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Sardegna

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Vivere la campagna

Carciofi, vendite e prezzi giù

campo di carciofi

martedì 17 gennaio 2012 - L'UNIONE SARDA

Si rischia di non raccogliere 50 milioni di euro di produzione. «Intervenga la Regione»
Coldiretti: ricavi minimi, non più di 10 centesimi a capo

L'agricoltura sarda soffre e, in particolare, il mercato del carciofo spinoso. Secondo la denuncia di Coldiretti, quest'anno si sono dimezzate le vendite e ora si rischia di non riuscire nemmeno a terminare la raccolta.
LE CAUSE «La domanda nelle principali piazze italiane è ferma», ha sottolineato il direttore regionale dell'associazione, Luca Saba. «Il principale sbocco è Milano dove la richiesta è calata del 50%, con il conseguente rallentamento dei prezzi». Oggi la remunerazione lorda di un carciofo varia tra i 15 e i 20 centesimi di euro. A queste cifre, però, devono essere sottratti i costi di produzione. «Considerando che il trasporto, il confezionamento, la mediazione e il servizio di facchinaggio per immetterli sul mercato incidono per il 50 per cento», ha aggiunto Saba, «i ricavi si riducono a circa 5 o al massimo 10 centesimi a carciofo». E con una remunerazione così bassa, unita alla mancanza della richiesta, i produttori starebbero pensando di non raccogliere quanto coltivato, lasciando sul campo circa 50 milioni di euro di produzione. «Ma sarebbe solo un ulteriore costo», ha spiegato Saba.
LA RICHIESTA Per questo Coldiretti chiede alla Regione di intervenire subito «per evitare che dopo la perdita di colture fondamentali come la barbabietola o il pomodoro da industria, la Sardegna perda anche quella del carciofo spinoso, la prima produzione ortofrutticola sarda», ha precisato il direttore di Coldiretti Cagliari, Roberto Scano. Il Campidano di Cagliari e il Sulcis Iglesiente sono le zone più interessate. In particolare dalla Giunta gli agricoltori vorrebbero «l' abbattimento dei costi di trasporto e di packaging e un incontro urgente con l'assessore all'Agricoltura per concordare gli interventi, e tra questi la dichiarazione dello stato di crisi del settore ortofrutticolo». Inoltre sarebbe necessario un protocollo d'intesa con la grande distribuzione per aumentare il consumo interno del carciofo sardo. Con un marchio di riconoscimento, poi, sarebbe più semplice promuovere il prodotto anche all'estero in occasione di fiere ed eventi, ma anche tramite i gruppi degli emigrati. «In Sardegna abbiamo circa 500 mila famiglie che potrebbero comprare i nostri carciofi e aiutare il mercato, ma non riuscirebbero ad assorbire tutta la produzione», ha aggiunto Saba. «Dobbiamo rivolgerci anche oltre mare». Oggi, poi, il carciofo spinoso sardo ha ottenuto il riconoscimento Dop (Denominazione di origine) ma ancora nessuna azienda ha investito per dotarsi del marchio. Altro aiuto potrebbe essere, secondo il presidente di Coldiretti Cagliari, Fabio Cois, «la creazione della settimana del carciofo sardo entro 15 giorni per incentivarne l'uso in mense e ristoranti».
Annalisa Bernardini