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Sardegna

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Vivere la campagna

Bagno di folla per il santo

Sant'Antonio di Santadi - folla fedeli in processione

Mittwoch, 20. Juni 2012 - L'UNIONE SARDA

ARBUS. Cibo, storia e arte nella frazione Santadi, poi i 76 chilometri di processione
In diecimila hanno partecipato alla tradizionale festa

Quasi diecimila persone sono passate nell'ultimo weekend per Santadi, la piccola borgata di Arbus, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant'Antonio. Un bagno di folla superiore a quello degli anni passati e che ha premiato l'idea di anticipare le iniziative con la preparazione degli elementi che identificano la festa da ormai 400 anni: buoi, cavalli, infiorata (sa ramadura), pane, dolci tipici, costumi, ricami. Sacralità, tradizione, storia, arte, artigianato e folclore culminati nella processione più lunga del territorio: 76 chilometri, andata e ritorno, da Arbus alla frazione marina.
PROCESSIONE Un corteo seguito da 20 gruppi folk, 15 cavalieri, 30 cavalli, 50 traccas e 500 persone a piedi. Per la prima volta nella storia l'area di San Giovanni, dedicata alla sosta pranzo, ha faticato ad accogliere tutti. Ognuno si è arrangiato come ha potuto. Alla mensa sono state distribuite lumache (40 mila) e una cinquantina di capretti. Stesso successo ieri nel percorso inverso. Un corteo per un pezzettino di storia locale. Alla partenza e all'arrivo c'era tutta Arbus, anche le persone che magari non frequentano assiduamente la chiesa erano lì, in religioso silenzio ad assistere alla processione.
LE TRACCAS Lungo il percorso c'erano anche gli emigrati, rientrati a casa per il loro Santo. «Lavoro in Olanda», dice Marco Steri, «ma ogni anno sono qui. Impossibile non partecipare: sarebbe un tradimento al paese. Assieme a Is Carradoris quest'anno abbiamo addobbato 12 traccas, oltre il cocchio». Mondino Dessì, 86 anni, il più anziano del corteo, è felice per esserci ancora: «Nel 1947», ricorda l'anziano agricoltore, «per me la prima volta, c'erano un gruppetto sparuto di fedeli a piedi e un paio di traccas. Ora sono tanti. Difficile contarli. Tutto l'anno a preparare buoi e cavalli per Sant'Antonio. Vengono pure i giovani. Così la tradizione non muore. Lo dicevo ai miei figli, otto maschi e due femmine: da Sant'Antonio dovete andare. Sempre». E loro ci vanno. Tutti e dieci. Come va da 32 anni, col suo calesse, Ubaldo Vaccargiu: «Ho iniziato con una scommessa: 400 mila lire. I miei amici dicevano: il cavallo se va non torna. Arrivò e tornò. Vinsi i soldi. Da allora ho cambiato otto cavalli».
Santina Ravì