’immigrazione - ha detto l’assessore Ortu - è una risorsa umana importante che dobbiamo riuscire ad integrare per camminare insieme verso lo sviluppo».
«Gli stranieri - ha detto la segretaria provinciale della Cna Maria Grazia Dessì - hanno bussato alla nostra porta con voglia di fare e con un entusiasmo che, purtroppo, non riscontriamo nei nostri giovani. Molti hanno colto le opportunità messe in campo dalla Regione attraverso i prestiti d’onore o altre forme di incentivi ed hanno avviato con successo delle attività imprenditoriali». E i buoni esempi non mancano. Felix Adandedjan, ingegnere agroalimentare e nutrizionista del Benin, vive e lavora in Sardegna da 15 anni nel campo della cooperazione internazionale. Fatima Dakik, marocchina trentenne, insegna danza e collabora con la provincia di Cagliari nell’ufficio per l’immigrazione e le politiche sociali. Ma dal dossier statistico elaborato dal centro studi Sea e della Caritas, emerge che nonostante gli stranieri siano descritti come persone volenterose, capaci e con grande spirito di adattamento, in tanti lavorano in nero o rischiano di finire sotto il tallone del caporalato. «La coscienza politica e sociale - ha detto Franco Pittau - deve focalizzare l’importanza del fenomeno e considerarla una preziosa risorsa. Ma deve attrezzarsi per la loro integrazione dando risposte al bisogno di case, lavoro e insegnanti di sostegno nelle scuole».
 (igc)