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Sardegna

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Vivere la campagna

Daniela Ducato: due premi all'economia della transumanza

Daniela Ducato incontro con gli architetti canadesi

martedì 4 ottobre 2011 - L'UNIONE SARDA

«Le città non sono solo scambi di merci: sono scambi di emozioni, di gesti, di storie, di memorie, di tempo, di saperi». E di desideri. Così scrive Italo Calvino, nelle sue “Città invisibili”. Ispirate a un concetto di altrove che nel nostro mondo uniformato e globalizzato pare non esistere più. Eppure c'è una donna che questo altrove lo persegue con forza. Un'imprenditrice cagliaritana segnata da un entusiasmo che davvero per lei ha il significato etimologico del termine greco: avere un dio dentro. Basta guardarla negli occhi, basta seguire anche da lontano quello che fa. 
LA BANCA DEL TEMPO Fondatrice a Guspini, nella metà degli anni Novanta, della Banca del tempo, basata sullo scambio di saperi e di servizi, è riuscita a coinvolgere bambini e adulti in un progetto che attraverso il tempo condiviso ha portato a scambiare i propri talenti, e a moltiplicare la ricchezza di ognuno, trasformandola in ricchezza per la comunità. Così, senza denaro, hanno visto la luce cinquecento progetti, duemila officine di scambio di saperi, centocinquanta feste di vicinato. Così, con molto amore, ventidue aree degradate sono state trasformate in “giardini dei sentimenti”: l'aiuola di Van Gogh, l'aiuola di Palomar, i giardini di zio Italo... Una piccola, straordinaria rivoluzione nata dal basso che ha trasformato un'intera cittadina. «Poi il nostro sogno si è spezzato, l'amministrazione comunale non ci ha sostenuto più. Oggi? mi sento un po' ingabbiata nel ruolo di imprenditrice. Credo di essere altro. Tutto quello che faccio e ho fatto, l'ho fatto grazie agli altri, a un bagaglio di competenze, di scambi, che hanno trasformato l'economia della relazione in economia della produzione».
LA SCOMMESSA DI EDILANA Col marito Oscar Ruggeri - imprenditore con alle spalle una solida società familiare - Daniela Ducato è tra gli ideatori di Edilana, un'azienda che con la lavorazione della lana di scarto delle pecore sarde realizza prodotti per l'edilizia, l'agricoltura e il design. Per questa attività ha vinto molti premi (tra i più recenti “Innovazione amica dell'Ambiente” ed Ecomondo Sviluppo Sostenibile). L'ultimo, a Torino, è il premio Itwiin 2011. Istituito dall'Associazione italiana donne inventrici e innovatrici, le ha fatto conquistare il titolo di Migliore Innovatrice «per aver ideato materiali per la bioedilizia, zero petrolio, zero consumo di suolo e di acqua, realizzati con eccedenze e scarti di origine animale e vegetale, il tutto concretizzato con una filiera produttiva industriale completamente locale». Con lei ha vinto il premio come Migliore Inventrice la gastroenterologa sassarese Maria Grazia Clemente, Pediatric Liver Center della Johns Hopkins University di Baltimora: sul fronte della diagnosi della celiachia ha ideato un nuovo metodo sierologico in grado di sostituire alla biopsia un prelievo di sangue.
A consegnare il riconoscimento a Daniela Ducato è stata Angela Serpe, docente di chimica dell'Università di Cagliari (Innovatrice 2010). La notizia è finita sulla stampa internazionale, ed è stata sottolineata dal Japan Today e dal Mainichi Shinbun, anche perché al premio si è aggiunto quello del Ministero al Commercio nipponico nel settore packaging ecodesign. In linea con le sue convinzioni, Ducato ha deciso di destinare i soldi dei due premi a iniziative finalizzate all'avvicinamento alla scienza e all'innovazione degli scolari di Cagliari e Medio Campidano.
IL MAESTRO CALVINO «Sono fermamente convinta», commenta nel parlare dei riconoscimenti, «che l'economia del denaro e quella del non denaro debbano viaggiare su strade parallele. Un tempo “commercio” era scambio di competenze, merci, saperi. Ora non più. Ecco perché la frase di Calvino è la mia guida. Purtroppo, nel momento in cui si entra in una dimensione imprenditoriale, questa visione del mondo viene brutalmente cancellata, l'arte della relazione sacrificata, e sostituita dalle leggi del mercato più bieco. Questo spiega perché troviamo normale ignorare che dietro un prodotto, anche competitivo, c'è altro, che dietro mercati, anche “sostenibili”, c'è la manodopera di donne cinesi che costano ancora meno dei maschi. Non riconoscere l'anima dei luoghi, non restituire un senso agli oggetti, è un danno economico sociale e culturale. L'architettura smemorata è un danno, le innovazioni che non mettono le storie a contatto col cuore sono un danno».
GLI ARCHITETTI CANADESI Concetti fondamentali per la sua attività, che ha ribadito giorni fa, quando a Guspini ha ospitato nelle Case a Corte, l'ottocentesco caseggiato in terra cruda riaperto per l'occasione, la chiusura del tour degli architetti canadesi organizzato dalla Camera di Commercio di Cagliari. In quelle Case gli architetti hanno scoperto un nuovo modo di fare edilizia, basato sulle risorse naturali. «Abbiamo ricreato “Dodici stanze di musica” (visitabili sino al 4 febbraio), riproposto l'acustica della relazione, fatto capire cosa significa, al di là dell'ecologia, comunicare per davvero». Il percorso, a costo di denaro zero, è stato realizzato da 398 mani (designer, architetti, giovani, bambini) più due: quelle di Marcello Floris, progettista di spazi sonori critici, che ha fatto sì che tutte le stanze avessero correttori acustici, fatti con materiali del luogo. «Abbiamo creato un rapporto forte con i nostri ospiti. L'innovazione deve avere uno spirito nomade, è una transumanza che parla il linguaggio del mondo. Deve essere pronta al cambiamento e all'adattamento, lieve e facile, forte e resiliente». Come la lana. Come lei.
Maria Paola Masala