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Sardegna

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Vivere la campagna

Idee dalla lana di pecora

lana di pecora

Monday, January 30, 2012 - LA NUOVA SARDEGNA

Daniela Ducato è diventata una protagonista della green economy
Imprenditrice di Guspini innova edilizia e design
In una vecchia casa padronale restaurata con il Comune ha creato un laboratorio-museo dell’artigianato


Stasera salirà su un altro palcoscenico, nella “Sala delle carte geografiche”, a Roma, dove sarà una delle protagoniste durante la presentazione del libro «L’Italia della green economy» (edizioni Ambiente). Perché le aziende delle quali si occupa Daniela Ducato, con Edilana ed Edilatte ieri, con Ortolana e Ovile Sardo oggi, sono al top dell’innovazione nel settore edile e in quello del design.
È lei, mamma-imprenditrice-musicista di 52 anni di Guspini, uno dei personaggi chiave del volume della giornalista Rai Silvia Zamboni che oggi raggrupperà politici bipartisan per capire se l’ecologia può dare una mano alla crisi finanziaria più grave dal dopoguerra, alla disoccupazione dilagante.
La nuova economia può essere l’unica ciambella di salvataggio? Se ne parla nel libro della Zamboni e ne discuteranno uomini di governo e scienziati, il vicepresidente del Kyoto Club Francesco Ferrante, Aldo Fumagalli della Confindustria. A loro Daniela Ducato riferirà dell’uso intelligente del vello della pecora sarda («si possono fare anche collane e anelli con perle di lana»).
E - ultima creazione, con l’imprimatur del sindaco Rossella Pinna - del recupero di una vecchia casa padronale che - ai piedi di monte Santa Margherita - diventa museo ospitando una mostra transumante delle «Case a corte di terra cruda», mattoni di paglia e fango, soffitti in canne, scale in legno, stanze multicolor dove - senza cemento e senza amianto - sono esposti prodotti tanto tecnologici e raffinati quanto legati alla tradizione agrosilvopastorale.
C’è una «sala parto» dove «devono nascere idee innovative che riportino l’artigianato sardo ai fasti che merita perché è semplicemente arte popolare e genuina». Qualche assaggio: orsetti campagnoli disegnano la vendemmia con inchiostri di vinacce e argille su foglie di terra cruda. La stanza numero 11 è battezzata «Not(t)e al chiaro di luna». Sentite una ninna nanna per coro di voci bianche e campanacci di pecore e la partitura di un notturno musicale. Daniela: «Le note della notte cullano a ritmo di lana i sogni dei bambini dentro un letto campana ispirato all’antico giaciglio del pastore». Nel cortile trovate l’aiuola di zia Palmira in compagnia della nipote Viviana aspirante spaventapasseri. C’è Abbamama che racconta del mare «con un nido dove i cuccioli degli animali marini vanno a giocare, il maestro è un polpo molto gentile e paziente, il pesce palla è un contenitore gioioso». Stanza numero 12: Concerto per Viola d’amore e Quintetto di luce in Lana bemolle Maggiore.
Di queste e delle altre iniziative di Daniela Ducato (e del suo affiatato team di donne e uomini che con lei lavorano, creano e fanno rete in oltre trenta paesi della Sardegna) hanno parlato - per citare i giornali principali - Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera, Repubblica. Ha ottenuto mezza pagina su un quotidiano di Tokio. Ha parlato più volte nell’aula magna dell’università di Sassari in convegni sul rispetto ambientale. L’anno scorso è stata lei ad aggiudicarsi il premio Itwiin 2011 come «maggiore innovatrice italiana». Ha avuto riconoscimenti dall’Ugis (Unione giornalisti italiani scientifici). L’ha elogiata Margherita Hack. L’Espresso - in uno speciale sugli stili di vita «Riparto a 50 anni» - l’ha inserita in una top ten internazionale con Catherine Mayer che a Londra dirige l’ufficio di Times Magazine, Gary Maxworthy che nel 2007 aveva vinto il Jefferson Award per i tre milioni di californiani sottratti alla fame, con le star Jodie Foster e Julienne Moore. È la saga positiva degli young-old, i giovani vecchi, come la ex top model Inès de la Frassenge che ora si occupa di editoria, la sociologa di Harvard Sara Lawrence, la psicoterapeuta italiana Gabriella Manno.
In questa rivoluzione mondiale c’è anche la Sardegna. Tutto nasce a Guspini, paese che più di altri, certamente più di Carbonia e Iglesias, ha saputo innovare reagendo alla crisi delle miniere dopo la chiusura di Montevecchio dove lavoravano cinquemila persone. Tra le altre iniziative di piccola imprenditoria anche questa legata all’edilizia dove ieri dettava legge Rolando Ruggeri, suocero di Daniela, e oggi il marito Oscar. I due si conoscono a lezione di musica, il feeling nasce tra fughe di Bach e i concerti per violini di Mendelssohn. C’è poi l’incontro con i fratelli Crabolu di Nule che nell’altipiano di San Giovanni verso Bitti riescono finalmente a valorizzare la bistrattata lana delle pecore. Certo, non business milionari ma ritorno alla manualità, all’uso delle risorse, dei saperi locali. E se a Nule sfornano tappeti o altri oggetti d’arredamento, nel Medio Campidano si trasformano in pezzi utili per la bio-edilizia. La lana come coibente, come fonoassorbente, isolante per tetti e pareti. Si possono utilizzare i residui delle lavorazioni per i solchi degli orti e rendere umidi i terreni aridi. E anche il siero può essere miscelato con le vernici per pitture murali e dare salubrità alle pareti di casa, senza intrugli chimici, calce pura e latte.
Ma c’è spazio per tutti. Ed ecco che le microidee made in Guspini si allargano. Intanto perché il terreno è fertile. C’è un’altra azienda, guidata dal vulcano di iniziative Graziella Caria, che con l’azienda «Nuove tecnologie» si occupa di arredi in lana e terra cruda. Anche Graziella è una leader nella bioarchitettura, nell’edilizia sostenibile e nel risparmio energetico. Ne inventa una al giorno. Grandi pannelli di lana colorata naturalmente con le erbe. Le sue mani e quelle delle sue amiche trasformano i semi di lenticchie in gioielli, orecchini e anelli. Idem con i chicchi d’orzo o di grano. Pezzi di pregio. Stefano Coccodi a Serramanna fabbrica con le proprie mani mattoni e tavoli in terra cruda, intonaci naturali garantiti come antiallergici. Mattoni anche a Nurachi da Luigia Demelas. Dirige un laboratorio-terra anche Caterina Demuro a Tempio. A Bosa-Magomadas c’è l’azienda Tupa, anch’essa specializzata nell’architettura sostenibile così come Giovanni Sanna a Dolianova. E ci sono gli artigiani che con le loro opere concorrono ad arredare questa vecchia casa “a corte” per poter poi vendere extra moenia.
Guspini è terra di artigiani sapienti. Francesco Lisci carpentiere tuttofare nel segno delle energie alternative. Falegnamerie, la sartoria Maccioni (accessori di paramenti sacri con tessitura di filati in argento e oro), i coltelli dei fratelli Piccioni. Un ruolo eccezionale lo hanno gli architetti che lavorano al progetto di una Sardegna più vivibile: Isabella Quartu di Armungia, a Guspini Simona Ortu e Attilio Saba, a Quartu Valentina Meloni, a San Vero Milis Antonio Spanu, a Macomer Giovanni Cocco, a Sassari Maria Grazia Tuveri, a Cagliari Silvano Piras, a Villamassargia Ignazio Garau, a Oristano Rosaria Agus e Angela Lilliu, a San Sperate lo studio Bertulas di Pietrina Atzori, Ester Marras di Serrenti. Tra loro un altro leader: Ennio Cabiddu, sindaco di Samassi, presidente dell’associazione nazionale Terra cruda. Ciliegina a Cagliari con Tramare e Thotel di Maria Cristina Boj e Angela Cotza. Tanti professionisti uniti che mandano in soffitta la radicata “invidia” isolana.
Una virtù firmata Guspini - il Comune italiano con la percentuale più alta di integrazione fra nazionalità diverse. Stringe collegamenti con lo studio Kobyashi & Tomo Mizu di Lubiana, Tokio e New York, («il nostro obiettivo - spiega Daniela - è creare ambienti sardi innovativi dovunque è possibile nel mondo»), la Contessa d’Arco di Milano (che ha legami con Alghero e Sassari) e, sempre nel capoluogo lombardo, lo studio Ju Zu Ziu. I contatti col Giappone? Li tesse in estate anche il figlio giramondo di Daniela, Jacopo, 17 anni, poliglotta, ha passato tre anni a Shanghai, ora vive a Pechino (a Guspini, alle medie, aveva una compagna di banco cinese, Jnna. Con Intercultura ha conosciuto un’altra giovinetta, Chen, figlia di una giornalista cinese).
Tutti i professionisti di queste trame concorrono a dar vita e anima alle dodici «stanze di musica». Dove svetta il progetto del «nascere in casa» con l’inaugurazione della sala parto nelle «Case a corte». Una casa oggi riportata all’antico decoro. Qui si innesta la collaborazione tra pubblico e privato. Il sindaco Rossella Pinna crede nell’idea di ricreare un ambiente naturale, in una vecchia abitazione con cortili, a due passi dalle sorgenti del paese. E si spiega anche il successo crescente di questa proposta da turismo alternativo: visitatori soprattutto stranieri, i più entusiasti i giapponesi e i tedeschi, alloggiano negli alberghi della zona, contattano i singoli artigiani, li vanno a trovare nei propri laboratori. Ammirano, scelgono (e comprano) i gioielli o i pannelli in lana di pecora, le lampade a forma di violino.
E infine i nidi. Era stato un nido di pettirosso caduto da una pianta ad attirare l’attenzione di un gruppo di bambini e di Daniela. Un nido-casa fatto di rametti e lana. Dove i pulcini crescono sani. Caldo e fresco allo stesso tempo. Perché non copiare dai pettirossi? Così Daniela & Soci sono diventati leader della green economy. Proprio oggi riportano in cattedra il nome Sardegna.