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Sardegna

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Vivere la campagna

Il maiale si fa Bio

Il maiale si fa Bio

venerdì 10 giugno 2011 - CITTA' DEL BIO

Ricevuto, pubblichiamo: Il maiale si fa Bio. Fonte: Città del Bio

Il concorso di Città del Bio indirizzato a esplorare e far conoscere il meraviglioso mondo della salumeria biologica

Un mese di giugno pieno e ricco di appuntamenti per i produttori e per quanti sono interessati al biologico, ovvero privilegiano la scelta di quegli alimenti buoni, che rispettano la salute di chi li consuma e dell’ambiente dove vengono prodotti.
Un’occasione importante per ricordare gli ultimi dati sulla crescita dell`agricoltura biologica. Se, infatti, i consumi alimentari convenzionali tirano il freno (meno 0,6% nel 2010), il bio continua la sua corsa, mettendo a segno un incremento del 12,1% nel solo periodo gennaio-ottobre 2010.
La crescita del bio non è una moda passeggera, ma una vera e propria scelta dei consumatori, sempre più consapevoli dell’urgenza di cambiare stili di vita, per rispettare se stessi e l’ambiente nel quale viviamo, per costruire un modello di economia finalmente sostenibile. Una crescita destinata a consolidarsi, anche perché con il bio il gusto ci guadagna, come comprovano gli assaggi dei vini e dei salumi sottoposti alle commissioni di valutazione dei due concorsi.
Tante le iniziative legate a questi due appuntamenti, a cominciare dai convegni organizzati a Vivo d’Orcia (SI), nei giorni 3 e 4 giugno, dove “Il maiale si fa Bio” è stata l’occasione per stabilire un importante momento di collaborazione tra diversi soggetti istituzionali, associativi e della ricerca per sostenere quanti sono impegnati nell’opera di recupero delle razze autoctone italiane, oltre a scegliere modalità di allevamento del tipo non intensivo.
“Ogni razza costituisce un patrimonio genetico unico, espressione dell’ambiente e dell’opera dell’uomo” ha evidenziato Luigi Tacchi del “Registro Anagrafico Suini” tenuto dall’ANAS (Associazione Allevatori Suini). “Le razze autoctone hanno la capacità di utilizzare le risorse del territorio e sono un’opportunità per le aree marginali – ha proseguito Tacchi – e in questo modo si può recuperare anche la qualità di antichi insaccati”.
Le razze suine autoctone italiane rappresentano una realtà importante sotto il profilo storico, culturale, sociale ed economico. La loro salvaguardia è una delle componenti qualificanti ed imprescindibili di politiche per lo sviluppo di modelli produttivi sostenibili, fortemente integrati con l’attività ricettiva "agrituristica". Sono sei le razze suine autoctone riconosciute: Mora Romagnola, Cinta Senese, Casertana, Apulo Calabrese, Nero Siciliano e Sarda. I dati rilevati dal Registro Anagrafico Italiano evidenziano come, nel periodo 2007 -2010, si sia verificato un incremento sia del numero dei capi iscritti, che del numero dei nuclei, ovvero una crescita dell’attività in controtendenza con quanto avviene nel settore dell’allevamento convenzionale e intensivo, dove i bassi prezzi riconosciuti agli allevatori hanno determinato un diminuzione del numero dei capi. Una crescita che lascia ben sperare sulle prospettive delle nostre razze storiche e sulle tipologie di allevamento a basso impatto ambientale.
“Un allevamento di suini semi – brado è meno energivoro, comporta l’utilizzo di meno combustibili fossili, tutela l’ambiente e aumenta la quantità di sostanza organica nel terreno – ha affermato il Davide Bochicchio del CRA – SUI – il suino allevato in modo convenzionale compete con l’uomo nel consumo di alimenti, di proteine nobili. Le razze autoctone sono più rustiche, in grado di utilizzare le aree marginali e alimenti non convenzionali”.
Fulvio Tocco, Presidente della Provincia del Medio Campidano, ha raccontato il progetto Agro Eco Ambientale “Vivere la Campagna”, elaborato e attuato dalla Provincia Sarda, che mette al centro il contadino, protagonista di una rinascita colturale e culturale allo stesso tempo. Il progetto “Vivere la Campagna” crea le condizioni perché un territorio come quello del Medio Campidano recuperi la capacità per garantire all’attività zootecnica il fabbisogno di proteine, senza ricorrere all’importazione dai mercati esterni, prevalentemente dal mercato internazionale. In questo quadro si inserisce anche l’impegno per il recupero la valorizzazione dei suini di razza sarda, che diventa emblema di questo nuovo corso.
La novità dell’edizione 2011 de “Il maiale si fa Bio” è l’apertura del concorso alle produzioni legate alle razze storiche italiane e la decisione di promuovere, per il 2012, un evento di promozione del gran “tagliere delle razze autoctone italiane”, un progetto che coinvolgerà le Province di Siena e del Medio Campidano.
Grugliasco, 08/06/2011
Città del Bio
info@cittadelbio.it