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Sardegna

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Vivere la campagna

Sardegna Medio Campidano

copertina
gennaio 2009 -

 

Dall'altopiano della Giara alla Costa Verde, c'è un'isola nell'isola che si manifesta col silenzio dei luoghi, lungo strade immaginarie che ritornano indietro di millenni, nelle mani di uomini e donne che creano e producono, nel segno dell'arte, l'essenza di un'altra Sardegna. Poco nota ai grandi flussi turistici, ma ricercata da chi viaggia "dentro" il territorio.

Arrivano da ovest, volano senza ostacoli rincorrendosi tra lo spazio e la luce, attraversano il mare e si smorzano tra le dune di Piscinas. Spargono nell'aria granelli di sabbia, si tagliano sulla cresta rocciosa dell'Arcuentu, si distendono sui graniti rosa del Linas, s'inebriano di profumi e danzano sulle onde di grano del Campidano, ruotano sulle colline della Marmilla, sibilano tra le pietre dei castelli di Las Plassas e Monreale, rompono il silenzio millenario di massi megalitici, corrono ancora veloci sul tavolato vulcanico di Sa Jara, dove curvano per sempre i tronchi delle querce da sughero e galoppano con i cavallini che vivono liberi. Sono i venti occidentali, libeccio e maestrale, che tutto d'un fiato compiono un viaggio intenso e leggero in questo lembo di Sardegna, dove si respira il Mediterraneo, la luce arriva da ovest, i sensi sono protesi verso sud, la memoria precipita in un sogno lungo cinquemila anni. Volano, si rincorrono, danzano, galoppano, ma a un certo punto, improvvisamente, ala il silenzio, tutto si ferma. L'ora del crepuscolo è un'esperienza tutta da vivere sulle dune di Piscinas o sulla Giara. Le onde si placano, gli uccelli sono muti. Tutto è immobile come in una fotografia ma racconta il movimento.I viaggi dei venti sono le tracce che possono ispirare una rotta nel Medio Campidano, dove strade e sentieri, pietre e alberi, mani e cuori disegnano una Sardegna distante ere geologiche dall'isola che affolla l'immaginario dei vacanzieri estivi, migranti verso luoghi che vivono solo per un mese all'anno. Questo lembo dell'isola è la meta ideale per chi è alla ricerca di vivere un viaggio sentimentale. Vedere non basta in questa terra, che coinvolge naturalmente tutti i sensi e va a toccare i lati emozionali legati al viaggio. È così che il sogno di muoversi insieme ai venti diventa la proiezione di un'esperienza possibile. Il volo è solo una metafora; in realtà ci si muove lentamente, a piedi, in bici, a cavallo. Anche in auto o in moto si può fare, ma sarà immediata la sensazione di andare troppo veloce, di perdere qualcosa di importante.

Dalla Giara alla Costa Verde
L'altopiano della Giara e le dune di Piscinas sono due luoghi di atmosfere irripetibili. Nel cuore di Sa Jara si vive in una sorta di magica sospensione: le strade, i paesi, gli uomini sono laggiù e non si vedono. Sull'antico vulcano sembra di vivere a metà strada tra terra e cielo, l'orizzonte non finisce mai e si ha l'impressione che Sa Jara potrebbe essere grande come un altopiano africano. Quassù il Mediterraneo assume le sembianze dell'Africa perché i ritmi del tempo sono segnati da albe e tramonti, l'uomo è un ospite e le capanne di pastori sono una delle poche tracce. La vita e il movimento seguono lo spirito libero degli ultimi cavallini selvatici del nostro continente, l'acqua è impermanente, come testimoniano i paulis, grandi laghi in primavera,
spazi vuoti in epoca di siccità. L'acqua è fonte di vita e uno degli spettacoli più belli cui si può assistere sono le fioriture primaverili di ranuncoli, narcisi e orchidee selvatiche. Verso occidente il Medio Campidano si distende fino al mare. E lo fa nel modo più bello possibile. La dorsale granitica del Linas e le guglie dell'Arcuentu dominano un polmone verde, intimo e segreto,
prima di arrivare a sentire echi di risacca e profumo di mare.
Queste montagne, che si affacciano sul paradiso, si aprono varchi verso l'inferno. Per fortuna è un inferno muto, che ormai vive solo nei ricordi. Nelle miniere di Montevecchio e Ingurtosu tutto sembra si sia fermato ieri. Non è solo una sensazione: l'ultimo pozzo è stato chiuso nel 1991. Mentre scoppiava il boom economico e negli anni '80 esplodeva incontenibile la febbre dell'apparenza e delle finanze creative, tra quelle montagne si moriva di silicosi o si rimaneva prigionieri in miniera. A fronte di economie virtuose e virtuali, l'economia di Arbus, Montevecchio, Villacidro e Guspini aveva radici profonde, tristi e nere come le miniere. Le miniere di oggi sono viaggi nella memoria, percorsi fondamentali per capire la storia di questa terra e della sua gente. Oggi le porte dell'inferno si sono chiuse e, oltre quelle montagne, si spalancano le porte del paradiso. La strada che si srotola verso il mare s'insabbia nella grande duna di Piscinas. Anche qui, come sulla Giara, si cammina sospesi sulla dorsale
di una sabbia leggera e infinita, disegnata e costruita dai venti occidentali. Le tracce lasciate sulle dune hanno vita breve come quella delle farfalle: basta qualche respiro di maestrale per cancellarle. Si procede a vista fino al mare, slegati da logiche traiettorie, tra insoliti punti di riferimento: pendenze, curve, ombre, onde di sabbia. E quando si trova il mare, l'unico punto di riferimento è lo spazio sconfinato di sabbie, cielo e acqua dove l'uomo appare irrilevante. Arbus, Montevecchio, Guspini e le terre campi danesi sembrano luoghi lontanissimi e la percezione è quella di aver trovato, per un giorno, la giusta via di fuga. La stessa percezione si avverte camminando sui sentieri del massiccio del Linas, anima selvaggia del Medio Campidano, oppure lasciandosi attrarre dal magnetismo dell'Arcuentu, misteriosa montagna che concentra nelle sue antiche rocce vulcaniche nebbie e segreti, misteri ancestrali e primitive spiritualità. In vetta ci sono i resti di un antico castello, una cappella votiva e una lecceta ricoperta di muschio. Da lassù, con un solo colpo d'occhio, si toccano l'immensa solitudine della Costa Verde, il taglio netto dell'altopiano della Giara e, in lontananza, le spalle larghe del Gennargentu. La forza espressiva di questo luoghi non è solo negli spazi infiniti. A San Sisinnio, olivastri millenari, si contorcono e si distendono raggiungendo le dimensioni di querce. Sono ulivi ma bisogna pensarci continuamente per rendersene conto. Sono ulivi ma hanno "corpi" umani e simboleggiano la profonda umanità di questa terra.

Dagli spazi infiniti alle mani dell'uomo
E se il Medio Campidano si distende tra luoghi "estremi", il suo centro non è una località e potrebbe essere raffigurato con le mani dell'uomo. La ricchezza di questa terra infatti è tutta nel cuore e nelle mani della sua gente, capace di creare, trasformare, forgiare, produrre. La tipicità, parola addirittura abusata altrove per motivi di marketing, qui è espressione quotidiana, un modus vivendi che ha radici antichissime. Solo così si comprende facilmente come alcuni laboratori di ceramica custodiscano 5.000 anni di storia. Roberta Cabiddu, ceramista di Villanovaforru, lavora con tecniche nuragiche e considera il tornio uno strumento futuristico. Realizza pintadere (strumenti per decorare il pane) e askos (vasi utilizzati in epoca nuragica durante riti religiosi) con la tecnica del "colombino" e gli strumenti per la decorazione dell'argilla sono conchiglie e ossa di animali. Nel segno del fuoco e del metallo, mani sapienti rendono onore alla tradizione dei coltello, oggetto che in Sardegna ha segnato nei secoli la quotidianità di pastori, contadini e minatori. I governi spagnolo e piemontese nel XVII secolo vietarono l'uso di coltelli a lama fissa creando così le condizioni per la produzione di arresojas, vale a dire coltelli a serramanico. Un coltello di grandi tradizioni è I'arburesa , conosciuto anche come "gonnese" o a "foggia antica", con lama panciuta, manico ricurvo in un unico pezzo e due fascette metalliche alle estremità. In terra sarda il coltello è qualcosa in più di un semplice strumento da lavoro e costituisce un elemento etnico identificativo, parte integrante dell'uomo come potrebbero essere i baffi o le scarpe. E soprattutto, grazie all'abilità di coltellinai sopraffini,non è solo tecnica ma una forma d'arte. Basta entrare in uno dei tanti laboratori sparsi sul territorio.
Ad Arbus c'è il museo del coltello e Paolo Pusceddu, deus ex machina di questa struttura, trasforma i coltelli in pezzi da collezione. L'ultima sua "perla" è un coltello con lama "damascata" raffigurante la Natività. Se poi si ha la fortuna di vederlo all'opera nel suo laboratorio, anche nell'esecuzione di un lavoro semplice e per lui non troppo impegnativo, si scopre che la passione e l'ingegno creativo vengono prima della tecnica. Osservandolo in azione viene naturale pensare che Paolo Pusceddu sta alle lame come Maradona sta al pallone: forse è un'esagerazione, ma serve per rendere l'idea che anche la realizzazione di un coltello può essere uno spettacolo. Nell'immaginario collettivo la produzione di pecorino sardo è un rito antico e l'idea dell'allevatore richiama il luogo comune di uomini che vivono in simbiosi col proprio gregge isolati dal mondo. In realtà "luoghi comuni" nel Medio Campidano non esistono, in tutti i sensi. A Funtanazza, nel paradiso della Costa Verde, Mauro e Sandro Lampis producono pecorino e ricotta da agricoltura biologica seguendo le orme del bisnonno Pietro che produceva formaggio già dalla metà dell"800. La storia prosegue con nonno Raimondo e babbo Pietro che pur avendo visto l'Uomo sbarcare sulla Luna mai avrebbe pensato che i figli Mauro e Sandro sarebbero stati fra i primi allevatori al mondo a usare l'alta tecnologia nelle fasi di mungitura e monitoraggio del gregge e della produzione. E così è normale a Funtanazza ritrovarsi tra le pecore con un PC tra le mani per valutare una serie di dati riferiti a ogni singolo capo di bestiame. "Fra tradizione e innovazione" è uno degli slogan più abusati ma qui è la realtà dei fatti. E non finisce qui. Grazie alle mani laboriose di uomini e donne del Medio Campidano tra le produzioni che si identificano in questo territorio c'è l'''oro rosso" di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca, il triangolo dello zafferano. I tepori autunnali creano le condizioni ideali per la fioritura verso fine ottobre e inizio novembre. Uomini e donne ricurvi per ore raccolgono centinaia di fiori per qualche grammo della preziosa spezia. Dopo la raccolta, sempre manualmente, avviene la separazione degli stimmi (tre per ogni fiore) e la successiva essiccazione. Centotrenta fiori e trecentonovanta stimmi servono per un grammo di zafferano.
Ciò significa che per un chilo di "oro rosso” servono centotrentamila fiori. Il valore? Circa 5 euro al grammo che significa cinquemila euro al chilo! Nonostante la scarsità di precipitazioni la ricchezza di questa terra era nota già a Fenici e Romani. Non a caso il Medio Campidano divenne uno dei granai privilegiati di Roma. Niente come il pane costituisce la ritualità, racconta la quotidianità, e trasmette il calore di tradizioni familiari. Oltre al classico civraxiu con il coccoi il pane campi danese diventa una scultura e trasforma in arte l’alimento più semplice e basilare della tavola.

Archeologia industriale
Tutto sembra essere finito improvvisamente e l’atmosfera da day after che si respira nelle aree minerarie che per tanti anni sono state il motore dell’economia locale trasmette emozioni particolari. I segni del tempo sono evidenti ma l’ultima sirena che ha fermato il cuore pulsante dell’attività mineraria risale al 1991. L’area interessata è quella del Monte Linas, i luoghi sono Montevecchio, Ingurtosu, Canale Serci, Perd’e Pibera, Naracauli. Tra le spiagge di Piscinas, Villacidro e Arbus imponenti fabbricati, ferrovie, impianti di lavaggio dei minerali, pozzi, argani, teleferiche, officine raccontano la realtà cruda, dura, umanissima del mondo minerario. Alcune strutture sono state recuperate e permettono di entrare realmente in quel mondo: c’è il silenzio, tutto è fermo ma si respira il senso dell’attività mineraria. Altre strutture sono corrose dal tempo e la loro decadenza è una traccia forte sul territorio, un segno della storia che sintetizza il cambiamento: quello che era fonte di vita per migliaia di persone si è dissolto. Il percorso di archeologia industriale che si può effettuare negli ambienti recuperati costituisce un importante patrimonio culturale che passa attraverso una delle forme più intense di legame uomo-territorio. Dove un tempo, lavoravano, vivevano, morivano migliaia di operai passeggiano indisturbati famigliole di cervi. Ivano Quartu e le guide Ciao Arbus sono le chiavi per entrare nella dimensione senza tempo di Montevecchio e Ingurtosu. Dal Palazzo della Direzione di Montevecchio, al Pozzo di San Giovanni a Piccalinna e il Pozzo Gal e il Museo degli operai a Ingurtosu, il viaggio “archeoindustriale” costituisce una via privilegiata per comprendere in profondità il territorio, la storia, le radici umane della parte occidentale del Medio Campidano.

Dagli spazi orizzontali alla verticalità

Il viaggio nel Medio Campidano finisce nella verticalità. I grandi spazi orizzontali della costa, delle colline e degli altipiani sprofondano nel tempo quando si scivola nel silenzio e nelle ombre di costruzioni nuragiche. È li che batte forte il cuore antico di questa terra. È li che la nostra mente tecnologica produce interrogativi senza troppe risposte. Negli spazi delimitati da pietre megalitiche si dilatano misteri e iniziano viaggi interiori, tra immaginazione e ricerca di segreti e tesori. Tutto ciò si avverte sulla pelle varcando l'apertura di una delle varie domus de janas del territorio, grotte scavate nella roccia per il riposo eterno dei defunti: in un passo un salto di 5.000 anni indietro. Anche i nomi di nuraghi, tombe dei giganti e domus de janas evocano le tappe di un viaggio arcaico: Genna Prunas, Cort'e' Semmuccu, Sa domu 'e s'Orku, Su Quaddu 'e Nixias, Bruncu Màdugui, Genna Maria, Nuraxi 'e Cresia, Su Nuraxi. Proprio quest'ultima, Su Nuraxi, è una tappa imperdibile del nostro viaggio. Si trova a Barumini e costituisce il più importante dei possedimenti nuragici, abitato per circa 1.200 anni tra il 1450 a.C. e il 300 a.C. e riconosciuto dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità.Senza più una rotta stabilita, questa Sardegna regala la sensazione di essere nomadi. In una continua alternanza tra movimento e immobili silenzi, sconfinati spazi orizzontali e profondità verticali, dove la presenza dell'uomo è impercettibile, si scopre una terra umanissima che ispira fiducia. Il viaggio nella terra campidanese termina nell'ora magica, quando tutto si ferma, dopo la luce, prima del buio. Nell'aria di Tuili il suono antico di launeddas, nella tomba di Sa Domu 'e s'Orku misteri senza tempo, nella piazza Zampillo di Villacidro tredici panchine per quarantasette uomini, nella miniera di Montevecchia una famigliola di cervi, a Villamar un murale "contra sa prepotenzia, contra sa violenzia", a Turri profumo di zafferano, sulla Giara sculture di sughero, a Piscinas sabbia sotto i miei piedi.

Chi ama l’outdoor trova nel Campidano incredibili scenari, diversi per paesaggio, vegetazione e suggestioni. Sono la Giara, il Monte Linas, l’Arcuentu e la Costa Verde. I nostri consigli per viverli al meglio

Sentieri, stradelli, carrarecce sono le tracce ideali per vivere passo dopo passo questo lembo di Sardegna che merita di essere scoperto nei suoi grandi spazi e nella sua integrità. Camminare su altopiani, montagne, dune di sabbia significa entrare nel cuore di questa terra in sintonia con luoghi e persone in modo diretto. , tracciati generalmente non prevedono difficoltà tecniche, ma spesso e volentieri attraversano zone isolate non coperte dal segnale per telefoni cellulari e lontane da centri abitati. Trattandosi di zone poco frequentate è bene essere prudenti. Dunque si consiglia di pianificare le escursioni studiando in anticipo il territorio e gli itinerari, equipaggiarsi con abbigliamento adeguato e le giuste scorte di cibo e, soprattutto, acqua. I territori attraversati, oltre a luoghi di grandi suggestioni ambientali e naturalistiche costituiscono un viaggio nella storia e nelle vicende umane. Per questi motivi si consiglia vivamente di affidarsi ai servizi delle guide locali, professionali e affidabili, in grado di agevolare la comprensione e l'integrazione in un ambiente ricco di aspetti altrimenti destinati a rimanere sconosciuti. Tre sono le zone consigliate per organizzare possibili trekking: l'altopiano della Giara; il massiccio del Monte Linas; Monte Arcuentu.

Un altopiano di lava
La Giara è un altopiano di origine vulcanica. La lava esplosa circa due milioni e mezzo di anni or sono solidificandosi divenne un durissimo blocco di basalto resistente all'erosione degli elementi atmosferici. La cornice di terra calcarea è stata invece spazzata via e ora Sa Jara rimane un grande altopiano di oltre 4500 ettari, lungo 12 km e largo 4 km, che si eleva fino a 600 metri sul livello del mare interessando i comuni di Tuili, Setzu, Genoni e Gesturi; è caratterizzato da un ambiente sostanzialmente integro dove la presenza dell'uomo, fin dall'epoca nuragica, non ha mutato il suo aspetto originario. Ovunque si allungano orizzontalmente gli alberi bandiera, le querce da sughero che non riescono a crescere verso "alto perché quassù il maestrale non vuole ostacoli e deve essere libero, proprio come i Cavallini dagli occhi a mandorla, dalla piccola stazza (1 metro e 20 al garrese) e dalla folta criniera che popolano l'altopiano. Sono i quaddeddus gli ultimi cavalli selvaggi del nostro continente, simbolo di questa terra a metà strada tra terra e cielo, vivono allo stato brado, nell'indipendenza più assoluta. Le tracce dell'uomo sono solo piccoli sentieri, muretti a secco e antiche capanne su masoni. Le essenze mediterranee arricchiscono questo luogo di suggestioni che invitano ad escursioni prolungate.
Oltre alle sughere e le roverelle la macchia si caratterizza per la presenza di corbezzolo, mirto e lentisco, mentre nelle distese più umide fioriscono ranuncoli, narcisi e orchidee selvatiche.
Tra gli endemismi si segnala la Morisia monantha, erba che cresce tra asfodeli e euforbie e un crostaceo vivente di 200 milioni di anni, il Lepidurus. Il territorio è caratterizzato da grandi depressioni che in inverno e primavera appaiono come grandi laghi, i paulis che costituiscono un importante riserva d'acqua per animali e specie vegetali: Oltre ai cavallini l'altopiano è popolato da cinghiali, volpi, martore mentre lo "spazio aereo" è la patria di gheppi, poiane, civette e uccelli acquatici come aironi e cicogne.
L'altopiano è il luogo ideale per tanto semplici quanto belle escursioni; se si escludono le strade sterrate che attraversano la Giara è complicato orientarsi sui sentieri che penetrano il cuore di questa oasi di pace. Si consiglia perciò di affidarsi a una guida specializzata ed esperta.

Selvaggio Linas
Il complesso montuoso del Linas si sviluppa nel territorio di Villacidro tra il mare e la pianura campidanese. Si caratterizza per imponenti pareti di graniti rosati e per una fitta vegetazione arbustiva di timo, elicriso e lavanda. La conformazione geologica dà origine a scenari di grande suggestione ricchi di gole, vallate, canyon e cascate. Da non perdere le cascate di Piscina lrgas, la cascata di Muru Mannu che precipita in un grande anfiteatro roccioso con un salto di 72 metri (la più alta della Sardegna) e le cascate del Linas e Sa Spendula. Di grande impatto le sconfinate foreste di leccio, per secoli "casa" di carbonai, taglialegna, allevatori: le antiche piazzole per le carbonaie sono oggi aree attrezzate con panche e tavoli per gli escursionisti. Le leccete sono accompagnate in questo ambiente mediterraneo da imponenti formazioni di erica, rigogliosi esemplari di corbezzolo, fillirea, cisto, euforbia arborea, lentisco e olivastro. Ben 45 sono gli endemismi, tra i quali spicca l'Helicrisysum momtelinasanum proprio sulla sommità del massiccio.
Nella zona di Villacidro si possono raggiungere zone di grande interesse come la centenaria pineta del Carmine, il parco di Villascema, il parco di Castangias e quello di San Sisinnio, con straordinarie piante di olivastri millenari, alti fino a 13 metri e con tronchi del diametro di 5 metri. Tra gli itinerari trekking si consiglia l'anello di Cascata Piscina lrgas: è privo di difficoltà tecniche e richiede 4 o 5 ore di cammino, con vedute sulle maggiori vette del massiccio. Il sentiero è segnalato, ma si consiglia di affidarsi per informazioni o per guide alla cooperativa Fulgheri di Villacidro. Da non perdere la scoperta di un itinerario letterario nel Parco Culturale Giuseppe Dessì, nei luoghi in cui lo scrittore ambientò il romanzo Paese d'Ombre.

L'Arcuentu e la Costa Verde
La Costa Verde è attraversata da sentieri mozzafiato in un ambiente di magica solitudine. La costa e l'entroterra costituiscono uno scenario dove solo spostandosi a piedi si può apprezzare l'unicità di questo luogo. Tra le tante possibilità, oltre i percorsi archeominerari nelle zone di Montevecchio e lngurtosu, un itinerario su tutti consente di abbracciare in un solo colpo d'occhio il litorale, la pianura del Medio Campidano e il profilo dell'altopiano della Giara. Si tratta della camminata al Monte Arcuentu, un massiccio vulcanico costituito da pareti esposte e squadrate formate da antichissime colate laviche. I profili di questa montagna sono inconfondibili e dominano tutto l'ambiente circostante.
Oltre alla fitta macchia mediterranea e i pascoli caratterizzati dai tipici statzus (ovili) in pietra, merita di essere scoperto il bosco primario di lecci che ricopre la vetta rocciosa della montagna, dove nel Medioevo sorgeva una fortezza. L'Arcuentu è raggiungibile con il sentiero 192 del Cai, che parte in località Sa Tanca, poco distante da Montevecchio (strada per Funtanazza). Per la via del ritorno si segue lo stesso spettacolare sentiero oppure si segue le traccia che conduce alla strada provinciale Montevecchio-Costa Verde in località Coddu Genna Abis, dove è indispensabile avere un mezzo per rientrare a Montevecchio. Da non perdere la straordinaria camminata sulle dune di Piscinas, dal campeggio Sciopadroxiu al mare. Per gli amanti dei trekking itineranti di più giorni il Consorzio Ciao di Arbus ha messo a punto percorsi guidati di 4, 7 o 10 giorni, con trasporto bagagli tra i diversi punti tappa, oppure un bellissimo percorso di 6 tappe "self guided" in Costa verde, passando per l'Arcuentu con arrivo a Piscinas. Il pacchetto prevede servizi come trasporto bagagli, incontro con le guide per le informazioni sul percorso e la consegna delle mappe dettagliate, soggiorno in mezza pensione in strutture agrituristiche, pranzi al sacco e transfer da e per l'aeroporto.

Suggerimenti per il cicloturista
Il Medio Campidano si presta naturalmente alla pratica del cicloturismo. Strade poco trafficate, dislivelli limitati e spiccata varietà ambientale fanno di questo territorio una meta decisamente ambita dagli appassionati del pedale. La bicicletta più indicata è un modello ibrido o tutto terreno che, grazie alla sua versatilità, ben si adatta su percorsi misti asfalto-sterrato. Se si escludono le arterie principali (S.S. 131, S.S. 196, S.S. 197) il territorio è attraversato da molte strade provinciali secondarie che mettono in collegamento i 28 comuni del territorio. Oltre agli itinerari descritti è possibile pedalare su strade campestri che permettono di scoprire gli angoli più remoti del territorio. La segnaletica spesso è approssimativa o insufficiente quindi è consigliabile munirsi di cartina stradale e, in caso di dubbi o incertezze, non esitare a rivolgersi alle persone del luogo che sono generalmente gentili e disponibili a fornire indicazioni utili. I periodi più indicati per pedalare in questa zona sono quelli compresi tra marzo e la prima metà di giugno e tra settembre e novembre. Prima di affrontare uscite in bicicletta si consiglia di verificare i possibili punti ristoro e approvvigionamento acqua. Prevenire prima di fare i conti con fame o mancanza di liquidi è una norma che diventa importante in territori poco antropizzati. Un aspetto da non sottovalutare in Sardegna, soprattutto in primavere, è il vento che per certi versi può condizionare la pedalata ancora di più che la salita e aumenta i rischi di disidratazione.

I sapori
La ricchezza del Medio Campidano si manifesta soprattutto nelle tradizioni enogastronomiche. La produzione e la lavorazione delle materie prime si distinguono anche dal resto della Sardegna per alcune eccellenze "endemiche". Si parte dalla terra, considerata fin dall'antichità, il "granaio di Roma" e dal pane, base dell'alimentazione. I panifici tradizionali usano ancora su frumentu, vale a dire la pasta madre come lievito naturale. Le tipologie di pane sono principalmente due: su civraxiu, pagnotta tonda con crosta croccante e mollica morbida di circa un chilo, e il coccoi, caratterizzato da una mollica compatta ma soprattutto da decorazioni uniche, fatte lavorando la pasta con coltellini e forbici. Nei dolci, oltre agli ingredienti base come zucchero, uova e farina, è frequente l'utilizzo di sapa (mosto cotto), mandorle e formaggi freschi. Gli amaretti fatti con pasta di mandorle dolci e amare, e le pardulas, formaggelle a base di zafferano, ricotta o formaggio fresco, sono i dolci più diffusi in zona. Da provare anche il pani de saba, focaccine con mandorle e mosto cotto, le papassinas fatte con una base di noci o mandorle e uva passa e gli immancabili pistoccus o pistoccheddus, biscotti ricoperti di glassa bianca. Le pecore sono parte integrante delle pianure e delle colline campidanesi; il formaggio pecorino, insieme alla ricotta, costituisce un'eccellenza campidanese. In forte crescita i formaggi caprini per le peculiarità nutrizionali come digeribilità e leggerezza. Grande importanza nella dieta quotidiana di questa zona sono le carni dove su porceddu arrustu, il maialetto, fa la parte del leone. Tantissimi i salumi: suini o derivati da carni ovine, prosciutti e salsicce, salami, lardo, pancetta, strutto; frequentemente serviti come antipasti svolgono un ruolo importante nella preparazione di piatti come zuppa di fave con lardo, oppure rosolate con cipolle e pancetta. Tra i prodotti della terra risultano particolarmente apprezzati carciofi e pomodori. Grande importanza nelle tradizioni locali è attribuita alla coltivazione degli olivi con una produzione di olio extravergine Dop (Denominazione di origine protetta) di notevole qualità. Spiccano le due varietà tradizionali di olive nere di Gonnosfanadiga e Villacidro. Per secoli la cucina di questo territorio è stata decisamente povera. La carne per molte famiglie era un lusso e così la fonte primaria dell'alimentazione erano i legumi, ricchi di proteine. Lenticchie, fave, fagioli e ceci sono alla base di ricette semplici e gustose che trovano un posto di rilievo anche nelle ricette di tavole "ricche". Infine l'oro rosso che impreziosisce le campagne di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca: sua maestà lo zafferano. La pregiata spezia, utilizzata già dai Romani come tintura e forse introdotta in questa zona nel 1300 dai monaci basiliani, ha molteplici proprietà: digestive, stimolanti, analgesiche ma soprattutto conferisce un inconfondibile aroma a tante pietanze. Infatti ne viene fatto grande uso nei primi piatti (ottimi i ravioli ripieni di ricotta, scorze di limone grattugiato e appunto zafferano), nei secondi come con la carne di agnello e nei dolci con le imperdibili pardulas.

Gli Itinerari
La Provincia del Medio Campidano si sviluppa tra la Costa Verde e l'altopiano della Giara. Tre sono le aree che caratterizzano questo territorio, da ovest verso est: il tratto costiero con la Costa Verde, i rilievi del Monte Linas e Monte Arcuentu e il capoluogo Villacidro; la fascia mediana, pianeggiante, che costituisce il cuore del Medio Campidano sull'asse Serramanna, San Gavino Monreale e Pabillonis; la zona interna, dal profilo collinare, compresa tra l'altro capoluogo Sanluri e l'altopiano della Giara. Gli itinerari proposti vanno a scoprire il territorio con percorsi ad anello che si possono effettuare in auto o in bicicletta. L'asse viario principale è la S.S. 131 "Carlo Felice", superstrada a 4 corsie che percorre l'intera isola e attraversa ii Medio Campidano nella direzione nord-ovest sud-est. Altra direttrice strategica è la S.S. 197 che attraversa la provincia da est a ovest. Le due zone interessate dagli itinerari descritti (area Sanluri - Parco della Giara e Costa Verde) sono facilmente messe in comunicazione da un itinerario di collegamento, in pratica una bretella di circa 40 km che parte da Sanluri: con la S.S. 197 si arriva a San Gavino Monreale dove si prosegue sulla S.P. 61 alla volta di Villacidro (capoluogo di provincia insieme a Sanluri) e, infine sulla S.S. 196 fino a Guspini. Possibili estensioni verso Pabillonis (nord), Samassi e Serramanna (sud).

Primo itinerario: entroterra campidanese
Punto di partenza e arrivo: Sanluri
Lunghezza: 74 km
Dislivello: circa 500 metri
Tipo di strada: asfaltata
Note: l'itinerario si sviluppa nella zona occidentale del Medio Campidano toccando molti luoghi di interesse turistico. La cartellonistica stradale, al momento della realizzazione dell'itinerario, presenta alcuni punti critici come l'assenza di segnali
e/o cartelli poco leggibili. Per questo motivo si consiglia di seguire scrupolosamente le indicazioni che seguono nella descrizione dell'itinerario. Il percorso costituisce una buona proposta anche per ciclisti ben allenati. Nel caso in cui si decida di affrontarlo in bici (strada o ibrido) si consiglia prudenza sulla S.S. 197, una delle strade più trafficate del Medio Campidano.
Si parte dal centro di Sanluri, di fronte al castello, seguendo le indicazioni stradali per Villanovaforru, imboccando la via Sant'Antioco. Si esce dal centro abitato seguendo la strada principale (piccola strada asfaltata). Percorsi 900 metri si tiene la destra sempre in direzione di Villanovaforru. In saliscendi si attraversa la bella campagna campidanese tra campi di grano. La strada procede in prevalente salita e, dopo 5 km dalla partenza, si scollina nei pressi di un rudere: da questo punto si gode di un gran panorama che spazia dall'altopiano della Giara, al castello di Monreale e i profili montuosi del Monte Linas a ridosso della costa; in pratica la vista abbraccia l'intero territorio del Medio Campidano. Si continua su questa strada per circa 3 km arrivando in vista del paese di Villanovaforru, che si raggiunge senza difficoltà (8,8 km). Si entra in paese transitando in via Sanluri in salita fino al centro, dove si seguono le indicazioni per il museo Archeologico. Dal centro di Villanovaforru si prosegue alla volta di Sardara: le indicazioni sono scarse o nulle, quindi la cosa migliore è chiedere informazioni. Si esce dal paese seguendo la via Umberto I in salita. Una volta fuori dal centro abitato si prosegue verso Collinas e Sardara. Dopo 100 metri si piega a sinistra seguendo le indicazioni per la S.S. 131 imboccando viale delle Agavi. Poco dopo, nei pressi di una rotatoria, si prosegue dritti in discesa fino ad un altro evidente incrocio (15,1 km) dove si piega a destra (prima dell'innesto- sulla S.S. 131) sulla parallela della S.S. 131. AI successivo incrocio (16,7 km) si segue a destra l'indicazione per Sardara. Percorrendo via Cagliari si entra nella zona abitata di Sardara. Qui si seguono le indicazioni per Ales e Collinas (17,7 km) percorrendo il viale dei Platani. In uscita del paese si arriva a un incrocio a T (18,7 km) dove si mantiene la destra proseguendo per 3 km fino a Collinas (21,8 km). Attraversato il centro del paese si continua in direzione di Gonnostramatza sulla S.P. 69 per circa 2,5 km fino ad un bivio poco visibile e non ben segnalato: si gira a destra seguendo le indicazioni turistiche per "Seggiovia" e "Museo del Territorio". Poco dopo si passa nei pressi del museo del Territorio (visibile sulla sinistra) che merita una visita, e della piscina pubblica. L'itinerario prosegue diritto verso Siddi fino a un incrocio (29,2 km) dove la segnaletica è alquanto carente: qui è importante girare a sinistra (dritti si andrebbe a Lunamatrona). Di fronte si nota facilmente il profilo dell'altopiano della Giara di Siddi. La strada lambisce il centro abitato di Lunamatrona raggiungendo un incrocio a T dove (32,6 km, segnaletica assente) si gira a sinistra verso il centro di Siddi. Si transita davanti al Municipio e a "Casa Steri" (museo delle Tradizioni agroalimentari della Sardegna) che merita una sosta. Si esce dal paese (33,5 km) tornando sulla circonvallazione in direzione Villamar e Ussaramanna. Dopo 1 km, all'incrocio, si gira a sinistra per Ussaramanna (37 km) che si raggiunge dopo circa 2 km. Lasciato alle spalle il centro abitato, all'evidente incrocio (38,3 km), si abbandona la S.P. 46 girando a destra verso Turri. Percorrendo la S.P. 44 si attraversa il centro abitato di Turri proseguendo fino a Tuili (43,3 km) e, passando di fronte all'area archeologica di Su Nuraxi, Barumini (47,3 km) fino all'incrocio nel centro del paese dove si gira a destra in direzione Villamar sulla S.S. 197. Si passa per Las Plassas (50,3 km) proseguendo per circa 6 km alla volta di Villamar. Prima di entrare nella zona abitata, nei pressi di un incrocio scarsamente segnalato (57,6 km), si lascia la S.S. 197, girando a sinistra in direzione di Segariu (cartello quasi illeggibile) sulla S.P. 42. Dopo circa 1 km si oltrepassa un ponte, si esce da Villamar e si gira a destra per Segariu sulla S.P. 43 transitando tra sconfinati campi di grano nel cuore del Medio Campidano. Oltrepassato un primo ponte (66 km), se ne supera un secondo nel paese di Segariu, e poi si gira a destra sulla S.S. 547 in direzione Sanluri. Dopo circa 3 km si arriva a Furtei proseguendo fino alla S.S. 197 Villamar-Sanluri: all'incrocio a T si gira a sinistra in direzione "innesto S.S. 131 ". Percorsi 600 metri sulla S.S. 197 si piega a destra sulla S.P. 48 fino a Sanluri (74 km) dove si prosegue fino al castello, chiudendo così l'anello.

Secondo itinerario attraverso il Parco della Giara
Punto di partenza e arrivo: Tuili
Lunghezza: 34 km
Dislivello: 380 metri circa
Tipo di strada: asfalto (22 km), sterrato (12 km)
Note: itinerario di grande interesse paesaggistico, naturalistico e storico-archeologico che penetra nel cuore dell'altopiano della Giara. Da non perdere una sosta a Barumini con l'area archeologica di Su Nuraxi. I borghi di Tuili e Gesturi meritano una visita. Si consiglia una bici da turismo con tripla moltiplica e copertoncini adatti a pedalare su percorsi sterrati (fondo compatto e scorrevole); in alternativa può andare bene una mtb con copertoncini scorrevoli. Il tratto più impegnativo sono i 4,3 km di salita che da Gesturi conducono sulla sommità dell'altopiano. Si esce dal centro di Tuili in direzione di Barumini lungo una strada vallonata che attraversa le ampie e solari campagne della Marmilla. Dopo 4 km si raggiunge la zona archeologica dove, sulla destra, è ben visibile Su Nuraxi, il nuraghe più importante della Sardegna. Dopo poche centinaia di metri si arriva nel centro di Barumini. AI primo evidente incrocio si piega a sinistra seguendo le indicazioni per Gesturi (4,5 km). La strada sale verso il paese situato ai piedi del grande altopiano e dopo 4 km entra nel centro abitato (8,5 km). Dopo un altro chilometro, in uscita dal paese, si imbocca sulla sinistra la strada che inizia ad arrampicarsi verso La Giara seguendo le indicazioni specifiche. Percorsi circa 900 metri si incontra un evidente bivio: la strada a sinistra, in ripida salita, va a compiere un anello intorno all'abitato di Gesturi, mentre il nostro itinerario prosegue dritto, in salita verso "altopiano. Dopo 2 km di costante salita (12,5 km) si raggiunge il punto informazioni della Giara dove si può consultare materiale informativo approfondito sulla zona. Si oltrepassa la sbarra e, dopo poco meno di 1,5 km, termina la salita su asfalto e inizia la strada sterrata (13,9 km) che conduce nel cuore dell'altopiano. Raggiunto l'ampio piazzale-parcheggio si imbocca la strada sulla destra che, oltrepassando un cancello, inizia il percorso attraverso La Giara. Si segue lo stradone principale, evitando dopo 200 metri la deviazione sulla sinistra e transitando sotto i cavi dell'alta tensione. Dopo circa 3 km si incontra un evidente incrocio a T contornato da querce da sughero in località Serra Argiolas (17,1 km, 587 metri s.l.m.): qui si tiene la destra proseguendo alla volta di Setzu. Successivamente si mantiene il tracciato principale evitando le possibili deviazioni sulla destra. Si lambisce la sorgente di S'Aie Mengiano, una capanna su masoni e, percorsi circa 3 km da Serra Argiolas, il tracciato oltrepassa un muretto in pietra, proseguendo su sterrato e passando vicino a ben conservate pinnettas (capanne di pastori) fino all'inizio dell'asfalto (23,3 km). Qui la strada piega a sinistra e, oltrepassato un cancello, comincia la bella discesa verso la pianura di Setzu e Genuri. Dopo esattamente 1,7 km, in corrispondenza di un ampio ed evidente tornante a sinistra, si consiglia una sosta per andare a vedere la vicina (sulla destra) domus de janas Sa domu 'e s'Orku (25 km). Si tratta di un bellissimo esempio di domus de janas, grotticelle funebri artificiali scavate nella roccia che vanno dal periodo neolitico al periodo nuragico. La strada prosegue in discesa per 500 metri fino a un altro evidente tornante che piega a sinistra: qui, non segnalata, sulla destra parte una strada sterrata (questo punto richiede attenzione perché il bivio non è facilmente visibile) che aggirando le falde dell'altopiano, prima in saliscendi, poi in discesa raggiunge il borgo di Genuri. Dopo 2 km la strada si immette in un'altra sterrata proveniente dalla Giara, proseguendo ancora in discesa sulla sinistra. Dopo 1,4 km si torna su asfalto proseguendo verso la chiesa e il nuraghe di San Marco che annunciano, tra ulivi secolari, l'ingresso nella zona abitata di Genuri (29 km). Da qui si procede su un piacevole percorso fino alla vicina Setzu dove, senza alcuna difficoltà, si prosegue alla volta di Tuili (34 km), base di partenza e arrivo dell'itinerario.

Terzo itinerario: nuraghi, colline e murales
Punto di partenza e arrivo: Barumini
Lunghezza: 35 km
Dislivello: 280 metri
Tipo di strada: prevalentemente asfaltata (90%)
Note: itinerario di grande pregio paesaggistico che va a scoprire le colline che si sviluppano nella zona di Villanovafranca e le campagne di Villamar e Pauli Arbarei. Da un punto di vista tecnico non presenta particolari difficoltà e risulta pedalabile e scorrevole. Il tratto più impegnativo è quello compreso tra Barumini e Villanovafranca, caratterizzato da alcuni tratti di strada sterrata e da un profilo altimetrico movimentato. Si parte dal centro di Barumini in direzione Gergei seguendo il viale Umberto I. Dopo 650 metri, nei pressi della caserma dei Carabinieri (sulla sinistra), si prende a destra via San Nicola. Si percorrono ancora 650 metri arrivando nei pressi del campo sportivo ben visibile sulla sinistra. Si mantiene la sinistra costeggiando il campo sportivo e lo si oltrepassa di circa 100 metri fino ad una biforcazione dove si mantiene la destra in discesa. La strada si snoda in un piacevole fondovalle caratterizzato da diversi vigneti. Oltrepassato un ponticelio sul fiume Mannu (3,4 km) si prosegue per circa 1 km raggiungendo un bivio (4,5 km), dove si mantiene la destra iniziando a pedalare su fondo sterrato in salita per 900 metri. La strada alterna tratti di asfalto a tratti di sterrato e si sviluppa in continuo saliscendi offrendo una magnifica vista sulle colline, i grandi spazi e i campi di grano del Medio Campidano, dalla Giara all'inconfondibile castello di Las Plassas. L'itinerario raggiunge così l'abitato di Villanovafranca (9 km) dove si prende la S.P. 36 in direzione Villamar, che scende con decisione verso la valle del fiume Mannu. Oltrepassato il ponte sul fiume si arriva all'innesto a T (12,5 km) sulla S.P. 197, dove si gira a sinistra seguendo le indicazioni per Villamar (15 km). Si entra nel paese, famoso per i tanti murales che decorano i muri e facciate di abitazioni, e al primo incrocio, facilmente individuabile per una statua con la Madonna (sulla destra), poco prima di un supermercato Conad, si gira a destra seguendo le indicazioni per Lunamatrona. Si esce dal paese sulla S.P. 46 che si segue per circa 2 km, fino al bivio a destra per la chiesa della Santa Vergine d'ltria. La stradina secondaria di campagna raggiunge il borgo di Pauli Arbarei (21 km) dove, nei presi della chiesa, si piega a destra in direzione del campo sportivo e della farmacia. Si passa davanti al museo Etnografico della donna proseguendo dritti alla volta di Tuili, imboccando via Verdi. Lungo la S.P. 39, senza asperità, transitando attraverso belle campagne, si raggiunge il paese di Tuili situato ai piedi dell'altopiano della Giara (31 km). Inizia ora la parte finale dell'itinerario che conduce, lungo la vallonata S.P. 44, a Barumini (35 km).

Quarto itinerario: la Costa Verde
Punto di partenza e arrivo: Montevecchio
Lunghezza: 44 km (48 km con la deviazione a Piscinas)
Dislivello: 540 metri circa
Tipo di strada: asfalto (38 km), sterrato (6 km)
Difficoltà: medio – impegnativa
Note: itinerario di grande contenuto paesaggistico e caratterizzato da importanti reperti di archeologia industriale presenti nel Parco Geominerario. Si tratta di un anello ideale da percorrere in bici: l'altimetria richiede un allenamento di base essendo caratterizzata da un profilo "allegro" con cambi di pendenza e tratto in salita da Piscinas a Ingurtosu e Montevecchio. Il tratto di 6 km su sterrato non presenta particolari difficoltà e può essere affrontato con una bici da turismo. Si consiglia una bicicletta dotata di cambio con tripla moltiplica. Si parte dal centro di Montevecchio, nei pressi del palazzo della Direzione, imboccando la S.P. 65 indiscesa. La strada procede in prevalente discesa ma, nel suo complessivo sviluppo, presenta un profilo ondulato con saliscendi. Si snoda nel magnifico ambiente dell'immediato entroterra della Costa Verde, caratterizzato da una presenza umana pressoché nulla e da una sconfinata e fitta macchia mediterranea. Spettacolare, dopo pochi chilometri dalla partenza, la vista sull'imponente zoccolo roccioso di Monte Arcuentu. La discesa vera e propria comincia dopo 12 km. Quando si arriva in prossimità della costa si incontra un bivio (15 km): si lascia la S.P 65 girando a sinistra in direzione di Piscinas e dopo poco meno di 3 km si arriva sul litorale presso la Marina di Arbus, passando per la frazione di Gutturu 'e Flumini. Questo tratto costiero riserva scorci di incomparabile bellezza nel cuore della Costa Verde, lambendo spiagge, calette e colline solitarie. Dopo circa 6 km di percorso costiero si passa per l'abitato, prevalentemente stagionale, di Portu Maga (21,2 km), dove si trovano alcuni punti ristoro. Poco dopo la strada si allontana dal litorale guadagnando leggermente quota e proseguendo in saliscendi. Si transita nei pressi dei ruderi della "casa del finanziere", isolata costruzione tra la strada e il mare. Dopo un tratto vicino al mare termina la strada su asfalto (26 km) e si prosegue su sterrato, in discesa verso il primo dei due guadi che caratterizzano l'ultimo tratto di strada costiera verso Piscinas. Oltrepassato il secondo guado (28,1 km) si arriva a un incrocio a T: a destra si raggiunge in circa 2 km la bellissima spiaggia di Piscinas, assolutamente da non perdere, a sinistra si continua l'itinerario verso l'entroterra passando nei pressi del campeggio "Sciopadroxiu" (29,6 km). In breve si arriva nella zona mineraria di Naracauli dove si torna su asfalto (32 km) cominciando a salire con una certa decisione. Edifici e impianti delle vecchie miniere e della Laveria Brassey contribuiscono in modo determinante all'ambientamento nell'atmosfera del Parco Geominerario. Dopo un evidente tornante a destra si arriva al Pozzo Gal (34 km). area visitabile con il museo degli Operai. Si continua in salita fino a raggiungere il villaggio minerario di Ingurtosu (35 km). All'incrocio a T si gira a sinistra imboccando la S.P. 66 che torna, dopo 9 km, a Montevecchio (44 km) chiudendo così l'anello.

Quinto itinerario: grand tour della Costa Verde
Punto di partenza e arrivo: Arbus
Lunghezza: 84 km
Dislivello: 500 metri circa
Tipo di strada: prevalentemente asfaltata
Note: itinerario di grandi suggestioni paesaggistiche che compie un grande anello nella Costa Verde aggirando la catena del Monte Arcuentu. La strada che va dalla zona mineraria di Naracauli (2 km dopo Ingurtosu) fino al secondo guado sulla costa è sterrata, ma non presenta problemi di percorribilità. Volendo si può "tagliare" il tratto sterrato scendendo verso la costa da Arbus verso Montevecchio e Funtanazza: in questo modo però si perde una delle parti migliori dell'itinerario. L'anello si presta anche a essere percorso in bicicletta, potendo contare su un allenamento di base che permetta di stare circa 4 ore in sella; effettuando il percorso con la bici da strada bisogna considerare il tratto sterrato, tutto pedalabile, se si escludono due brevi strappi in salita nella zona dei guadi (i ciclisti bravi potranno rimanere in sella, i meno tecnici potranno tranquillamente percorrerli a piedi). Possibile e consigliata estensione: da Ingurtosu, prima di scendere alla volta di Piscinas è possibile piegare a sinistra alla volta della bellissima spiaggia di Scivu (circa 12 km). Si parte dal centro di Arbus sulla S.S. 126 in direzione di Fluminimaggiore Dopo circa 7 km si gira a destra sulla S.P. 66 alla volta di Ingurtosu. Si scavalca così la dorsale montuosa iniziando la discesa verso la costa. Dopo poco più di 2 km si entra nella zona abitata del villaggio minerario di Ingurtosu (9 km). Attraversato il piccolo borgo la S.P 66 continua alla volta di Montevecchio mentre l'itinerario prosegue a sinistra in direzione di Piscinas. Si procede in evidente discesa e, attraversata la zona mineraria di Naracauli (12 km), inizia la strada sterrata che procede verso la costa e la spiaggia di Piscinas. Oltrepassato sulla sinistra l'ingresso del campeggio "Sciopadroxiu", si continua fino al bivio successivo (16 km): proseguendo dritti per circa 2 km si raggiunge la spiaggia di Piscinas, mentre girando a destra l'itinerario prosegue lungo lo spettacolare litorale della Costa Verde. Effettuati due guadi (problemi possono sorgere soIa in caso di forti precipitazioni) si torna in salita su asfalto per raggiungere il litorale. Da questo momento la strada, dopo un tratto immerso nella macchia mediterranea, segue abbastanza fedelmente la costa per raggiungere la frazione di Portu Maga (23 km), piccolo agglomerato urbano "stagionale" con alcuni punti ristoro. L'itinerario attraversa ora il territorio della Marina di Arbus, ancora lungo la bellissima costa, fino alla frazione di Gutturu 'e Flumini (29 km), affacciata sulla Cala Campu 'e Sali. La strada ora piega nuovamente verso l'interno risalendo per 3 km fino all'innesto, con incrocio a T (32 km), nella S.P. 65 dove si gira a sinistra in discesa. Dopo 500 metri si gira a destra in direzione di Porto Palma. La strada guadagna per circa 3 km tornando verso l'entroterra, immersa in un polmone verde ricco di lentisco, ginepro e tamerici. Si torna vicino alla costa nei pressi del bivio per Porto Palma (41,2 km) dove si procede alla volta di Sant’Antonio di Santadi oltrepassando il bivio per Torre dei Corsari. Usciti dalla zona abitata di Sant'Antonio di Santadi (47,7 km) la S.P. 65 costeggia i grandi stagni di Marceddì e di San Giovanni fino a un incrocio (58,6 km) dove si piega a destra, seguendo l'andamento della strada provinciale in direzione di Guspini. Il percorso procede su strada pianeggiante verso la fascia centrale del Medio Campidano, offrendo una bella vista sulle taglienti creste della catena del Monte Arcuentu, verso occidente. La S.P. 65 termina immettendosi sulla S.S. 126 (73,3 km) dove si gira a destra verso il centro abitato di Guspini (75,6 km) che si raggiunge dopo circa 2 km. L'itinerario prosegue attraversando il centro di Guspini dove si seguono le indicazioni per Arbus, che si raggiunge seguendo sempre la S.S. 126 per altri 7 km fino al punto di partenza dove si chiude l'anello (84 km). Possibile variante: per rendere più completo l'itinerario nella parte riguardante l'archeologia industriale è possibile effettuare una facile variante nel tratto finale del percorso descritto. Da Guspini infatti, anziché tornare direttamente ad Arbus sulla S.S. 126, è possibile raggiungere Montevecchio, importante punto di riferimento nell'ambito del Parco Geominerario. Da qui si può tornare comodamente ad Arbus percorrendo la S.P. 68.