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Sardegna

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Vivere la campagna

Trailer film-documentario “Custu est su procu” di Piero Tatti

Monday, March 19, 2012

 La domesticazione del maiale risale a tempi remotissimi. I nuragici, come testimoniato dal ritrovamento di numerosi reperti faunistici e archeologici ne consumavano le prelibate carni.In epoca romana e nel medioevo l’allevamento del suino rustico fu potenziato ed esteso a tutta l’isola. Oggi il patrimonio suinicolo isolano è di circa 230.000 capi.

Almeno fino ai primi anni 70 del secolo scorso, nei paesi della Sardegna, il maiale si allevava pazientemente in casa, dalla primavera all’autunno, alimentandolo con granaglie, fave, fichi d’india,ghiande ... Quando mancava circa un mese alla macellazione si aggiungevano alla dieta i ceci e i piselli che arrossavano le carni e facevano aumentare di spessore il grasso dell’animale. Il mese migliore “po bocí su procu” era Dicembre. Su meseìdas. Si preferivano le giornate terse, non piovose, con freddo secco.

De su procu non si perdìat nudha. Del maiale non si buttava via niente. Col lardo e lo strutto si preparavano i cibi. Con le ossa si faceva il minestrone di ceci. Con la gerda si faceva un pane speciale. Il contadino usava “s’ollu-e-seu” per impermeabilizzare le scarpe da lavoro. Le setole si vendevano al ciabattino. Col sangue si preparava il sanguinaccio (sa sanguanedha) con ricette diverse da paese a paese.

Sono alcuni dei temi sviluppati in CUSTU EST SU PROCU. Il documentario sulla macellazione del maiale domestico, firmato da Piero Tatti, “Un viaggio alla riscoperta dei saperi autentici della tradizione locale"