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Vivere la campagna

Vivere la Campagna - Un progetto di comparto per accrescere il peso relativo della Sardegna nella globalizzazione”

Copertina Vivere la campagna
Gennaio 2010 -

 

Vivere la Campagna
Un progetto di comparto per accrescere il peso relativo della Sardegna nella globalizzazione

«I coltivatori della terra sono i nostri cittadini più preziosi. Sono i più forti, i più indipendenti, i più virtuosi, sentono un forte legame con il loro paese, la sua libertà e i suoi interessi»
La frase, datata 1785, è di Thomas Jefferson e due secoli dopo è pienamente sottoscritta dal nuovo presidente Usa Barack Obama, che la pone in apertura del suo programma rurale, dichiarando di credere che i contadini siano ancora «la pietra angolare della democrazia americana».


PRESENTAZIONE
Durante i cinque anni della nostra attività amministrativa, si è sviluppata una grande quantità di esperienze, idee e informazioni sull’ambiente e sulle possibilità di un suo utilizzo equo e naturale; una tematica di estrema importanza ed attualità per il territorio, che è stata condivisa, attraverso l’informazione istituzionale con le altre province della Sardegna. Tali materiali si sono originati e continuano ad originarsi nelle molteplici attività ed esperienze delle risorse umane dell’Ente. Esse sono state arricchite sistematicamente dal nostro confronto con numerose realtà della cultura, della ricerca scientifica, dell’associazionismo, dell’imprenditoria, del turismo e in particolare: dal CNR, dal Formez, dalla Città del Bio, dal WWF, dai responsabili degli sportelli unici territoriali dell’agenzia LAORE, dai sindaci dei 28 comuni del Medio Campidano e dai cittadini in numerosi momenti d’incontro. Collaborazioni, queste, che assumono maggior rilevanza in quanto il 2010 è stato proclamato dall’ONU “Anno Internazionale della Biodiversità”, un’occasione, dopo Copenaghen, che la Provincia del Medio Campidano intende condividere perché una nuova “coscienza verde” abbia inizio anche in Sardegna. Si è creata così una situazione di accumulo progressivo d’importanti diagnosi ed ipotesi dei problemi del nostro territorio, di possibili soluzioni e, più in generale, informazioni importanti, che ci hanno portato ad individuare delle priorità d’interesse generale. Sono state crescenti, in questi ultimi anni, le pressioni soprattutto da parte dei contadini e dei pastori che a più riprese hanno rappresentato la loro condizione di operatori di un settore in persistente crisi ed è a queste richieste che il nostro progetto vuole dare una risposta, che permetta un recupero della loro capacità imprenditoriale e della loro potenzialità nel produrre ricchezza e capitali.
A tale scopo, a partire dall’annata agraria 2007/2008, dopo un’ampia consultazione delle forze sociali ed istituzionali è nato il progetto “Vivere la Campagna”. In riferimento alle risorse finanziarie disponibili per lo sviluppo territoriale, si tratta, di un progetto costruito sui bisogni della nostra provincia e, allo stato attuale, ottimale per le sue esigenze e caratteristiche.
L’aggiornamento del progetto, che vede la partecipazione di oltre 1000 imprese agricole, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, vuole rappresentare un ulteriore contributo all’ottimizzazione della nostra isola e al suo progresso civile ed economico, attraverso la riconsiderazione della figura del contadino e del pastore nella società moderna.
La presente proposta aggiornata al 20 gennaio 2010, viene messa a disposizione dei nostri conterranei per favorire dibattiti mirati allo sviluppo di una politica più amica delle attività produttive, del territorio e dell’ ambiente naturale.
L’auspicio è che tutto questo lavoro, svolto in collaborazione soprattutto con i contadini e le amministrazioni comunali del Medio Campidano, possa produrre benefici trasversali per la Sardegna nel rispetto delle regole istituzionali e delle opinioni individuali.

Fulvio Tocco


INTRODUZIONE
Un progetto per accrescere il peso relativo della Sardegna nella globalizzazione

La crisi che da oltre un anno ha investito l’economia mondiale continua a manifestare in pieno i suoi effetti, che sono particolarmente gravi per l’agricoltura, tali da mettere a rischio la sopravvivenza di molte imprese.
Le imprese agricole perdono competitività sui mercati e sui redditi, a causa della caduta libera dei prezzi e di un contestuale aumento dei costi di produzione che rende la gestione delle stesse insostenibile.
Alle difficoltà economiche si aggiungono i crescenti ostacoli che impediscono di sviluppare una valida attività imprenditoriale, sottomettendo sempre più le aziende agricole ad adempimenti burocratici farraginosi e insostenibili.
Tutti i principali settori produttivi sono in ginocchio. La Provincia del Medio Campidano, con i mezzi di cui dispone, persegue senza sosta diversi obiettivi tra i quali quello di contribuire concretamente alla valorizzazione delle risorse locali per il progresso civile ed economico della Sardegna in un’epoca di globalizzazione e di profonda discontinuità col passato.
Con l’aggiornamento del progetto “Vivere la Campagna” si vuole disegnare una specifica strategia finalizzata alla produzione di nuova ricchezza, coerentemente con le finalità scaturite dal Protocollo di Kyoto dell’anno 1997, del Documento approvato dal G8 agricolo del 2009, del Documento Fao del novembre 2009, (Giornata mondiale dell’alimentazione) e del risultato della conferenza sul clima tenutasi a Copenaghen dall’ 8 al 18 dicembre 2009. Il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici è un accordo internazionale che stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell’ effetto serra, del riscaldamento del pianeta, da parte dei Paesi industrializzati, che se osservato, darebbe ruolo primario alle coltivazioni di vegetali che fissano al suolo l’azoto atmosferico. In questo contesto quanto stiamo facendo con i progetti sulle leguminose, piante, queste, che hanno in rilevante misura le caratteristiche fisico chimiche necessarie per fissare l’azoto, ha una valenza ambientale importante.


La pubblica amministrazione va considerata unitariamente e ogni livello deve contribuire a dare una mano all’economia regionale
Durante il primo mandato l’attività della provincia si è distinta per aver avviato risolutamente progetti sperimentali e innovativi a cosiddetto ritorno immediato: sull’ambiente, sull’economia e sulla valorizzazione di talune biodiversità animali e vegetali, contribuendo, nel contempo, a tenere i motori accesi del settore primario in crisi, in attesa di nuove strategie di sviluppo. I continui progressi scientifici e tecnologici hanno progressivamente ridotto il peso delle distanze fisiche. In passato, anche in quello recente, si operava in ambiti competitivi più limitati. Anche i Gruppi più internazionali si definivano Multinazionali perché le distanze imponevano, per le attività di ogni Paese, organizzazioni con un grado elevato di autonomia. Ora, invece, i vincoli sono diminuiti e per molti versi annullati. La realtà si è trasformata e, se prima era suddivisa in tanti piccoli specchi d’acqua, è diventata un unico oceano grande quanto il pianeta: è l’evento della globalizzazione. Navigare nell’oceano non equivale a navigare in piccoli specchi d’acqua: si moltiplicano le opportunità ma non meno le complessità. Occorre una superiore massa critica, soprattutto a livello di professionalità e di competenza strategica. Una realtà globale significa inevitabilmente competizione tra sistemi territoriali, e su questo terreno, con i necessari investimenti, il Medio Campidano può validamente misurarsi.
La competizione territoriale richiede un’efficace strategia competitiva in termini di visione del futuro, che in tempi ragionevoli, possa tradursi in obiettivi concreti. Obiettivi che si possano conseguire e trasformare in azioni realizzabili anche nel breve periodo. La questione è puramente politica. Essere competitivi significa fare meglio dei concorrenti.
Per ogni territorio senza sviluppo il futuro è grigio. Ma non ci può essere sviluppo senza una spiccata capacità di gestione strategica, senza una capacità d’innovazione continua ed efficace, senza un accordo tra istituzioni e tra istituzioni e le imprese. Potendo avere una somma aggiuntiva di un milione di euro da finalizzare, secondo i percorsi già sperimentati alla coltivazione del territorio, l’attuale strategia provinciale potrebbe essere meglio rappresentata e compresa.


Spetta alla pubblica amministrazione facilitare incontri e accordi tra gli attori di riferimento del territorio
La nostra agricoltura può uscire dalla crisi. E’ doveroso da parte degli enti locali lanciare l’allarme sulla gravità della situazione e sui fenomeni di abbandono e di chiusura di molte aziende che potrebbe accentuarsi senza i necessari interventi. Al tempo stesso si può affermare con convinzione che il settore primario ha dentro di sé valore, forza e determinazione per poter superare la crisi e rilanciarsi come settore innovativo e competitivo. Il rilancio dell’agricoltura ha bisogno di una strategia che ne rafforzi la capacità competitiva sui mercati che pongano al centro, da un lato la qualità ed il legame con il territorio e dall’altro il potenziamento di progetti d’ integrazione ed accorciamento delle filiere in grado di mettere come baricentro l’impresa agricola, singola e/o associata, ed accrescerne la quota di valore aggiunto e di reddito.
Occorrono interventi immediati per garantire il sostegno minimo necessario per arginare l’abbandono, e politiche di lungo respiro per promuoverne lo sviluppo e la competitività. Dall’anno 2007 la possibilità è offerta dai regolamenti Reg. (CE) n. 1998 del 15 dicembre 2006 e n. 1535 del 20 dicembre 2007. La regola del de minimis primario fissa una cifra assoluta quale soglia di aiuto, al di sotto della quale si può considerare come inapplicabile l’art. 87 - par. 1 del Trattato Istitutivo della CE e, pertanto, l’aiuto non è più soggetto all’obbligo della preventiva notifica alla Commissione CE.



LA SFIDA DELLA COMPETIZIONE TERRITORIALE
La pubblica amministrazione deve assicurare risposte concrete alle domande chiave della competizione territoriale:

  • Perché un’impresa dovrebbe insediarsi nel Medio Campidano?
  • Perché un’impresa già presente sul territorio dovrebbe decidere di rimanervi?
  • Perché un contribuente, una famiglia, dovrebbero decidere di risiedere e contribuire qui?

Si tratta di una sfida ardua per ogni luogo, ma principalmente nelle aree rurali, in cui la crescita è attualmente inferiore alla media regionale. Ma la sfida riguarda innanzitutto la Sardegna il cui sviluppo è inferiore alla media europea, dal momento che tutte le informazioni indicano il baricentro dello sviluppo economico, sempre più spostato sull’asse Nord America/Estremo Oriente. Quindi non è in gioco il futuro degli affari. Gli affari, per la loro natura, sono dinamici, si fanno dove il contesto è favorevole e si genera valore. E’ in gioco il peso relativo della Sardegna nello scenario ampio. Il problema è politico, e i territori provinciali devono necessariamente aiutare l’isola nella Globalizzazione.

IN SARDEGNA
Madre Natura ha dotato la Sardegna di risorse straordinarie, spesso impareggiabili: il patrimonio climatico - paesaggistico, il patrimonio storico - artistico - culturale.
Tuttavia, la situazione sarda nella competizione globale appare problematica perché, alla poco invidiabile posizione competitiva relativa, si aggiungono tante pesanti patologie.
Si tratta di fattori che sono frutto di una pesante eredità storica, generatasi e protrattasi attraverso una lunghissima serie di Amministrazioni.
Tali elementi rappresentano dei veri e propri deficit di governabilità per chiunque si trovi a governare e, quindi, ad attuare con successo le riforme complesse che la competizione territoriale impone.
La politica regionale è condizionata, particolarmente, dai limiti seguenti:

  • mancanza di omogeneità all’interno di ciascuna coalizione politica. Tanti partiti, con opinioni diverse, talvolta con opinioni diverse e conflittuali all’interno dello stesso partito;
  • carenza di meritocrazia, in molti settori della pubblica amministrazione per l’efficacia e l’efficienza e, quindi, per la competitività e lo sviluppo della Sardegna. Il sistema regionale centralizzato che regola il settore agricolo non produce sviluppo da almeno 25 anni, più o meno da quando sono stati approvati per la prima volta i progetti di comparto dalla programmazione regionale degli anni ottanta;
  • Insufficiente propensione al rispetto delle regole;
  • Insufficiente confronto istituzionale nei tre livelli amministrativi:regione, province, comuni.

Se un ente non è capace di decidere e realizzare tempestivamente ciò che serve, la possibilità di competere è fortemente compromessa. Competitività significa confronto da parte di chi deve scegliere le priorità.
La situazione è aggravata dal fatto che sembra una passione regionale quella d’ingigantire e far circolare notizie negative, per poi magari lasciare i problemi insoluti. Nel Medio Campidano ci sono diversi esempi sintomatici. La prova deriva dalla chiusura del COSACER; una struttura che poteva diventare il luogo d’incontro tra contadini e pastori e attraverso un piano straordinario, sostenuto da una precisa volontà politica, partecipare alla diminuzione delle importazioni e garantire gli alimenti, in particolare, al comparto ovi-caprino per una sana alimentazione finalizzata a produrre latte, formaggio e carne di alta qualità. All’interno del settore agricolo, quel comparto ha una forza strategica impressionante: con i suoi 3.550.000 capi costituisce una massa critica sufficiente per sperimentare nuove opportunità di sviluppo locale. Oggi circa il 70% delle granaglie consumate vengono dal mercato d’importazione. Altra prova deriva dalla mancanza di consapevolezza di quale giro d’affari può rappresentare il funzionamento dell’ippodromo di Villacidro, lasciato in balia di se stesso, dopo che la Regione Sarda l’ha finanziato al 100%. Per non parlare della storia infinita del riordino fondiario di Pauli Arbarei che ha bruciato un’enormità di risorse finanziarie senza alcun beneficio per gli agricoltori locali. Ma quell’operazione è la dimostrazione che il sistema non decisionale della nostra Regione non ha prodotto benefici. Anche sul progetto “Vivere la Campagna”, la Regione si è sottratta al dialogo senza analizzare le ricadute che detto progetto avrebbe avuto sull’ambiente e sull’economia se sostenuto da ragionevoli risorse finanziarie per ampliare la coltivazione fino a ottomila ettari l’anno. E’ tempo di disincagliare la politica ed assicurare la governabilità dell’isola. “Vivere la Campagna” è stato proposto come progetto tipo perché si pone l’obiettivo di avviare una prova di reimpostazione dell’intero sistema agricolo partendo da due comparti fondamentali: quello cerealicolo e quello zootecnico. L’alleanza dei contadini e dei pastori, oltre che superare il più assurdo dualismo storico, può costituire un esempio pilota per assicurare un’efficace gestione strategica dell’economia regionale.
Dalle considerazioni sviluppate sinora è evidente che per trovare strade nuove è necessario da una parte lavorare per neutralizzare i limiti storici e dall’altra sviluppare un piano d’azione efficace ed efficiente per assicurare alla Sardegna il livello di competitività e sviluppo che si merita, attraverso obiettivi chiari e scelte strategiche per conseguirli.
Entrambe le necessità dovrebbero rappresentare la responsabilità di una qualunque amministrazione. E importante, però, che ci siano responsabilità e competenze distinte, anche se sinergiche e collaborative, focalizzate su ciascuno dei fronti, con adeguati poteri e responsabilità. Portare l’isola a risolvere o, almeno, a ridimensionare profondamente le patologie e, nel contempo, a raggiungere un regime adeguato di competitività e di sviluppo è un processo lungo, per questo ancor più urgente. Un processo molto più lungo dei mandati delle singole amministrazioni politiche ed amministrative. Intanto, in questo processo la Provincia si mette in gioco col progetto “Vivere la Campagna”, il cui impianto, una volta collaudato, può essere usato virtuosamente su tutti i comparti produttivi d’interesse territoriale e regionale.
La sfida complessiva, però, può essere vinta solo con l’azione contemporanea e responsabile di tre protagonisti, tutti essenziali:

  • i responsabili delle istituzioni di governo in ogni ambito: comunale, provinciale, regionale;
  • gli operatori economici, che devono garantire competitività e sviluppo;
  • la società civile, nelle sue espressioni principali di rappresentanza di consumatori e di elettori che pretendano l’esigenza della continuità tra le varie amministrazioni che si succedono nei comuni, nelle province e in regione.

I tre protagonisti incideranno significativamente se raggiungeranno il necessario accordo di decisione comune.


VIVERE LA CAMPAGNA
Un progetto competitivo dalle soluzioni immediate
“Vivere la Campagna” è un Piano strategico che va oltre l’agricoltura.
È un’idea “Made in Medio Campidano”. Si tratta di un progetto unico, in linea con i dettati di Kyoto, del G8 agricolo, della Fao e di Copenaghen che ha trovato consenso tra le associazioni degli agricoltori, i sindacati, i produttori e i 28 comuni del territorio. Il progetto “Vivere la Campagna” fissa gli obiettivi, i provvedimenti e le strategie applicative, al fine di salvaguardare a lungo termine l’identità del paesaggio rurale del Medio Campidano nel suo ambiente naturale, vitale ed economico.
Un progetto che ci consente di percorrere una strada originale nella Globalizzazione. Si tratta di un progetto di grande rilevanza politica realizzabile a costi contenuti e a ritorni immediati.

Un progetto per riconsiderare la figura del contadino nella società sarda
L’idea di base della Provincia, condivisa con le organizzazioni professionali agricole e con i sindacati, parte dal presupposto che i veri artefici della tutela del paesaggio e del suo risanamento siano gli utilizzatori del territorio: i contadini e gli allevatori. Già nel Medioevo giudicale il modello di insediamento era quello delle domus, fattorie autosufficienti sparse nel territorio che, garantendo la viva presenza delle popolazioni nelle campagne, permettevano produzioni agricole in grado di essere commercializzate oltre il territorio di produzione. La conservazione delle particolarità del nostro paesaggio rurale è, in definitiva, merito dei metodi di lavoro tradizionali, rispettosi dell’ambiente e della natura, adottati da generazioni e generazioni di contadini a dimostrazione che il ruolo dell’agricoltura va ben oltre la produzione di beni alimentari e materie prime rinnovabili. Per questa ragione la figura del contadino va riconsiderata e valorizzata per promuovere un diverso rapporto etico e culturale fra città e campagna, tra abitanti e territorio libero.
In un’epoca di spopolamento delle campagne e dei piccoli centri rurali, un oculato sfruttamento del suolo, fondamentale per l’estrazione di acqua di falda pulita e per l’attrazione di un paesaggio dall’alto indice di biodiversità, offre all’uomo un elevato standard di vita e diviene sempre più importante rispetto all’impostazione soggettiva propria dell’incremento di produzione a scapito dell’ecologia. In questo modo il progetto agro-eco-ambientale della Provincia del Medio Campidano assume una valenza strategica che produce benefici a catena: rinaturalizzazione di sistemi ambientali; miglioramento della reazione chimica dei suoli che per lunghi anni sono stati sottoposti a concimazioni azotate; presenza dell’uomo in campagna per la tutela del paesaggio, con tutto ciò che di positivo ne deriva; miglioramento della qualità dell’aria e arricchimento del terreno con l’azoto naturale; produzione della granella e del foraggio per l’alimentazione del bestiame direttamente nella propria azienda o nell’azienda vicina; meno esborso verso i mercati extra regionali, nazionali ed esteri per alimenti zootecnici e umani, per l’acquisto di concimi industriali e dei semi da riproduzione; conservazione dell’ambiente, delle biodiversità e della vocazione
agricola dei suoli.
Nell’ottobre 2006, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di dichiarare il 2010 anno internazionale della biodiversità. Per la Sardegna è un’ottima opportunità per creare nuovo reddito e per dare finalmente alla conservazione della diversità biologica quegli impulsi supplementari che s’impongono con urgenza.
La biodiversità animale e vegetale esistente in Sardegna, sia quella spontanea sia quella agraria, attraverso il profondo legame con l’ambiente e la cultura locale, costituisce un patrimonio materiale e di conoscenza essenziale per rispondere alle sfide del mercato, attraverso la creazione di nuove opportunità economiche, e per salvaguardare le risorse ambientali e culturali con la creazione di modelli di sviluppo sostenibile.
Com’è noto, gli scenari agricoli nell’Unione Europea e nel nostro Paese stanno cambiando, e gli elementi di base della politica agricola comunitaria si evolvono verso un orientamento nuovo, che con l’introduzione del de minimis primario, consente la coltivazione del territorio reintroducendo le colture tradizionali.
In questo scenario nuovo, le leguminose possono fornire un contributo essenziale all’affermarsi di un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, in virtù di alcune importanti prerogative di cui
sono depositarie: alternativa colturale in sistemi agricoli basati su monosuccessione di cereali, arricchimento del suolo con azoto atmosferico, preparazione dei terreni per la conversione a produzioni biologiche, copertura del suolo a fini protettivi, fonte di proteine ad alto valore biologico per il razionamento degli animali da reddito e per l’uomo attraverso una sana alimentazione di tipo mediterraneo.

Il ruolo delle province per la valorizzazione del territorio
E’ convinzione unanime che il progetto “Vivere la Campagna” segnerà un primo passo verso il ripensamento della politica agraria regionale, in quanto ha dimostrato che a costi contenuti il territorio si può coltivare. Da questa formula sperimentale, che si basa sul rispetto dei tempi, potrà scaturirne il nuovo ruolo delle Province per la valorizzazione del territorio e per il miglioramento delle condizioni di vita dei Sardi e di chi visiterà l’isola da turista.
E’ stato pensato inoltre nell’ottica di un’agricoltura di qualità che contribuisce alla valorizzazione dei prodotti locali a forte concentrazione proteica per l’alimentazione umana e zootecnica. “Vivere la Campagna” è lo strumento di difesa dell’assetto territoriale complessivo in quanto sorregge la presenza del contadino nelle campagne.
Ai contadini va riconosciuto il ruolo di custodi dell’ambiente rurale poiché, in ogni angolo del pianeta, essi posseggono un’esperienza locale che non ha prezzo, inclusa una spiccata sensibilità sulla scelta della giusta varietà o razza adatta ad uno specifico ecosistema agricolo.
Recentemente Barak Obama, riprendendo una frase di Thomas Jafferson, terzo presidente degli Stati Uniti “I coltivatori della terra sono i cittadini più preziosi, sono anche i più virtuosi, i più indipendenti, i più retti” ha voluto evidenziare che proprio per questa ragione vanno riconsiderati, per l’insostituibile ruolo che svolgono nell’era della globalizzazione. L’agricoltura è vita; pertanto l’agricoltore è oggi una figura strategica per la conservazione delle biodiversità e del paesaggio
rurale, e per questo, la sua funzione va oltre gli aspetti strettamente agricoli e produttivi. Il contadino, in un tempo di abbandono delle campagne e di spopolamento dei piccoli centri, assume un ruolo sociale prezioso per la salvaguardia e custodia dell’ambiente che giornalmente frequenta e sempre per questa ragione va considerato soprattutto un produttore di paesaggio, vale a dire un produttore di beni comuni.
Il programma annuale prevede la coltivazione dei legumi da granella e da foraggio su 4.000 ettari di seminativi portando a beneficio circa 12.000 ettari ogni triennio. E’ un’occasione per affermare la specificità delle produzioni “ottenute in casa” con semi locali e il valore del metodo partecipativo quale alternativa praticabile e sostenibile su larga scala per un’agricoltura comunitaria, per lunghi anni rimasta, per certi versi, lontana dal territorio e dagli agricoltori sardi.
E’ un progetto che parte dalla necessità di ricostruire una presenza organizzata e unitaria delle imprese agricole e zootecniche per presidiare le politiche del settore, per uno sviluppo efficace, articolato e duraturo.
Il progetto, per semplificare la parte burocratica, è aperto a tutte le aziende agricole, regolarmente iscritte alla Camera di Commercio, il cui fondo sia localizzato in uno dei comuni del Medio Campidano.
Ai produttori aderenti sarà riconosciuto, a fine campagna, un aiuto netto per ettaro di Euro 202,00 per un’estensione massima di 4 ettari.

BENEFICI
Questi, nello specifico, i quattro gruppi di benefici immediati:

  1. di carattere socio-economico:
    - sostegno agli accordi di filiera;
    - rafforzamento dell’aggregazione economica, associazionismo e cooperazione;
    - sostegno alle produzioni del “made in Sardinia”;
    - applicazione della normativa della rintracciabilità; 
    - sostegno alla multifunzionalità delle imprese agricole;
    - sostegno alle imprese per il mantenimento dell’occupazione;
    - controllo dei prezzi e lotta alla speculazione;
    - sostegno alla ricerca e ai servizi;
    - creazione di nuove opportunità remunerative per gli agricoltori sardi;
    - sostegno alla ricerca e sperimentazione in collaborazione diretta col CRA e Consorzio Agro zootecnico Sardo;
    - valorizzazione dei legumi da granella, proponendo nella ristorazione e nelle mense scolastiche, i piatti della cultura medievale.
  2. di carattere produttivo, promozionale e commerciale:
    - recupero dei terreni alla produzione di derrate alimentari;
    - produzione di circa 80/90.000 q.li di granaglie;
    - produzione di foraggi da consumo tal quale e da essicazione;
    - riduzione delle importazioni di vegetali proteici per la produzione di alimenti zootecnici;
    - miglioramento qualitativo delle produzioni agroindustriali (latte, carne e formaggi);
    - riduzione degli acquisti dei concimi chimici azotati dai mercati nazionali ed esteri;
    - confezionamento del prodotto da promuovere nelle giornate di “AgriCultura”;
    - diffusione del prodotto nelle scuole professionali alberghiere di Arbus e Villamar;
    - arricchimento del Paniere della Provincia Verde;
    - approvvigionamento di alimenti agli allevamenti partecipanti al Piano di valorizzazione del suino di razza sarda;
    - agevolazione del compito delle api bottinatrici per raccogliere, sui fiori dei legumi, il polline e il nettare;
    - rafforzamento delle politiche e delle strategie di promozione dei prodotti sardi;
    - promozione della filiera corta nelle sue diverse articolazioni e della vendita diretta delle cooperative agroalimentari;
    - un valido contributo al risanamento della Bilancia Commerciale sarda;
    - sostegno agli opifici di surgelazione, che intendono trasformare i legumi, per il mercato alimentare.
  3. di carattere ambientale
    - coltivazione di 4000 ettari di terreni seminativi;
    - agevolazione delle rotazioni colturali su oltre 12.000 ettari;
    - recepimento degli indirizzi colturali previsti dal protocollo di Kyoto;
    - presidio delle campagne;
    - arricchimento di sostanza organica dei terreni impoveriti/modificati dall’uso continuato dell’azoto chimico;
    - conservazione delle biodiversità animali e vegetali;
    - produzione e rilascio al suolo agrario circa 120.000/160.000 q.li di azoto naturale;
    - attenuazione dei fenomeni di ruscellamento fangoso, delle aree abbandonate, in caso di abbondanti piogge;
    - mantenimento del paesaggio agrario e maggior considerazione degli spazi aperti.
  4. di carattere burocratico:
    - semplificazione delle procedure;
    - applicazione della politica dei tempi (un tempo per la semina, un tempo per il raccolto, un tempo per i pagamenti ).

CONCLUSIONE
La globalizzazione rende tutto visibile a tutti in tempo reale. Le differenze oggi sono più appariscenti. Tutto è avvenuto e sta avvenendo in tempi brevi, anzi brevissimi rispetto alla natura dei fenomeni e ai loro tempi di aggiustamento.
Quindi cosa dovremo fare?
Di fronte alla gravità della situazione è urgente che le Istituzioni a tutti i livelli intervengano, sia adottando misure straordinarie per evitare la chiusura delle imprese agricole più deboli, sia mettendo a punto una strategia di lungo respiro che ponga le condizioni per la competitività
della nostra agricoltura.
Per sfuggire alla povertà bisogna rimettere in moto l’economia reale partendo dalle risorse disponibili del territorio. Oggi il motore trainate è l’economia.
Da queste considerazioni nasce “Vivere la Campagna”, un programma finalizzato a far conoscere ai cittadini la gravità della crisi del settore primario e per reclamare dalla Regione interventi straordinari, con “soldi veri”, per superare l’emergenza con un’adeguata strategia di sviluppo per il futuro.
Intervenire per salvare l’agricoltura vuol dire non solo salvaguardare il reddito e l’occupazione degli operatori del settore. Vuol dire, garantire in “casa” l’integrazione alimentare dello straordinario patrimonio zootecnico, di cui solo il comparto ovi-caprino è costituito da 3.550.000
capi. Vuol dire anche salvaguardare il patrimonio culturale, paesaggistico, ambientale che l’agricoltura rappresenta quale fattore non secondario di competitività del nostro “sistema regione”.
Sanluri, 20 Gennaio 2010
« Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »
(Mahatma Gandhi)