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Sardegna

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Vivere la campagna

Sardegna in bici

copertina Sardegna in bici
2008 - Fioratti Editore

 

Sono sensazioni difficili da esprimere quelle che si provano attraversando la Marmilla, anima silenziosa della Sardegna più autentica. Dall’altopiano della Giara alle antichissime pietre di Laconi, Barumini e Villanovaforru è molto facile perdersi nei meandri del tempo e vagare nello spazio.

La stradina che da Tuili sale contorcendosi sul fianco ripido della Giara arriva molto lontano. Sono pochi chilometri ma lassù, su quel grande tavolato dove alita il Maestrale, si aprono le porte di un altro mondo: il cielo e gli orizzonti appaiono più grandi e la presenza dell’uomo è impercettibile. Non ci sono parole per questa Sardegna di respiri e silenzi. Sono tornato più volte ai margini di Pauli Maiori, specchio d’acqua dove si rincorrono le nuvole e muoiono i tramonti: su un sasso immobile come il tempo mi sono seduto e ho fermato i miei pensieri. Quel silenzio antico come la preistoria ti risucchia lontano e quella luce cristallina t’ipnotizza. La Giara non conosce i secoli e i millenni, il passato e il futuro: è sempre lì inerte mentre il sole, le nuvole, il vento ruotano intorno a questo punto fermo.
La Giara è un grande altopiano ricolmo di lava basaltica esplosa due milioni di anni e mezzo fa dai crateri di Zepparedda (609 m) e Zeppara Manna (580 m), oggi piccole colline che dominano il grande pianoro e la sua ispida capigliatura di corbezzolo, fillirea, mirto, lentisco, cisto. Lo spazio diventa immenso nella calma piatta dei paulis, depressioni che nel periodo invernale si riempiono d’acqua e in primavera si vestono col bianco dei ranuncoli. Ovunque si allungano orizzontalmente gli alberi bandiera, le querce da sughero che non riescono a crescere verso l’alto perché quassù il Maestrale non vuole ostacoli e deve essere libero, proprio come i cavallini della Giara, ultimi cavalli selvaggi d’Europa e simbolo di questa terra misteriosa a metà strada tra terra e cielo. Poco o nulla si sa sull’origine di questi animali arrivati sull’altopiano in circostanze misteriose; oggi vivono allo stato brado, nell’indipendenza più assoluta e senza sottostare alla legge dell’uomo, presunto padrone del mondo ma non di Sa Jara, un’isola che ha sempre affascinato ma non si è mai sottomessa allo strapotere dell’animale a due gambe che qui, fin dall’epoca nuragica, è sempre stato solo un discreto ospite.
E cosa c’è oltre la Giara? Basta affacciarsi dall’altopiano per cadere con lo sguardo sulla grande Marmilla, un pezzo di Sardegna gialla come il grano, forte e saggia come le pietre nuragiche, ospitale, di poche parole e sincera come la sua gente. Durante il mio viaggio ho avuto la fortuna di fermarmi a Tuili, villaggio alle falde di Sa Jara (così chiamata la Giara dai locali) inondata dal sole dove le porte delle case non hanno motivo di rimanere chiuse. Roberto e Andrea mi hanno svelato i misteri della Giara, Franco Melis mi ha lasciato senza fiato di fronte al suono delle launeddas, nonna di Lauretta mi ha raccontato la storia del suo vecchio frantoio. A Barumini mi sono perso tra le pietre senza tempo di Su Nuraxi e a Laconi ho avvertito le vibrazioni che solo i menhir possono trasmettere. Spinto da un vento caldo ho raggiunto Villanovaforru per osservare le mani di Roberta, giovane ceramista che esprime il suo grande spirito creativo lavorando con tecniche nuragiche. A piedi e in bici ho seguito i sentieri della Giara e le strade della Marmilla: per qualche giorno mi sono sentito libero di viaggiare nel tempo.

Gli itinerari
Primo itinerario: la Giara
Punto di partenza e arrivo: Tuili
Lunghezza: 36 km
Dislivello: 510 m
Durata: 4 ore
Tipo di strada: 25 km su sterrato;I I km su asfalto
Note: itinerario di grande interesse paesaggistico che non presenta difficoltà tecniche ma richiede
un attento orientamento, quindi da affrontare seguendo la nostra descrizione con una cartina particolareggiata (1: 10.000 o 1:25.000) che si può richiedere presso il Centro Servizi Villasanta, S.S. 131 (km 40.250), tel. 070 9373022 – fax 070 9301569. Lungo questo percorso s'incontrano cancelli o chiusure per il bestiame: al nostro passaggio dovremo aver cura di richiudere gli sbarramenti e lasciare aperti i passaggi liberi; soprattutto sulla vecchia ferrata (Nuragus-Gesturi) si possono trovare chiusure con reti metalliche. Dopo la prima parte (4.5 km) di salita l'itinerario non presenta difficoltà snodandosi prevalentemente in pianura e leggera discesa.
Da Tuili partiamo verso la Giara e, subito prima del ponte, imbocchiamo la sterrata che segue la destra orografica del torrente. Dopo 400 m arriviamo ad un incrocio e giriamo a destra passando sul ponte di pietra cominciando a salire su fondo asfaltato; poco dopo (350 m), in corrispondenza di un bivio si gira a sinistra: ben presto (100m) finisce l’asfalto e comincia una ripida strada sterrata che sale verso la Giara tra grandi ulivi. Giunti ad un bivio (1.3 km), nei pressi di un evidente tornante sulla destra, si prosegue sulla strada principale evitando le due deviazioni, in rapida successione, sulla nostra sinistra.
Oltrepassato un cancello (800m) la strada scende per un breve tratto e poi ricomincia a salire costantemente per 2.4 km fino ad un altro cancello che immette sull’altopiano della Giara. Il tracciato prosegue verso lo stagno Pauli Piccia (300 m) costeggiandolo per un breve tratto e proseguendo su una stradina che sale leggermente verso la corta circolare di Bruncu’e Sulas (400 m) fatta con un muro a secco, un tempo utilizzata per radunare i cavallini. Ci troviamo ora nel tipico ambiente della Giara immersi in uno sconfinato tappeto di cisto e sughere. Proseguiamo nella stessa direzione (evitando la strada sulla nostra destra) fino ad uno slargo (500 m) che si affaccia sullo stagno Pauli Majori: sulla nostra destra partono due tracciati: quello di sinistra costeggia lo stagno arrivando alla sorgente Salamessi (450 m) mentre il nostro itinerario prosegue su quello di destra. Lo stradello si restringe progressivamente diventando un sentiero fino ad un evidente slargo dove manteniamo la destra e dopo 30 m imbocchiamo il sentiero che piega a destra verso Crabili Ecciu, con la capanna “su masoni” e i tipici caprili di questa zona. Tornati sul sentiero (30 m indietro) si prosegue per poche decine di metri fino ad immettersi su un’evidente carrareccia dove si piega a sinistra. Al primo bivio (150 m) ci teniamo sulla destra proseguendo sul tracciato principale per 800 m fino ad un incrocio a T dove si gira a destra verso l’altura di Zepparedda (500 m) superando due bivi: il primo a sinistra, il secondo a destra. Zepparedda è il cratere che due milioni di anni fa riversò la lava che oggi costituisce la copertura basaltica di questo altopiano. Dopo una sosta nel magnifico bosco di sughere che circonda l’altura, torniamo indietro fino all’incrocio a T dove proseguiamo sulla strada che oltrepassando un varco nel muro a secco giunge nell’ampia radura di Pardu Longiu (700 m), caratterizzata da una struttura in pietra sulla nostra destra. Il fondo migliora notevolmente e dopo 400 m siamo al bivio di Serra Argiolas dove proseguiamo diritto lasciandoci sulla sinistra un’edicola votiva. Dopo 1.4 km superiamo il bivio per Pauli Bartili (a destra) proseguendo diritto sulla strada fino ad una biforcazione (1.7 km): consigliamo la breve deviazione a sinistra (300 m) verso lo stagno di Pauli s’Ala de Mengianu mentre il nostro itinerario prosegue sulla destra per 2 km fino alla deviazione per Genoni: giriamo a destra a 90° su una strada lastricata e delimitata da muretti bassi dove comincia la ripida discesa (poi asfaltata) verso Genoni. Alla fine della discesa (2.5 km) nei pressi del ponte, sulla destra, è possibile dissetarsi alla fonte Franceschina. Si sale fino ad un bivio con spartitraffico dove ci teniamo sulla destra raggiungendo il culmine della salita fino all’incrocio presso una casa con un muretto a secco: si svolta a sinistra e poi subito a destra (sulla sinistra è visibile il paese di Genoni) cominciando a scendere per circa 300 m fino ad un incrocio dove si piega a destra su una strada sterrata che si percorre per circa 300 m fino alla prima deviazione sulla sinistra, imboccando la vecchia strada ferrata dismessa nel ’43 e oggi comoda sterrata. Dopo un fontanile (sulla sinistra) incrociamo la strada asfaltata girando a sinistra verso Nuragus. Prima di entrare nell’abitato giriamo a destra sulla strada sterrata che passa sotto i fili della linea telefonica (pali di legno); giunti ad un incrocio con una stradina asfaltata proseguiamo diritto sul tracciato, in costante e leggera discesa, della vecchia ferrovia. Si prosegue scendendo sulla vicina strada statale in corrispondenza di un fontanile (4 km circa da Nuragus); lo sterrato ricomincia dopo pochi metri sulla destra in leggera salita raggiungendo una galleria. Dopo circa 1 km si attraversa la S.S. 197 al km 50.800 arrivando alla vecchia stazione di Gesturi. Si attraversa nuovamente l’asfalto arrivando in un grande slargo con un fontanile: da qui s’imbocca la sterrata visibilmente scavata nella roccia che rapidamente raggiunge un altro slargo dove proseguiamo diritto in discesa fino ad un bivio dove continueremo diritto sulla sterrata che si tiene a mezza costa, ignorando quella che scende nel fondovalle. Attraverso una galleria (1 km) e dopo aver percorso un ampio tornante verso destra, raggiungiamo un grande incrocio (la S.S. 197 corre alla nostra destra): proseguiamo diritto seguendo i pali della linea telefonica e costeggiando il bordo della statale. Giunti nei pressi dei ruderi di una vecchia casa cantoniera (sulla sinistra) potremo vedere a destra, in alto, il nuraghe Nuraceddeu; la strada prosegue per 500 m al fianco della statale per poi piegare verso l’interno fino ad un grosso ulivo (1.1 km) sulla destra che anticipa di poco un incrocio: giriamo a destra sulla grande sterrata che s’immette sull’asfalto all’ingresso del paese di Barumini dove la strada si biforca: tenetevi sulla sinistra fino alla caserma dei carabinieri dove si piega a destra seguendo i segnali stradali in direzione del complesso nuragico Su Nuraxi, situato su una collina 1 km fuori paese sulla strada per Tuili (3 km).

Secondo itinerario: Il cuore della Giara
Punto di partenza e arrivo: parcheggio di Madau (Tuili)
Lunghezza: 7 km
Dislivello: irrilevante
Durata: 1 ora
Tipo di strada: stradine sterrate e sentieri pedalabili
Note: facile itinerario alla portata di tutti (ricalca in pane il primo itinerario, ma è molto più breve). Per orientarsi sull'altopiano consigliamo di contattare le guide del Centro Servizi Villasanta (tel. 070 9373022) che può fornire anche la cartografia dettagliata del percorso (1: 10.000). Il punto di partenza si raggiunge facilmente da Tuili imboccando la strada asfaltata che parte verso l’ altopiano della Giara (km 5.5).
Si esce dal parcheggio imboccando la strada sterrata in piano che, dopo pochi metri, gira a destra
(tralasciando il tracciato di sinistra verso la chiesetta di Santa Luisa) e attraversando un boschetto
di lecci sbuca su un pianoro dominato da un vecchio traliccio (ex anemometro) e prosegue verso un altro bosco (tenete la destra) caratterizzato dalla presenza di vari muretti a secco. La pista muore su uno stretto passaggio a destra nel muro a secco: appena varcato si segue a sinistra la strada che punta diritta, costeggiando costantemente il muro fio
no ad una corte circolare (Bruncu'e Sulas) un tempo utilizzata per radunare i cavallini (1.8 km). Proseguiamo sulla destra fino ad uno slargo (500 m) che si affaccia sullo stagno Pauli Majori: sulla nostra destra partono due tracciati: quello di sinistra costeggia lo stagno arrivando alla sorgente Salamessi (450 m) mentre il nostro itinerario prosegue su quello di destra. Lo stradello si restringe progressivamente diventando un sentiero fino ad un evidente slargo dove manteniamo la destra e dopo 30 m, imbocchiamo il sentiero che piega a destra verso Crabili Ecciu, con la capanna "su masoni" e i tipici caprili di questa zona. Tornati sul sentiero (30 m indietro) si prosegue per poche decine di metri fino ad immettersi su un'evidente carrareccia dove si piega a sinistra. Al primo bivio (150 m) ci teniamo sulla destra proseguendo sul tracciato principale per 800 m fino ad un incrocio a T dove si gira a destra verso l'altura di Zepparedda (500 m) superando due bivi: il primo a sinistra, il secondo a destra. Zepparedda è il cratere che due milioni di anni fa riversò la lava che oggi costituisce la copertura basaltica di questo altopiano. Dopo una sosta nel magnifico bosco di sughere che circonda l'altura, torniamo indietro fino al precedente incrocio a T dove rivolgendo le spalle all'altura,giriamo a sinistra pedalando per 1 km, mantenendoci sul tracciato principale, fino ad un boschetto di sughere in prossimità di un bivio dove giriamo a sinistra seguendo la strada principale che conduce sino al cancello di legno in vista del parcheggio.

Terzo itinerario: Laconi
Punto di partenza e arrivo: Laconi
Lunghezza: 10 km (19 km con l’estensione)
Dislivello: 570 m
Durata: 2 ore
Tipo strada: 5 km su sterrato; 5 km su asfalto (estensione menhir)
Note: l’estensione ai menhir prevede un tratto finale lungo una carrareccia su territorio privato, quindi si consiglia di contattare precedentemente l’agriturismo Genna ‘e Corte ( 0782 869135) , oppure la società Jara di Villasanta (tel. 070 9373022)
Si parte dalla piazza Guglielmo Marconi;col municipio alla nostra sinistra cominciamo a salire per circa 10 m imboccando la seconda traversa sulla sinistra (via Maggiore) che scende con decisione fino ad un incrocio (300 m) dove proseguiamo diritto oltrepassando il cimitero (200 m), dove incomincia la strada sterrata che transita nei pressi di una centrale ENEL (sulla destra) raggiungendo un bivio caratterizzato dalla presenza di un abbeveratoio: proseguiamo sulla nostra sinistra, in discesa. Ancora 600 m fino a un bivio di fronte a una quercia (roverella) e un muretto a secco dove giriamo a destra imboccando la strada scavata nella roccia che scende ripidamente per circa 500 m fino ad un ponticello sul torrente. La piccola sterrata prosegue immersa nella fitta vegetazione fino a un edificio per uso agricolo (700 m) che precede di poco un incrocio a T dove giriamo a destra verso la chiesetta di San Daniele, superandola sulla destra e continuando fino ad un bivio (300 m) dove teniamo la sinistra cominciando a salire con una certa decisione tra i vigneti di Canali ‘e Mola. Lo strappo in salita si arrampica per 400 m fino ad un cancello e un muretto che delimita un vigneto: qui giriamo a destra e oltrepassiamo un cancello (300 m) raggiungendo un bivio dove giriamo a destra su un evidente salita che termina nei pressi di un cancello sul bordo della strada asfaltata: a sinistra si estende l'itinerario fino ai menhir di Genna Arrele e Perda Iddocca (vedi estensione menhir); a destra si prosegue in discesa (1.7 km) e poi in graduale salita (3 km) fino al paese di Laconi, nei pressi dell'albergo- ristorante Sardegna dove si scende sulla destra fino a piazza Marconi (300 m).
Estensione menhir
Dal cancello che segna la fine della sterrata giriamo a sinistra sulla strada asfaltata che dopo 500 m comincia a scendere verso il ponte sul Riu Mindeorgi (2.2 km); qui la strada ricomincia a salire per 2.3 km e poi procede per 500 m fino ad un cancello di ferro alla nostra sinistra (sulla destra in basso è visibile un abbeveratoio per il bestiame). Dal cancello parte la mulattiera che sale rapidamente fino ad un abbeveratoio (sulla sinistra) e una casa nascosta dalla vegetazione (sulla destra): salendo ancora per qualche decina di metri potremo vedere ai piedi della collina alla nostra sinistra alcuni menhir (circa 300 mdi distanza); altri si trovano più avanti a destra sulla sella tra le due colline. Il ritorno avviene per la stessa strada.