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Sardegna

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Vivere la campagna

Crediamoci, l'agricoltura è vita

terra

martedì 20 marzo 2012 - COMUNICATO STAMPA

L’ECONOMIA SARDA PUÒ RINASCERE IN TEMPI RAPIDI RICONSIDERANDO, PRIMA DI TUTTO, L’AMBIENTE, L’ECOLOGIA E L’AGRICOLTURA

Tocco: orientando le produzioni del primario, i consumi di un milione e seicentomila persone e di 5 milioni di capi zootecnici, si spalancheranno le porte della ripresa in tutti i settori del lavoro

Possibile che di fronte alla terribile crisi, che non dà nessuna speranza ai disoccupati e ai precari non si abbia la forza per dire che da qualche parte bisogna pur rincominciare? La politica deve fare la sua parte. Il settore che in questo caso può fare la differenza, per ovvie ragioni, è l’agricoltura.
In tutti i paesi progrediti del mondo si riparte dall’agricoltura. Così è sempre stato. Questo dato va valutato anche da chi col settore non ha mai avuto a che fare. Le attività primarie, se ben considerate, possono rappresentare il volano di ripartenza su tutti settori. L’aspetto più curioso e che dovrebbe interessare, soprattutto a chi ha ruolo nella pubblica amministrazione, è che i benefici saranno visibili nell’arco dell’anno solare. Basta investire un minimo di risorse pubbliche, secondo la normativa comunitaria vigente, che i ritorni sull’economia generale saranno immediati e per tutti. Estendendo l’esperienza compiuta nel Medio Campidano per incentivare l’uso dei seminativi, investendo 20/25 milioni di euro l’anno sul territorio regionale si potrebbero avere ritorni, nell’arco di una sola annata di 90/112 milioni di euro in PLV, senza considerare i benefici sull’ambiente, sulla rinaturalizzazione dei suoli e sulle minori importazioni azoto chimico dai mercati esteri. Oggi ci sono le figure professionali che sanno dare un valore economico anche all’ambiente, per cui i benefici oltre alla specifica PLV sono tantissimi, dalla conservazione degli ecosistemi alla salvaguardia delle biodiversità animali e vegetali e alla tracciabilità degli alimenti. Ma i ritorni saranno anche sulla vita di relazione che sta venendo sempre meno nelle comunità sarde. La proteina vegetale può essere prodotta in casa, a costi ragionevoli, per gli abitanti dell’isola e per il grande patrimonio zootecnico (5.000.000 di capi). Si tratta di un patrimonio vivente che consuma cibo per 365 giorni l’anno. Si tratta di un patrimonio che fa mercato in casa e per questo che è necessario un patto tra la politica, il commercio e gli utilizzatori del prodotto alimentare coordinato da una sapiente politica regionale. L’attivazione delle filiere finalizzate all’alimentazione zootecnica e umana favorisce la produzione della ricchezza e dell’occupazione su fronti diversi di quello agricolo. Per questa ragione è giustificato un investimento pubblico con risorse finanziarie fresche finalizzate alla ripartenza. Portando la coltivazione delle granaglie a 100 mila ettari l’anno per almeno un quinquennio, oppure fino a quando non sarà attiva la nuova PAC 2013/2020, l’economia riprenderebbe fiato. Basterebbe investire 25 milioni l’anno per favorire la ripartenza dell’economia. Crediamoci. La provincia del Medio Campidano è già in movimento per organizzare nel mese di aprile la Conferenza dell’Agricoltura della Ruralità per rendere visibili i dati del progetto Vivere la Campagna e per dire che la Sardegna “ha bisogno di vivere una sua specifica rivoluzione interna, perché l'innovazione in questo caso - come ribadito dal CNR - è la riscoperta delle antiche attività medievali”.