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Sardegna

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Vivere la campagna

A Cagliari la rabbia degli operai Keller

treno

Tuesday, August 2, 2011 - LA NUOVA SARDEGNA

Trenitalia ha disdetto contratti per 40 milioni e le banche hanno congelato il credito
Duecento davanti alla Regione: la fabbrica di Villacidro rischia di chiudere

CAGLIARI. Il convoglio Keller è sul punto di deragliare se entro settembre non sarà riportato su binari sicuri, quelli della ripresa produttiva della fabbrica.
Diversamente il viaggio sarà di sola andata, verso il tribunale per la consegna dei libri contabili. Ovvero, fallimento. Sarebbe una beffa, l’azienda ha tanto lavoro da fare, ma è senza liquidità e non può riavviare la produzione. Le banche avevano prima concesso un credito di 17 milioni, poi congelato.
Ieri mattina duecento operai della fabbrica di Villacidro, guidati dai rappresentanti sindacali di categoria, hanno inscenato un rumorosissimo sit-in davanti al palazzo della Regione di viale Trento per chiedere iniziative politiche. Una delegazione è stata ricevuta dall’assessore all’Industria, Oscar Cherchi, con il risultato che giovedì mattina è convocato un tavolo interassessoriale con sindacati e Rsu aziendale, forse presieduto dal governatore Cappellacci.
L’ostacolo da rimuovere è Trenitalia, che prima ha stipulato contratti con la Keller per una quarantina di milioni, poi li ha disdetti unilateralmente mettendo in ginocchio l’azienda. Il dietro front della società ferroviaria a partecipazione statale ha spaventato Unicredit, istituto che con le banche sarde e Sfirs ha costruito l’operazione creditizia. I 17 milioni di finanziamento sono finiti in freezer sine die. Il percorso di scongelamento che lavoratori e sindacati chiedono alla Regione è che il ministero dell’Economia imponga alla sua partecipata Trenitalia «di smetterla di perseguitare la Sardegna, già mutilata dalla soppressione della tratta ferromarittima Golfo Aranci-Civitavecchia che penalizza la continuità territoriale per le merci, e di restituire alla Keller le commesse assegnate». Unicredit riaprirebbe i rubinetti e l’azienda avrebbe i soldi per riaprire dopo due anni i battenti.
«Non siamo qui per sponsorizzare la Keller - ha detto Gianluigi Marchionni, segretario provinciale della Fiom Cgil -, a noi interessano i 309 posti di lavoro di una realtà industriale di primo livello. La Regione deve fare la sua parte politica con il governo, banche e Trenitalia».
Sulla stessa linea Andrea Farris, segretario della Uilm del Medio Campidano: «All’azienda abbiamo chiesto di non portare i libri contabili in tribunale, cosa che era intenzionata a fare questi giorni. La Regione ci deve aiutare, non è pensabile che una società partecipata dallo Stato come Trenitalia porti al fallimento un’azienda che tiene in piedi un intero territorio». Ha aggiunto Marco Angioni della Fsm Cisl: «Un mese per risolvere tutti i problemi, poi la Keller dichiarerà fallimento». C’è stato al sit-in anche il grido d’allarme dell’assessore provinciale ai Trasporti del Medio Campidano, Gianluigi Piano: «Non è un problema della sola Keller, qui è tutta la Sardegna che è in ostaggio di Trenitalia che nega la continuità territoriale per le merci».
Appuntamento quindi a giovedì, ma l’assesssore Cherchi ha già detto che la Regione batterà i pugni sul tavolo del ministero e di Trenitalia.
LUCIANO ONNIS

Negli anni ’90 la prima grande crisi della fabbrica di carrozze ferroviarie

VILLACIDRO. Una storia travagliata, quella della Keller di Villacidro. Era stato l’imprenditore siciliano Giovanni Salatiello a cogliere nel 1983 la palla al balzo dei finanziamenti statali della ex legge sul Mezzogiorno per sbarcare in Sardegna assieme al figlio Maurizio, diventato ben presto il deus ex machina dell’azienda.
Vicino a Palermo avevano già una fabbrica di materiale rotabile (Keller Siciliana), ma quegli 80 miliardi di contributi statali erano davvero allettanti e fu così che i Salatiello aprirono i battenti a Villacidro (240 operai) per costruire carrozze ferroviarie ed effettuare ristrutturazioni di convogli, primo cliente le Ferrovie dello Stato. È andato tutto bene fino a inizi anni Novanta quando la concorrenza (Breda e Ansaldo) ha prevalso e le Fs hanno tolto ossigeno e soldi alla Keller. L’azienda è andata a fondo, con i Salatiello in fuga dalla Sardegna. Fallimento e gestione commissariale che, grazie alla legge Prodi, salva fabbrica e posti di lavoro. Subentra il gruppo Mancini di Arezzo, poi in corso d’opera il gruppo Busi che oggi costituisce la proprietà di Keller Elettromeccanica assieme alla Hig Holding. Presidente è Gianfranco Borghini, ex deputato e a suo tempo capo della task force governativa per le aziende in crisi, amministratore delgato Stefano Aldrovandi, direttore generale il sardo Marco Serpi originario di Arbus. La Keller è la prima industria del Medio Campidano e - Trenitalia e banche permettendo - ha progetti di crescita. Ma ha anche le casse asciutte e non può ripartire. (l.on)