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Sardegna

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Vivere la campagna

Il Medio Campidano si mobilita contro lo smantellamento dei servizi

sede della Presidenza della Provincia del Medio Campidano

martedì 23 ottobre 2012 - COMUNICATO STAMPA

Il 25 ottobre riunione del Coordinamento provinciale

I sostenitori del referendum abrogativo delle nuove province non avevano immaginato la ritirata veloce e dannosa dei servizi statali presenti nel territorio

Chi avrebbe mai pensato che, in uno dei periodi più bui della condizione socio economica della Sardegna, la questione di principale interesse politico fosse l’abolizione delle province e non quella di mettere in campo azioni serie consentire all’isola di fronteggiare la crisi ? Si è preferito buttare del fango sull’ente locale, la Provincia, previsto dalla Costituzione, senza avere la visione del conseguente caos normativo e amministrativo che ne è scaturito. Mettere in discussione il sistema delle province ha incoraggiato il governo centrale ad applicare, come una camicia di forza, le norme del patto di stabilità, dei tagli a bilanci già approvati, dello spostamento del fondo cassa alla tesoreria unica. E’ corretto immaginare che le forze politiche sarde, in un momento di follia generale, di certo non hanno valutato i danni conseguenti che sarebbero derivati per i territori, le imprese e i cittadini. Ora emerge che l’abolizione delle nuove province sta determinando la chiusura di uffici e servizi indispensabili per i cittadini e le imprese. Per tali ragioni, giovedì 25 ottobre, nella sede della Provincia del Medio Campidano, in via Carlo Felice 267 a Sanluri, si terrà una riunione del coordinamento degli enti territoriali che potrebbero chiudere i battenti a seguito della revisione della spesa pubblica, la cosiddetta spending review. “Quando gli uffici vengono smantellati - ha commentato il presidente della provincia Fulvio Tocco - si prospetta un’altra ondata di povertà aggiuntiva che al momento del voto referendario non era stata valutata nella sua vera portata. Forse neanche i proponenti il referendum avevano immaginato questa ritirata veloce e dannosa dello stato. Ma, sicuramente, non lo avevano immaginato neanche le organizzazioni sociali e sindacali. I danni prodotti da quella sciagurata campagna mediatica si stanno percependo adesso che lo Stato ha deciso di accentrare i servizi, spogliando l’entroterra anche dalle piccole entrate che potevano risultare utili ai piccoli esercizi commerciali e di servizio”.