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Sardegna

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Vivere la campagna

Costa Verde, la Sardegna protetta dall’Unesco

Ingortosu - La laveria Brassey

Friday, July 4, 2008 - L'ECO DI BERGAMO

Il «Tarthesh» della famiglia Cavalli premiato come miglior hotel 2008 dell’isola

Dune di sabbia che irrompono in un paesaggio marino ancora nascosto ai grandi flussi vacanzieri; antichi borghi minerari dismessi dove l’archeologia industriale diventa cultura dell’uomo e storia della produzione prefordista da esplorare; nuraghi che «sbucano» dagli altopiani e dalle colture dei campi. Stretta tra mare e montagna, è questa la provincia verde del Medio Campidano (www.provincia.mediocampidano.it) istituita solo tre anni fa dal Consiglio regionale dell’isola e per gran parte ora protetta dall’Unesco. La nuova provincia - 1.516 kmq e 28 Comuni ad un’ottantina di chilometri a Nord di Cagliari - è, sì, una piccola porzione di Sardegna, ma, da sola, ha un grande merito: ribaltare l’immagine più consolidata e paludata della regione, quella del lusso e dell’affollamento, anche edilizio, della Costa Smeralda che, più a Sud, richiama i vip di mezzo mondo. No, tra Guspini-Montevecchio e la Costa Verde di Piscinas e Torre dei Corsari, questo mondo - lasciatosi alle spalle le miniere d’argento e piombo, chiuse definitivamente nel 1991- sembra muoversi ancora con i ritmi di una vacanza d’altri tempi. Ed è forse proprio per questa sua magia ancora intatta che l’Associazione internazionale della stampa enogastronomica «Il gotha del gusto», presieduta dal principe Stephan de Cernetic, ha individuato qui, premiandolo nei giorni scorsi, il miglior albergo della Sardegna per il 2008. È il Tarthesh (www.tartheshotel.com) di Guspini, 40 stanze di charme ed una splendida piscina con effetto-spiaggia immersi nella cornice rigogliosa del monte Limas a mezz’ora di macchina dalle spiagge di sabbia e dune più selvagge e incontaminate della Sardegna. La Costa Verde, appunto.
Il binomio tra il «Ghota del gusto », l’associazione nata nell’agosto del 1999 per valorizzare i tesori turistici ed enogastronomici del Belpaese ma non solo, ed Elisabetta Cavalli, regina di questa maison arricchita da un centro benessere, una cantina che da sola vale il viaggio e un’architettura direttamente ispirata ai temi della natura e dell’acqua, proseguirà nel tempo. Un rapporto di amicizia basato sul gusto del bello e di una sobria raffinatezza ma che punta molto anche sui piatti di una cucina arricchita ogni giorno dai migliori prodotti del territorio: pesce, formaggi, salumi, la carne allo spiedo. Fuori, nel giardino del relais, l’atmosfera è dominata da aranci, limoni e piante di frutto più antiche come il giuggiolo e i melograni, tra ulivi e filari di maestosi cipressi.
Il turismo del Medio Campidano si affida al rilancio dell’agricoltura biologica ma guarda molto anche alla sua costa, a quelle spiagge preservate quasi per miracolo dall’assalto del turismo di massa, che solo a Torre dei Corsari ha rotto un poco quell’incantesimo che ora vale oro. La Costa Verde (www.lacostaverde.it) si sviluppa, tra grandi insenature e dune sabbiose, per circa 50 chilometri di lunghezza, delimitata dal promontorio granitico di Capo Pecora a Nord e dal tavolato basaltico di Capo Frasca a Sud. Pochissimi hotel, qualche chiosco per il servizio ombrelloni e un infinito orizzonte di sabbia e di mare che ti si spalanca davanti, tra le onde color smeraldo. Il paesaggio è a tratti quasi desertico
e non è inusuale notare il cervo sardo spingersi sin qui dalla collina mentre nelle notti di giugno e luglio la tartaruga marina Carretta Carretta
trova in questo ecosistema il luogo ideale per deporre le uova. Dal litorale, e per diversi chilometri, si estendono verso l’interno le dune
marine più grandi d’Europa, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Alla loro esplorazione, come alla storia delle miniere e dei
borghi collinari, ha dedicato anni di lavoro Tarcisio Agus (guspiniperlavita@tiscali.it), sindaco per tre legislature di Guspini e neoconsigliere regionale. Sul posto non esiste guida migliore. Appassionato di archeologia e cultore delle tradizioni locali, ha ricostruito in anni di studio l’epopea mineraria di Montevecchio e Arbus e del loro circondario. Non c’è pozzo, macchinario, binario che lui non conosca o abbia catalogato
nel suo libro «Guspini-Montevecchio». Tutti gli impianti di quello che sino a vent’anni era uno dei distretti minerari più importanti d’Europa,
in parte recuperati ad attività museale e sedi di manifestazioni e concerti, compongono ora il Parco geominerario storico-ambientale della
Sardegna riconosciuto come patrimonio culturale dell’umanità.

Daniele Vaninetti

 

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