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Sardegna

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Vivere la campagna

Produzioni tipiche e bioagricoltura contro la crisi globale

Paniere della Provincia Verde

Mittwoch, 11. Juli 2012 - LA NUOVA SARDEGNA

Sanluri, nel convegno organizzato dall’Unione province è stata ribadita l’importanza del ritorno all’agricoltura

di Luciano Onnis
SANLURI Per combattere la crisi globale non c’è che ripartire dal basso, “coltivando il cambiamento” con quanto madre natura offre: ovvero, la terra. Tornando quindi in maniera convinta all’agricoltura e all’allevamento degli animali. La proposta giunge dal seminario che si è svolto ieri mattina nella sala riunioni della presidenza della Provincia del Medio Campidano per iniziativa dell’Ups, che ha fatto suo il progetto “Vivere la campagna” che da cinque anni porta avanti l’ente provinciale mediocampidanese con un dato di fatto tanto sorprendente quanto significativo: per ogni euro investito dalle 1350 aziende agricole che hanno aderito all’iniziativa, c’è stato un ritorno (documentato) di 4,5 euro. Ma il convegno di ieri, a cui hanno partecipato delegazioni degli otto consigli provinciali sardi, ha detto soprattutto un’altra cosa: alla base della coltivazione del cambiamento, c’è il cibo che, nelle sue molteplici varietà, viene consumato quotidianamente. Cibo sano, biologico, prodotto localmente e consumato in loco, senza dover ricorrere alle importazioni che tanto poi pesano sul bilancio economico singolo e generale. «Coltiviamo il territorio per rimettere in moto l’economia», ha esordito Fulvio Tocco, presidente del Medio Campidano, nella sua relazione introduttiva al seminario. E poi ha aggiunto: «Serve un patto straordinario fra Regione, amministrazioni locali, agricoltori e allevatori, settore industriale. Un patto che ci permetta di trasformare nell’isola ogni produzione agro-zootecnica e di consumarla nell’arco di una annata». Un dato numerico dovrebbe imporre una doverosa riflessione: la Sardegna è, dopo la Lombardia, la seconda regione italiana per patrimonio zootecnico. «Però ci approvvigioniamo dai mercati esteri – ha proseguito Tocco –, e questo vuol dire spendere, mandare i soldi altrove. In poche parole, ci indeboliamo ulteriormente». Dopo l’intervento di Tocco, le ricercatrici Emanuela Manca e Tiziana Corda hanno ripercorso la storia dell’agricoltura e della pastorizia in Sardegna, poi, dopo le convincenti esposizioni della presidente dell’Associazione sarda agricoltura biologica, Maria Chiara Medda, a favore del “fai da te” nella produzione al naturale e nel consumo, è toccato a Stefano Sotgiu, esperto di sviluppo locale per il cibo, chiudere il cerchio sulla convenienza e la necessità di restituire i territori all’agricoltura «a tutela delle produzioni tipiche e identitarie e della biodiversità”. Fra le diverse strategie di attuazione, ha sponsorizzato una politica locale del cibo: «Serve creare nuove figure professionali – ha detto - , come il nuovo fattore, l’educatore e divulgatore alimentare, l’esperto di logistica nella gestione del fresco, il riciclatore dell’avanzato».