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Sardegna

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Vivere la campagna

La rivincita dei prodotti locali

grano duro

Freitag, 9. März 2012 - L'UNIONE SARDA

A quattro anni dal primo progetto di Provincia, Asl, Laore, Asl e fattorie didattiche
Li utilizzano con successo in cinque mense scolastiche

Sono passati quattro anni, da quando la Provincia del Medio Campidano, l'Agenzia Laore, la rete delle fattorie didattiche e l'Asl 6 di Sanluri hanno avviato il progetto "Satu po imparai". Riservato agli alunni delle scuole dell'infanzia, elementari e medie, si poneva diversi obiettivi, tra cui quello di educare le nuove generazioni ad una corretta alimentazione, far conoscere e consumare i prodotti tipici del territorio.
IL PROGETTO È finalizzato a recuperare, conservare e valorizzare il rilevante patrimonio di saperi e produzioni agroalimentari tipiche che caratterizza un territorio a vocazione rurale come il Medio Campidano con percorsi educativi finalizzati all'acquisizione di comportamenti alimentari consapevoli che promuovono gli acquisti a filiera corta», ha affermato Antonio Maccioni, dirigente del servizio multifunzionalità dell'impresa agricola dell'Agenzia Laore, che ieri mattina nei locali del Centro di aggregazione sociale di Pabillonis ha presentato la linea di produzione della pasta di grano duro, coltivato, raccolto e trasformato in Sardegna. E oggi si cominciano a vedere i primi risultati. Da quest'anno scolastico, infatti, nelle mense scolastiche di Gonnosfanadiga , Lunamatrona , Pabillonis , Samassi e Villamar si utilizzano solo produzioni agroalimentari tradizionali. Sono state bandite le merendine, la mortadella, il salame e le focacce per far posto alla pasta (prodotta dal Consorzio agrario di Sardegna), allo zafferano, all'olio extravergine, al riso di San Gavino , al miele, la frutta, le carni, le uova e i prodotti caseari. L'unico prodotto della Penisola che ancora è presente nel menu è il parmigiano grattugiato. «Ma con la collaborazione dei caseari fra poco lo sostituiremo con un buon formaggio sardo da grattugiare», sottolinea Marina Donatini, responsabile del Sian dell'Asl 6. «Le mense scolastiche diventano quindi luogo di divulgazione della conoscenza delle produzioni agroalimentari sarde a chilometro zero e a marchio di qualità e importante strumento di diffusione di comportamenti alimentari per i nostri figli», ha aggiunto Gianluigi Piano, assessore provinciale alla Pubblica istruzione, «dall'alimentazione dipende la salute dei bambini e degli adulti del futuro».
L'ECONOMIA «A guadagnarne è anche il settore agricolo». E i numeri gli danno ragione. A beneficiare dell'iniziativa sono in particolare i quattordici produttori agricoli che forniscono i prodotti alle cinque mense. Si consumano oltre cinquemila chili di pasta, centinaia di chili di carne, di frutta e verdura, di riso, oltre a formaggi e uova. Tre i gestori delle mense, che hanno anche il compito di organizzare gli incontri con i genitori per far conoscere la qualità dei prodotti utilizzati per i menu di ogni giorno. Nelle mense è stata bandita la plastica, infatti si usano piatti di ceramica e bicchieri di vetro. «Con la collaborazione di Abbanoa e lo stretto controllo della Asl viene data l'acqua di rubinetto», ha aggiunto Antonio Maccioni. Sono 3.670 gli alunni che usufruiscono del servizio mensa, per un giro di affari che sfiora i 3 milioni di euro. Il costo a pasto varia da scuola a scuola e da paese a paese, passando da 3,37 per i bambini dell'infanzia ai 6 euro per i ragazzi delle medie. Numeri che spiegano l'importanza dell'iniziativa e che spingono ad un prezzo unico per tutte le sedi di 4,30 euro.
(g. p. p.)