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Apre al pubblico: Il Vano e “Il Tempio” - Il Nuraghe Su Mulinu mostra la sua “Perla”

Area Templare "Su Mulinu"

Comune: Villanovafranca -
Data inizio: venerdì 21 maggio 2010
Data fine: venerdì 21 maggio 2010

Dal 21 Maggio 2010 sarà possibile accedere all 'unico altare vasca di epoca nuragica datazione IX/X secolo, rinvenuto all'interno del complesso nuragico "Su Mulinu". L'area gestita dall Società Cooperativa "Il Coccio", garantisce il servizio accompagnamento all'area templare con una guida professionalmente qualificata, inoltre dall'area archeologica Su Mulinu è possibile poi accedere al museo archeologica che si trova al centro del paese di Villanovafranca nella piccola piazza Aldo Moro.L'altare in pietra arenaria è l'unico a livello mondiale censito nel 1988 dalla Soprintendenza ai Beni Culturali,l'aretefatto è addossato su una delle pareti del vano E, un ambiente creato all 'interno del Bastione del nuraghe. Il Complesso conta almeno 4 tipologie costruttive, quella protonuragica provvista di ampi corridoi,quella piattabandata,gli ambienti a Tholos ed infine tutta una serie di costruzioni storiche.

Il Vano
Realizzato nel corso dell’età del Bronzo (XIV secolo a.C.) nel livello inferiore del bastione trilobato della fortezza nuragica di Su Mulinu, il vano e ha pianta ellittica, con copertura a carena di nave rovescia costituita da blocchi in calcare di medie e piccole dimensioni, chiusa, in origine, da grosse lastre oggi mancanti. Sin dalle origini l'ambiente venne destinato alla celebrazione di culti religiosi, testimoniati dalla costante presenza al suo interno di almeno due focolari rituali: il primo, decentrato, per la bruciatura di sostanze oleose, il secondo, centrale, funzionale al sacrificio di giovani animali, per lo più suini, ma anche ovini e bovini. Dopo un
periodo di abbandono, tra il XIII e l’XI secolo a.C., la ripresa del culto nuragico comportò la realizzazione all'interno del vano di un bancone-sedile, di due fosse sacrificali e la posa in opera di un monumentale altare in pietra. Il nuraghe, infatti, venuta meno l’originaria e prevalente funzione difensiva, nel corso della prima età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) diventa un importante centro cultuale e religioso.

L'altare nuragico
L’altare, addossato alle murature nordest del vano, mostra due soli lati, rettilinei e ortogonali, mentre il terzo lato, ricurvo, si adatta perfettamente al profilo del paramento murario dell’ambiente a pianta ellittica. Elemento centrale del culto nuragico, questa straordinaria opera di scultura è internamente scavata a vasca e probabilmente riproduce lo schema planimetrico e lo sviluppo in elevato del lato nord del bastione del nuraghe di Su Mulinu. Realizzato in arenaria tufacea con una lavorazione a , l’altare si compone di tre distinti elementi sovrapposti. Sulla sommità dell'altare una conca era destinata alla raccolta dei liquidi impiegati nel rito che, attraverso una canaletta, venivano fatti scorrere all’interno della vasca. Tre else di spade scolpite in rilievo (quattro in origine), sostenevano lame in bronzo. Altri oggetti bronzei, verosimilmente pugnali
e figurine antropomorfe, decoravano superiormente i due bordi dell’altare con una disposizione simbolica. Infine, un rilievo in forma di crescente lunare o di corna taurine venne realizzato frontalmente.
Sembra da escludere la possibilità che la vasca dell’altare venisse riempita d’acqua e che al suo interno si praticasse un rito di purificazione per immersione. Infatti, essa non presenta foro di scarico e, per di più è composta da due elementi sovrapposti, per cui non potrebbe trattenere liquidi se non per una limitata altezza. Di certo il culto nuragico associato all’altare prevedeva sacrifici di animali da latte, accensioni rituali di lucerne, offerte di primizie vegetali e la consacrazione di oggetti preziosi in cristallo di rocca, ambra, bronzo e oro. La celebrazione dei rituali avveniva in occasione di ben definite scadenze del calendario agrario, la più importante delle quali sarebbe da porsi in corrispondenza con il solstizio d’estate (21 Giugno). La fine dell’anno agrario imponeva, infatti, adeguate cerimonie di ringraziamento e gli indispensabili auspici per propiziare, dopo la crisi estiva, il buon esito del nuovo ciclo.