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Sardegna

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Vivere la campagna

Oasis

Rivista Oasis
n. 179/2008 - Il Corriere.net s.r.l.

 

Il selvaggio massiccio del Linas
Medio Campidano

Il complesso montuoso più importante della Provincia del Medio Campidano è sicuramente quello del Monte Linas, che interessa i comuni di Gonnosfanadiga e Villacidro (Capoluogo della Provincia assieme a Sanluri) estendendosi su altri comuni della Provincia del Sulcis.
Il Monte Linas è un gruppo montuoso della Sardegna sud-occidentale sempre più al centro delle attenzioni degli ambientalisti e degli escursionisti per il suo aspetto incontaminato e selvaggio e le numerose attrattive naturali. Il massiccio è in gran parte di formazione granitica, e sono presenti numerosi giacimenti minerari, soprattutto di piombo e zinco. Tra le sue cime svetta la montagna più alta della Sardegna meridionale, Punta Perda de sa Mesa, di 1236 metri. Sul monte Linas insistono soprapponendosi in parte un SIC (sito di Interesse Comunitario) della rete Natura 2000 esteso per oltre 23.000 ettari, e un complesso forestale demaniale di 9.000 ettari amministrato dall’Ente Foreste della Sardegna.
Per muoversi alla scoperta di questa regione si può partire da uno dei suoi centri abitati più caratteristici, dall’impronunciabile nome di Gonnosfanadiga. Tra il ‘500 e il ‘600 d.C. alcune famiglie di pastori giunsero in prossimità del massiccio del Linas e si insediarono nelle zone più elevate, formando il primo nucleo del paese. Ma il territorio è stato sicuramente frequentato in tempi molto più antichi da nuragici e romani, come dimostrano numerose testimonianze: tombe di giganti, nuraghi, reperti neolitici, oltre al frequente ritrovamento di oggetti d’epoca Romana, monete, anfore, lucerne, stoviglie e arredi funebri. Anche i successivi periodi storici segnarono fortemente questo territorio, come testimoniano le tante chiesette sparse ovunque, realizzate dai monaci nel periodo Bizantino. Oggi i paesi di questa regione cosi ricca di storia stanno faticosamente uscendo da un periodo di crisi legato alle dismissioni minerarie e all’abbandono della grande industria. In particolare, le comunità si sono impegnate nella ricerca di vie di sviluppo alternative, puntando sulla valorizzazione delle risorse naturali e produttive del territorio, sull’artigianato di qualità, la valorizzazione del patrimonio ex minerario e lo sviluppo dei prodotti tipici dell’agroalimentare come olio, olive, pane, salumi, miele e dolci, oltre alle tradizioni dell’artigianato tipico legate soprattutto alla realizzazione dei coltelli.

Il selvaggio massiccio del Monte Linas rappresenta comunque l’elemento di maggiore attrazione. Si tratta di un esteso gruppo montuoso che raggiunge i 1236 metri con la Punta Perda de sa Mesa e che vanta diverse altre cime superiori ai 1000 metri. La montagna è percorsa da orridi e canaloni immersi tra intricate foreste di querce, lecci e tassi, in cui scorrono ricchi corsi d’acqua interrotti da suggestivi salti, come le cascate di Muru Mannu, Linas ed Arrus Arbus. Tutta la popolazione ama la “sua” montagna e non c’è gonnese che non sia asceso almeno una volta nella vita alle pendici del Monte Linas, da cui si può ammirare uno dei panorami più ampi della Sardegna, dalle isole Sulcitane ad Alghero. Questo legame lo si scopre subito a qualche chilometro dal centro abitato, dove è stato realizzato il Parco di Perd’e Pibara, un’area mineraria sfruttata fino agli anni ’50 per l’estrazione di molibdeno e tungsteno, da cui si snodano una serie di percorsi montani di grande suggestione. Percorrendo questi sentieri si possono osservare aquile reali, gheppi, falchi pellegrino, gatti selvatici, la pernice e la lepre sarda, il geotritone sardo e il maestoso cervo sardo. Da non perdere un a visita alle località di Perd’e Pibera e Sibiri, un sito minerario in attività negli anni ’40, che oggi è un parco tra i più estesi della Sardegna. Oggetto di un intervento di recupero degli immobili usati durante l’attività estrattiva e convertiti in strutture ricettive, rappresenta oggi una porta d’ingresso al massiccio del Linas e da Perd’e Pibera partono alcuni sentieri che portano verso le cime più alte.
Un altro comune di grande interesse è Villacidro, all’interno di una zona metallifera ampiamente sfruttata fin dall’antichità. È una località rinomata per la produzione di agrumi, olio, ciliegie e pesche e del tipico liquore giallo di Villacidro Murgia, ricavato dall’acquavite artigianale. Ma la più grande ricchezza di Villacidro è forse rappresentata dalle bellezze ambientali: paesaggi dolomitici, acque perenni, grandi cascate e distese di foreste incontaminate, con infinite possibilità di itinerari a piedi, a cavallo o in mountain bike.
Numerosi insediamenti nuragici dimostrano che le presenze umane in quest’area si perdono nella notte dei tempi. I Romani abitavano questa zona già a partire dal I secolo dell’Impero: fra le più importanti testimonianze ci sono i resti delle termi di Bangiu, le ville rustiche di Seddanus e Nuraxi e i 26 sepolcri rinvenuti per caso nella piazza del Municipio. Molti reperti sono esposti nel Museo civico archeologico “Villa Leni”. Nella seconda metà del XVIII secolo i resti sono acquistati dalla Diocesi di Ales e il palazzo ricostruito per interessamento di monsignor Giuseppe Maria Pilo, che scelse come residenza Villacidro per la salubrità dell’aria e per proteggersi dalla malaria che imperversava nella zona.
Nel fantastico scenario del massiccio del Linas, Villacidro offre suggestivi spettacoli naturali: distese di graniti rosati e una vegetazione costituita da timo, elicriso e lavanda. Nelle vallate umide e lungo i corsi d’acqua si alternano ambientazioni fiabesche: gole e vallate dove i canaloni percorsi dai torrenti formano diversi gruppi di cascate come quelle di Piscina Irgas, Muru Mannu (la più alta della Sardegna con 72 metri di salto) e del Rio Coxinas. Sotto le punte di San Miali e Monte Margiani è il gruppo della cascata Sa Spendula.
L’area è ricoperta da estese foreste di leccio, in passato legate all’attività dei carbonai. È facile imbattersi nelle piazzole un tempo allestite a carbonaie, oggi sfruttate come aree attrezzate per gli escursionisti. Si possono poi ammirare veri e propri monumenti verdi, come il millenario lentischio di Leni, il corbezzolo di 750 anni di Nuraxi e la gigantesca fillirea vicino alla caserma forestale di Monti Mannu.

Itinerario 1 (Sentiero Cai 105)
Difficoltà: bassa
Lunghezza: 6.5 Km.
Percorrenza: 3 ore
Dal parcheggio del parco comunale di Gonnosfanadiga in località Perd’e Pibera, caratterizzato da piante secolari, nel sito della miniera di molibdenite (401 m), si risale su sterrata l’alta valle del Riu Perd’e Pibera sino al passo della Genna Farraceus (694 m), che segna il confine tra Villacidro e Gonnosfanadiga e dal quale si dominano le distese delle Punte Santu Miali (1032 m). Da Genna Farraceus si devia in direzione sud-ovest, guadagnando quota, sino a costeggiare la sorgente Sa Scovera a circa 1000 metri. Proseguendo poi lungo il sentiero verso ovest e aggirando Punta Camedda, ci si ritrova a Genn’Eidadi (1026 m), alla base del Monte Linas.

Itinerario 2 (Sentiero Cai 109)
Difficoltà: Medio-alta
Lunghezza: 4.5 km
Percorrenza: 3 ore
A Villacidro seguire le indicazioni per “Montimannu” ed entrare nel Demanio Foreste. Superata l’antica laveria di Canale Serci ed il vivaio della forestale, si arriva poi al grande spiazzo presso l’ovile di Cantina Ferraris. Il sentiero inizia dal piazzale della Cantina, in località Magusu, risalendo il Rio Cannisoni. Partendo dal Rio Leni, dopo il primo tratto ci si inoltra in un fitto bosco fino ad arrivare, dopo aver attraversato numerosi guadi, alla confluenza dei rii Muru e Linas. Se dalla confluenza si prosegue a destra, verso il Rio Linas, si giunge alla cascata del Linas. Risalendo invece il tratto accidentato del rio Muru, si giunge in un punto in cui le acque del fiume creano la bellissima cascata di Muru Mannu, con salto di 70 metri, circondato da imponenti pareti rocciose.

Itinerario 3 (Sentiero Cai 113)
Difficoltà: Medio-alta
Lunghezza: 5 km
Percorrenza: 2 ore in andata
Il sentiero inizia lungo il tracciato del Rio Leni, presso la caserma forestale, dove si trova un pannello illustrativo del percorso. Da qui si avanza in direzione N-NW costeggiando il Rio Leni, fino alla Cantina Ferraris, in località Magusu. Si prosegue nella valle Cannisoni, tra il rigoglioso sottobosco (tratto facente parte del sentiero 109). Si sale, verso Altopiano di Oridda, attraverso i ripidi tornanti della vecchia strada dai carbonai. Si arriva così sotto le pendici rocciose di Punta Piscina Irga (691 m). Da qui si può proseguire, immersi nella macchia mediterranea, in direzione W-SW verso M. Nuraxeddu e dopo aver attraversato il bosco di pini si arriva all’altopiano Oridda. Prima di continuare la salita dalle pendici di Punta Piscina Irga possiamo dirigerci in direzione S-SE verso il crinale, da dove si ammira la stretta vallata che le acque del Rio Oridda hanno modellato creando forme di incredibile bellezza. Da qui si vede l’anfiteatro dalle ripide pareti rocciose e la suggestiva cascata Piscina Irga (45 m). Oltre la cascata vi sono una serie di cascatelle e piccoli laghetti.