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Sardegna

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Vivere la campagna

Guspini-Arbus, La miniera e il borgo di Montevecchio

La Palazzina della Direzione mineraria di Montevecchio

La storia della miniera di Montevecchio risale ad un lontano passato: sono, infatti, databili all’età prenuragica i resti rinvenuti nella località di Sciria, presso un filone emergente.
Tuttavia il primo documento che attesta l'attività mineraria nel luogo risale al 1628 ed è rappresentato dall’editto per la concessione delle miniere sarde, ed in particolare di Montevecchio, a Giacomo Esquirro. Successivamente, sotto il dominio sabaudo, l'attività estrattiva ha cambiato diverse gestioni finché nel 1848 si assiste ad una vera e propria svolta: un imprenditore sassarese, Giovanni Antonio Sanna, ottiene la concessione perpetua per lo sfruttamento delle miniere della zona di Monte Vecchio, nei territori di Guspini e Arbus. E’ l'inizio di un'avventura umana e sociale che andrà avanti per oltre 150 anni, fino al 1991, anno di chiusura dell'ultimo pozzo e di conclusione definitiva dei lavori di estrazione.
In questo lungo arco di tempo la realtà di Montevecchio è andata ampliandosi: è diventata una delle miniere più importanti d’Europa trasformandosi da borgo minerario a cittadina, dotata di ospedale, scuole, ufficio postale, cinema e campo sportivo, e abbellita da numerosi edifici che ospitavano gli uffici amministrativi della società. Alla chiusura delle miniere, il borgo è andato spopolandosi e attualmente i circa 400 abitanti vivono negli edifici che un tempo ospitavano i tecnici e gli operai della miniera.
Rimangono a testimonianza della passata grandezza i numerosi ed eleganti edifici e palazzine nei cantieri di Levante, di Ponente e soprattutto nella località di Gennas, collina su cui sorge il borgo e linea di confine tra Levante e Ponente.