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Sardegna

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Province: si avvicina la scadenza del 30 giugno ma le forze politiche tacciono

Sede della Provincia del Medio Campidano

Thursday, June 20, 2013 - COMUNICATO STAMPA

La decisione del Consiglio Regionale della Sardegna sul futuro delle province non può essere improvvisata ma va discussa e conosciuta per tempo.
Il riordino delle autonomie locali deve avvenire con la partecipazione di tutti i sardi e di tutte le istituzioni presenti nella Costituzione, Regione, Province e Comuni. Occorre una Carta che stabilisca come saranno distribuite le funzioni tra i vari livelli e che sarebbe stata necessaria ancor prima del referendum regionale che ha prodotto il caos istituzionale e le incertezze sul futuro degli enti intermedi. Ora che il Disegno di legge sulle procedure di riforma approvato dal Governo è all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che farà il Consiglio regionale della Sardegna? Che farà il presidente Cappellacci? Oggi, secondo quanto rilevato da Bankitalia sul debito pubblico degli enti locali, le Province sono l’istituzione che in un anno, dall’aprile 2012 all’aprile 2013, ha ridotto maggiormente il proprio debito, diminuito del -11%, quello dei Comuni del -9,9%, mentre nello stesso periodo le Regioni hanno registrato un incremento del debito del +14,8%, e lo Stato +4 punti percentuali. “Stiamo parlando di un processo – afferma Fulvio Tocco presidente della Provincia del Medio Campidano – che ha come obiettivo la riorganizzazione dell’intero sistema istituzionale con la ridefinizione di funzioni e ruoli di Regioni, Province e Comuni. I partiti politici della Sardegna, dopo che si sono fatti sorprendere dai promotori dei referendum, vogliono continuare ad essere i grandi assenti di questa partita? E’ incomprensibile che non si parli di riordino istituzionale mentre si avvicina la ineluttabile data del 30 giugno 2013, che segna la scadenza della proroga per l’esercizio delle funzioni delle province soppresse dal referendum. Cosa si discute nelle segrete stanze del Consiglio regionale? Se si affrontasse la questione coinvolgendo i vari livelli istituzionali – conclude Tocco – si darebbe un contributo alla definizione di riforme che non penalizzino i territori, le imprese e i cittadini e, inoltre, ne trarrebbe vantaggio la credibilità dell’intera pubblica amministrazione”.