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Fiera del libro di Torino: presentato il libro di Fulvio Tocco “Gian Franco Dettori: un uomo a cavallo”

Da sinistra David Pireddu, Diego Satta, Gian Franco Dettori, Fulvio Tocco, l'editore Carlo Delfino, in secondo piano Jacopo Brischetto e il padre, comproprietari di Varenne

Comune: Torino -
Data inizio: sabato 16 maggio 2009
Data fine: sabato 16 maggio 2009

Alla fiera del libro di Torino è stato presentato il libro di Fulvio Tocco “Gian Franco Dettori: un uomo a cavallo” pubblicato dall’Editore Carlo Delfino di Sassari. L’idea nasce dalla vivissima curiosità dell’autore per l’uomo Gian Franco Dettori.
A sua memoria non è stato scritto ancora un libro su di lui e allora – quando ha la fortuna di incontrarlo e conoscerlo – concepisce questo progetto. Quasi come un gesto di riconciliazione a nome di tutti i sardi, soprattutto giornalisti e letterati in genere, che così poco si sono interessati di Gian Franco anche quando era il più grande fantino in attività
Perché noi sardi non siamo capaci di valorizzare i nostri campioni? Si chiede Fulvio… eppure personaggi eccellenti come Gian Franco Dettori
sono i migliori ambasciatori della Sardegna nel mondo…
Parte dalle radici più antiche di Gian Franco, dalle condizioni in cui si viveva nella sua terra natale, Serramanna, alla data del 25 aprile 1941, giorno della sua nascita. Chissà se Gian Franco è stato multato anche lui di 10 lire per aver parlato in sardo a scuola? L’etnia, la lingua, il flagello della malaria, il dramma dell’emigrazione… Parte da molto lontano Fulvio Tocco, descrive le condizioni di grande povertà della Sardegna di allora, il duro lavoro e la fatica che servivano a pagare a caro prezzo la buona sorte di sopravvivere…Quindi la scelta, dolorosa, di Gian Franco di emigrare. Queste descrizioni fanno fremere e quasi spazientire il vero appassionato dell’ippica, il tifoso del più prestigioso fantino sardo, che non vede l’ora di poter leggere la sua storia, il suo casuale ingresso nel mondo dei cavalli da corsa, gli aneddoti, le sue vittorie più prestigiose!
Sembra che Fulvio, come un perfetto anfitrione, voglia far venire al lettore l’acquolina in bocca,
prima di servirgli il piatto prelibato di quella che possiamo chiamare metaforicamente “cena di gala”. Ma non userei questa metafora, piuttosto parlerei di una cena a base delle più gustose specialità della cucina sarda, nella quale i veri anfitrioni sono Gian Franco e Christine che accolgono tanti amici per raccontare – con la loro viva voce – la romanzesca storia degli inizi di Gian Franco, i successi, il loro magico e determinante incontro, le vittorie più prestigiose, la saggia decisione di appendere la sella al chiodo per potersi godere la vita e le sue fantastiche opportunità. Una cena “alla sarda” che significa soprattutto raccontare le cose in maniera confidenziale, ironica, con quel pizzico di nostalgia che trasmette quel sapore mitico di una vita da “uomo a cavallo”. Quando, finalmente, l’autore del romanzo – non dimentichiamo che si tratta di un romanzo -arriva a casa Dettori il lettore quasi si sfrega le mani dicendo in cuor suo: ”…ora ci siamo…”. Invece deve ancora attendere l’entrata in scena dell’attore protagonista…Ma in compenso c’è il piacevole prologo in compagnia della signora Christine, la donna della sua vita che con grande discrezione ha sempre vissuto, sofferto e gioito nel condividere tutte la più svariate circostanze della vita umana e professionale di Gian Franco. Davvero una scena degna dei migliori film americani, quella che lui ricostruisce dell’incontro determinante per Gian Franco, con “il barese”, colui che per primo ne individuò le insuperabili caratteristiche fisiche del fantino di razza, uno straordinario “phisique du role” che in poco tempo si rivelerà magistralmente adatto a montare e vincere a cavallo, nelle corse al galoppo. I tempi duri degli inizi, quando lavorava gratis in cambio di “formazione al mestiere” e poi la presa di coscienza da sardo furbo e intelligente: ”No’, tue no’ mi futtis… mi circo atteru traballu“ (No tu non mi freghi, mi cerco altro lavoro…), quindi i primi successi – quello indimenticabile – con PRINCE PADDY che solo lui riuscì a montare senza problemi. E la voce che si spande sulle sue doti naturali, innate, sulla sua capacità di tirar fuori il meglio anche da cavalli mediocri, le vittorie a quote altissime con cavalli ritenuti inferiori. Diventa ben presto una monta che se non è vincente è sicuramente al palo, quindi affidabile per gli scommettitori che affidano alla sua serietà le loro puntate. A questo proposito lasciatemi riferire un aneddoto che Bruno Santopadre, mi ha ricordato recentemente all’ippodromo delle Capannelle. Santopadre un giorno, mentre i cavalli sfilavano al tondino, chiese a Gian Franco se il cavallo che montava faceva il pesante e lui rispose di no. Invece lo faceva e il cavallo vinse alla grande. Ebbene, dopo la corsa Gian Franco cercò lo scommettitore per scusarsi; era l’allenatore che gli aveva detto che sul
pesante non andava… dunque ne fu dispiaciuto. Questo è Gian Franco un sardo al mille per cento, un conterraneo di cui tutti siamo orgogliosissimi. Non vado avanti nel descrivere le storie e gli aneddoti che Fulvio ha registrato dalla viva voce dei protagonisti, lascio ai lettori la curiosità di scoprirli pagina per pagina. Chiudo complimentandomi con l’autore e con l’editore ma – soprattutto – con i personaggi principali del romanzo, che vi sono descritti con la loro schiettezza, la loro simpatia e perché no? Il loro splendido “savoir vivre”!
(Fonte: TERRA di CAVALLI  articolo di Diego Satta)