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Rievocazione storica della Battaglia di Sanluri del 1409 “Sa Battalla de Sanct Lury”

Sa BattallaR

Comune: Sanluri -
Data inizio: domenica 5 luglio 2009
Data fine: domenica 5 luglio 2009

Domenica 5 luglio, inserita nell'ambito dei festeggiamenti per il seicentesimo anniversario de "Sa Battalla" di Sanluri, si terrà la Rievocazione storica della Battaglia di Sanluri del 1409. Scontro campale tra le truppe sarde e aragonesi con fanteria, cavalleria e armigeri in costume medievale. Alla rievocazione, prevista alle 18 in località Bruncu de sa Battalla parteciperanno figuranti che simuleranno lo scontro tra gli eserciti sardo e aragonese, circa 700 persone tra cavalieri (in groppa a 100 cavalli), figuranti, armigeri, tamburini. A seguire: Corteo storico sino a P.zza Castello e assalto e conquista del Castello.
I testi storici sono di Giovanni Serreli, i testi teatrali di Sergio Usai, la voce narrante.
I biglietti per le tribune nel campo di battaglia e in Piazza Castello saranno disponibili presso la mostra nell'Ex Monte Granatico.

Da L'Unione Sarda del 6 luglio 2009

Record di partecipazione: figuranti e pubblico tra le bandiere indipendentiste
Sa Battalla, 6 secoli dopo vince Sanluri
Un successo la rievocazione storica dello scontro del 1409

Gli attivisti dell'Irs hanno approfittato dell'occasione per divulgare la storia della Sardegna: «Seicento anni fa abbiamo perso l'indipendenza. Noi commemoriamo gli Arborea e i settemila caduti». Seicento anni fa la Sardegna perse l'indipendenza in una storica battaglia a Sanluri contro gli Aragonesi capaci di imporre agli Arborea sconfitti anche una loro bandiera, quella dei quattro mori. Seicento anni dopo Sa battalla è inevitabilmente altro.
Per la Pro loco di Sanluri «una rievocazione storica con 400 figuranti, 100 cavalieri, quindi anche occasione di promozione turistica per la Marmilla», sorride il presidente Arnaldo Carcangiu.
Per gli indipendentisti dell'Irs «una commemorazione dei sette mila sardi morti in quella circostanza», spiegano Giuanneddu Sedda e Gabriele Littera, «ma anche l'occasione per divulgare la storia della Sardegna e riannodare il filo di un certo discorso: l'epopea della Nazione Sarda per noi si è solo interrotta quel 30 giugno del 1409. E spetta al popolo sardo adesso, seicento anni dopo, combattere un'altra battaglia, stavolta ovviamente politica, per riconquistare l'indipendenza perduta definitivamente a Sanluri e mai riconquistata».
Per i figuranti, per l'attore e voce narrante, Gianluca Medas, per arcieri, cavalieri, scudieri, dame e cortigiane Sa Battalla è soprattutto uno spettacolo. Capace di attirare nei luoghi teatro della storica disfatta, le campagne di “Su bruncu e sa battalla” e “s'occidroxiu”, almeno cinquemila spettatori.
Per i diversi turisti presenti, è stata l'occasione per conoscere una zona dell'interno, tradizioni antiche e recenti della Marmilla, così diverse dai villaggi delle vacanze lungo le vicine coste dell'Oristanese, dell'Arburense e del Cagliaritano. Per il cantante dilettante sanlurese Carlo Concu Sa Battalla è una canzone rap in campidanese stretto, colonna sonora della lunga attesa della rappresentazione (quasi un'ora di ritardo), ballata da tante giovanissime sotto il sole cocente mitigato da un provvidenziale maestrale.
Le due armate, quella sarda di Arborea e quella giallorossa aragonese, si sono “affrontate” ieri in un rettangolo recintato poco distanze dal luogo storico della battaglia. Testimoni della rievocazione, dall'alto di una collinetta, una cinquantina di attivisti dell'Irs che, bandiera sarda al vento, hanno approfittato per diffondere il loro messaggio indipendentista. Mentre sfilano i cortei, sotto abiti ricostruiti fedelmente con velluti pesanti o povero cotone, si intravedono scarpe da tennis o spadrillas più adatte rispetto alle scarpe in pelle di vacca dell'epoca.
Gianluca Medas illustra il momento storico del fatto d'arme, le ipotetiche alleanze, il fatto che i 20 mila sardi, quasi tutti contadini strappati ai campi, combattessero contro una sorta di multinazionale che aveva ricevuto dal Papato il permesso di invadere l'Isola. La battaglia sembrava all'inizio favorevole alle insegne del Giudicato d'Arborea, guidato da Guglielmo di Narbona. Poi ebbe la meglio la migliore preparazione degli Aragonesi di Martino il Giovane, che dopo 24 giorni morì a Cagliari. La storia narra a causa della malaria presa sulle rive del fiume Mannu, la leggenda mette in risalto le arti amatorie della bella di Sanluri, giovane prigioniera sarda concessa al conquistatore spagnolo e capace di sfinirlo.
Sa Battalla , alla sua decima rappresentazione, alla fine è un successo. Anche se il presidente della Pro loco non dissotterra l'ascia di guerra: «Abbiamo tentato di coinvolgere i paesi vicini perché crediamo che possa essere una vetrina per la Marmilla. Ma solo Las Plassas ha aderito e Sardara non ci ha neppure risposto». E Sa Battalla continua.
Paolo Carta


Sanluri. Dietro le quinte e tra la gente durante la rappresentazione
E la festa fa il pieno di turisti
Appassionati sono arrivati da Umbria e Toscana


A partecipare alla rievocazione sono arrivati da tutta la Sardegna. Un apparato di oltre 400 partecipanti tra cavalieri (poco meno di 100) armigeri, scudieri, popolani e dame in rappresentanza di oltre trenta associazioni. Prima la battaglia a su bruncu poi l'assalto al castello, quest'anno davvero curato nei particolari. Non solo sardi però, a partecipare alla rievocazione c'erano anche trentini, perugini e fiorentini. Fanno parte della Lega arcieri medievali e sabato hanno partecipato alla tappa sanlurese del torneo organizzato dalla Compagnia d'armi medievali. Hanno deciso di restare e partecipare anche ieri come figuranti. «A Perugia facciamo parte della Compagnia di Braccio - spiega Marco Ambrosi, 45 anni fabbro - partecipiamo a gare di tiro con l'arco storico e ricostruiamo campi medievali. Una bella rievocazione come questa da noi non esiste, i miei complimenti per l'impegno e l'organizzazione. Si vede che c'è passione e sembra tutto così vero». Danilo Govanni è un arciere di Borgo San Giovanni Valdarno: «Siamo rimasti anche per la rievocazione perché ci attirano questo tipo di manifestazioni che ricordano un pezzo di storia, c'eravamo anche due anni fa». Valter Barbini, 46 anni, è di Firenze: «Sono emozionato e vedo tanta passione - spiega - manifestazioni di questo genere servono per far scoprire le radici e la storia di un popolo».
Tanti anche i turisti che per un pomeriggio hanno lasciato il mare. Giuseppe Andorno e la compagna sono in vacanza a Torre del Pozzo, attendono sotto il sole cocente l'inizio della rievocazione: «Abbiamo letto sul giornale e siamo venuti a vedere - spiegano - facciamo parte di un'associazione storica di Canelli, vicino a Torino e anche noi rievochiamo un assedio del 1600. Ci piacciono questo tipo di manifestazioni perché ci aiutano a conoscere la storia dei posti che visitiamo. Queste rievocazioni sono espressioni di cultura e conoscenza, ma se fatte in un certo modo possono essere anche un buon veicolo di sviluppo turistico, noi ne siamo la dimostrazione, per un giorno abbiamo lasciato il mare per assistere a questa rappresentazione». (a. co.)