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Sardegna

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Vivere la campagna

DOVE Sardegna vergine - Medio Campidano

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Anno 2010 -

 

Sardegna sconosciuta: grande archeologia - Metropolis

Per tremila anni, pascoli e ulivi l’hanno ricoperto. Oggi, il colossal nuragico di Barumini attira più turisti di una grande mostra. E non è l’unico tesoro del passato. Castelli, tombe di giganti e palazzi spagnoli. Appassionanti come la storia. Fra terme rinate e picnic di campagna.

Sono stati i ciclopi a spostare quei massi in basalto grandi come una Fiat Panda?
O i giganti di cui si trovano le tombe nei dintorni di Barumini? O sono stati i protosardi, uomini bassi e robusti, a innalzare pietre pesanti 3 tonnellate fino a 15 metri? L’enigma di Su Nuraxi, per l’Unesco Patrimonio dell’Umanità, non è ancora risolto. Ma questo aumenta il fascino del complesso nuragico più grande del mondo.
La teoria più probabile è che attorno al 1400 a.C., quando venne edificato il nucleo centrale di Barumini, siano state create (e poi disfatte) delle collinette di terra per portare le pietre all’altezza
di un palazzo di 5 piani. Non si pensi a un solo nuraghe: si tratta di un borgo fortificato costruito
attorno a un bastione composto da quattro torri – circondato da mura con sette torrette – e di un villaggio successivo con 50 capanne e una cortina muraria dell’età del Ferro (IX-VIII sec.a.C.). Secondo le ricostruzioni al computer, il bastione centrale nella sua versione originaria con tetto, ballatoi e scale retrattili, assomigliava al Castello di Montefeltro. Si immagini lo stupore di Giovanni Lilliu, padre dell’archeologia sarda, quando alla fine di un lustro di scavi, nel 1956, vide spuntare una sorta di cittadella. Fu una delle scoperte del secolo: dall’Inghilterra venne la regina Elisabetta, dalla Germania il cancelliere Konrad Adenauer per conoscere l’emblema della misteriosa civiltà nuragica. Oggi Lilliu, nativo di Barumini, ha 96 anni ma non ha smesso di interessarsi agli scavi, che continuano. A distanza di oltre mezzo secolo Su Nuraxi è ancora protagonista del Grand Tour della Sardegna. L’anno scorso si è toccato un record di quasi 100.000
turisti, grazie anche ai numerosi convegni e mostre promossi dalla Provincia, dal Comune e dalla Fondazione Sistema Cultura, che gestisce il sito con una ventina di guide preparatissime.
Tra i visitatori c’è stato un altro membro della famiglia reale britannica, Edward Windsor, duca
di Kent. Affascinato, non si è perso neppure il secondo nuraghe di Barumini, Nuraxi ’e Cresia. Un villaggio forse gemello del primo ma non ancora emerso del tutto, anzi nascosto dal secentesco palazzo baronale Zapata, che l’omonima famiglia aragonese fece costruire proprio sopra il tempio megalitico. L’allestimento museale (con reperti trovati nei due siti e il centro culturale dedicato a Lilliu) evidenzia il contrasto fra l’essenzialità delle memorie archeologiche e della campagna, e il fasto della dimora. Chi varca il portone del palazzo dei marchesi spagnoli stile Filippo II, camminando su una passerella in vetro si trova sotto i piedi un gigante in pietra di 3000 anni, mentre fuori dalle finestre le pecore pascolano tra le pianure e gli altipiani. Se è ora di pranzo, conviene dirigersi nel centro di Barumini. La cucina di Sa Lolla, in una casa di fine Ottocento ben restaurata con patio e giardino, è un vero piacere. Ai fornelli un cuoco di appena 26 anni, Roberto Frailis, delizia il palato con ricette della nonna rielaborate. Ai tavoli, la madre Antonella fa l’elenco dei prodotti freschi del territorio: pecora in umido con cardi selvatici, fregola con lumache, carciofi e salsiccia, dolci di mandorle e ricotta. Ci si può fermare anche per la notte e dormire in una delle sette camere dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. Oppure si può scegliere per la notte una sorprendente guesthouse con installazioni d’arte contemporanea, Diecizero: otto camere e buona ospitalità sempre nel centro del paese.
Villanovaforru dista una mezz’oretta d’auto.
Ha solo 700 abitanti, su una collina tra boschi di lecci e cespugli di sulla che in primavera accendono la macchia di rosso. Chi vuole conoscere ancor meglio la civiltà nuragica deve visitare il
Museo Civico di Genna Maria, dove si trovano i tesori dell’omonimo Parco Archeologico e del nuraghe. Genna Maria significa la porta del mare: in effetti, dall’alto del colle si vedono il Golfo di Oristano e quello di Cagliari, la Giara a nordovest, il Monte Arci dove si prendeva l’ossidiana per le armi, e persino il Castello di Monreale (uno dei tre manieri giudicali del Medio Campidano, insieme a quelli di Sanluri e Las Plassas) a sudovest. Un incanto. Vale la pena salire i 408 metri tra i boschi anche solo per questo panorama indimenticabile. In più, sulla cima, ecco resti della fortezza a tre torri riportata alla luce nel 1969 insieme all’attiguo villaggio nuragico (XVI-VIII sec. a.C.). L’eccezionalità della scoperta? Per quattro secoli, fino al IV a.C., il sito rimase intatto. Quasi come a Pompei, un incendio aveva devastato molte capanne e sotto le ceneri rimasero diversi oggetti di uso comune, che si vedono ancora oggi, esattamente com’erano, nel museo di Villanovaforru, uno dei più visitati dalle scolaresche. Sui due piani del museo, ricavato dall’ottocentesco Monte Granatico o casa di conservazione del grano, ecco il fuso per cardare la lana, il vomere in pietra, lo scaldino in terracotta portatile con le braci al centro, grano e orzo ritrovati sotto le ceneri e conservati in piccole ampolle insieme alla veccia o favino, al pane azzimo e alla Vitisvinifera (per cui si presume che producessero vino). Ecco le macine in pietra e una straordinaria collezione di 250 lucerne in terracotta che arrivano al VII secolo d.C., quando in questo territorio al culto pagano
legato ai cereali si sovrappose quello della dea Demetra (Cerere per i Romani), fino all’età cristiana.
Le pintadere, gli stampi per il pane dei quali la più famosa banca della Sardegna ha fatto un simbolo, sono esposte accanto a foglie d’oro e d’argento, pietre dure e monete. Colpiscono soprattutto, al pianoterra, i doli o ziro, enormi anfore del diametro di 1,5 metri che potevano contenere 300 chili di cereali. Per realizzarne uno ci vogliono 48 ore in un forno a 800 gradi: segno che la civiltà locale era molto progredita nelle tecniche di lavorazione. Tecniche e forme riprese negli stupefacenti lavori realizzati nel suo laboratorio, vicino alla piazza centrale di Villanovaforru, da Roberta Cabiddu, artigiana della ceramica orgogliosa di essere stata definita l’ultima nuragica. Sui doli si eseguivano restauri con del piombo già in epoca nuragica, come dimostrano i pezzi ritrovati. Però, se si vuole ammirare il meglio del restauro moderno, ci si può far accompagnare
nel vicino laboratorio civico, unico in Italia, con reparto di grafica, di ceramica e osteologico.
Per soggiornare in paese ci sono buone soluzioni: un 4 stelle dall’ottimo ristorante, un 3 stelle con villette indipendenti e una casa tipica. Il primo, l’hotel ristorante I Lecci, è specializzato in grigliate di pesce: la proprietaria, originaria di Calasetta, se lo fa portare fresco dai pescatori. Tipici della zona, invece, sono gli antipasti con carciofi, porcini e formaggio. Il secondo è l’hotel Funtana Noa,
costruito come una piazzetta attorno a un pozzo, con 30 camere, ristorante e grande pizzeria in tre
sale. Il bello, però, è la formula residence in casette sul retro con giardino e uso cucina, arredate con
gusto, e qualche tocco da architetto, con pezzi d’epoca, a prezzi decisamente convenienti. La casa tipica Sa Muredda, che fa parte del consorzio Corona Arrubia, è gestita con cura da Pasqualino Vacca, anche un ottimo cuoco. Si dorme in quattro camere doppie al piano superiore (la 3 e la 4 con vista sulle colline circostanti), si vive tra pezzi di antiquariato e mobili d’antan, si mangia davanti al camino polenta bianca con salsiccia e cipollotto fresco. Per colazione marmellate di arance, more, mele cotogne fatte in casa, sempre dal cuoco. Tutto il territorio è ricco di imponenti costruzioni megalitiche come il Nuraghe San Marco di Genuri o Sa Fogaia di Siddi. Nel centro di Villamar
si trova un’estesa necropoli punica che ha restituito centinaia di reperti che potranno essere ammirati nel museo in via di allestimento.
Villanovafranca con il nuraghe Su Mulinu, unico per la presenza di un altare che testimonia
la trasformazione da fortezza a luogo di culto, è l’ultima tappa di questo tour nuragico nel Medio Campidano. Su Mulinu risale al XVI secolo a.C. ed è un nuraghe trilobato, mentre l’ara votiva è dell’VIII secolo a.C. Per saperne di più, si può visitare il museo (tel.070.93.67.458) al centro del paese, dove ci sono alcuni reperti trovati a partire dal 1984. Per mangiare da queste parti, un agriturismo su tutti: Su Gagliardu, 100 posti e solo prodotti propri e locali. Dall’agnello ai malloreddus.
Inviati da Dove, Susanna Lavazza e il fotografo Ettore Cavalli

SARDARA: ARTE, SPA E TERME

Un benessere che arriva dalla notte dei tempi: l’acqua termale di Sardara veniva già usata, per scopi votivi, in periodo nuragico. Lo attesta il pozzo del IX-VIII secolo a.C. chiamato Funtana de is Dolus, diventato in epoca cristiana il pozzo sacro di Santa Anastasia. Oggi il complesso Antiche Terme di Sardara (www.termedisardara.it), meta dei wellness addicted che frequentano la Sardegna, si compone di un hotel 4 stelle, un centro termale (fanghi e inalazioni) e una spa per trattamenti estetici viso e corpo a base dell’acqua minerale locale ricca di bicarbonato, massaggi e trattamenti orientali. Inoltre, attività fitness legate al riequilibrio psicofisico, alcune praticate nel parco di 8 ettari che circonda le terme. La malìa del borgo di Sardara, Bandiera Arancione del Touring, si ritrova nelle strade acciottolate o lastricate, negli antichi portali delle case, in gioielli di architettura come la chiesa trecentesca di San Gregorio. Il meglio del passato è custodito al Museo Archeologico Villa Abbas (tel. 070.93.86.183), tra i più importanti dell’isola. La Cooperativa Villa Abbas (tel. 070.93.87.304, www.coopvillabbas.sardegna.it) organizza visite guidate nell’area archeologica, nel museo e nel centro storico. Piscina e centro benessere all’Hotel Antica Casa Diana (tel. 070.93.68.66.17).

DOVE ABITA LA STORIA

È uno dei due capoluoghi di provincia del Medio Campidano (insieme a Villacidro) e base, sulla SS 131, per le escursioni nella zona. Sanluri, 8500 abitanti, paese natio di Renato Soru, è sempre stato un centro di potere, ancor più lo divenne durante il Giudicato di Arborea (900-1420): la giudicessa Eleonora risiedette per 5 anni nel suo castello giudicale - l’unico ancora abitabile tra gli 88 della Sardegna - fino al 1388, quando dovette restituirlo agli Aragonesi in cambio della libertà del marito Brancaleone Doria. Quest’ultimo riconquistò la fortezza che tornò agli Spagnoli dopo la battaglia di Sanluri, del 1409. Restaurato, oggi il castello è sede del Museo del Risorgimento (tel. 070.93.05.170). La strada della ferrovia porta all’agriturismo Su Stai - Podere Valbella tra i più all’avanguardia in tutta l’isola: un prato di 3500 mq, caprette e cavalli, struzzi e pavoni. Cinque casette indipendenti e, in tavola, solo produzione locale. In più, reading di poesia, concerti, stage (info: cell. 348.04.46.461, www. agriturvalbella.it). Un’alternativa in zona è il Rosy Hotel, quattro stelle con 38 camere (tel. 070.93.73.041, www.rosyhotel.it).

INDIRIZZI

DOVE DORMIRE
Diecizero Art hotel con 8 camere. Indirizzo: viale Umberto 36, Barumini, tel. 070.93.68.122, www.diecizero.com. Prezzi: doppia b&b da 60 €. C/credito: tutte.
Hotel Su Nuraxi Tre stelle con 11 camere. Indirizzo: viale Su Nuraxi, Barumini, tel. 070.93.68.519, cell. 348.40.75.029, www.hotelsunuraxi.it. Prezzi: doppia b&b da 70 €. C/credito: tutte.
Hotel Residence Funtana Noa 30 camere, pizzeria e 5 casette con giardino, tinello-cucina. Indirizzo: via V. Emanuele 66, Villanovaforru, tel. 070.93.31.019, www.hotelfuntananoa.it. Prezzi: doppia b&b da 65 €, residence da 50 €. C/credito: tutte.
Casa tipica Sa Muredda Quattro camere, cucina tipica. Indirizzo: vico San Sebastiano, Villanovaforru, tel. 070.93.31.142, cell. 338.30.47.160, www.samuredda.it. Prezzi: doppia b&b da 68 €, cena da 24 € solo per ospiti. C/credito: no.

DOVE MANGIARE
Sa Lolla Casa ottocentesca con patio, giardino, 7 camere. Cucina locale. Indirizzo: via Cavour 49, Barumini, tel. 070.93.68.419, www.wels.it/salolla. Orari: 12.30- 14.30 e su prenotazione. Prezzi: da 20 €, doppia b&b 70 €. C/credito: Mc, Visa.
Ristorante dell’hotel I Lecci Cucina di pesce nel ristorante di un albergo 4 stelle fuori del paese. Indirizzo: viale del Rosmarino, Villanovaforru, tel. 070.93.31.021. Orari: 12-14.15, 19.45-22 (mai chiuso). Prezzi: da 20 €, doppia b&b da 95 €. C/credito: tutte.
Agriturismo Su Gagliardu Specialità: ravioli di ricotta, agnello o maialetto arrosto, salsiccia. Indirizzo: rio Mottoriu, Villanovafranca, tel. 070.93.67.424, cell. 349.73.04.281. Orari: su prenotazione. Prezzi: menu fisso 26 €. C/credito: no.

INDIRIZZI UTILI

Su Nuraxi Per prenotare le visite cell. 349.78.10.732, tel. 070.93.61.039.
Casa Zapata Indirizzo: Barumini, piazza Giovanni XXIII, tel. 070.93.68.476.
Museo Civico e Parco Archeologico Genna Maria Indirizzo: piazza Costituzione, Villanovaforru, tel. 070.93.00.048/050.
Nuraghe Su Mulinu Indirizzo: Villanovafranca, via Verdi, Area Archeologica. Per le visite cooperativa Il Coccio, cell. 349.75.35.513.