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La storia di San Sisinnio

San Sisinnio

Nell 'XI volume della "Biblioteca Sanctorum" si ricordano dieci santi aventi questo nome, dei quali ben otto martiri, tra i quali i più noti:

  • San Sisinnio, originario di Antiochia, martirizzato a Nicomedia al tempo di Diocleziano;
  • San Sisinnio, vescovo di Cizico in Asia Minore, morì martirizzato sotto Diocleziano; è commemorato il ventitrè novembre;
  • San Sisinnio I, arcivescovo di Costantinopoli, vissuto nel V secolo d. C.;
  • San Sisinnio, diacono di Osimo nel Piceno, morto con Dioclezio e Fiorenzio, sotto l'imperatore Diocleziano, viene commemorato l'undici maggio;
  • San Sisinnio martirizzato con Alessandro e Martirio in Italia settentrionale, nella regione tridentina della Val di Non, viene ricordato il ventinove maggio.

La tradizione orientale presenta San Sisinnio, in generale, come vincitore del diavolo tentatore e protettore della madre e del bambino dopo il parto.
Il culto di tale santo si diffuse largamente durante il corso di tutto il medioevo, non solo nell'Italia continentale, ma anche in Sardegna, così come attestano i Condaghi, raccolte di documenti inerenti, per lo più, lasciti e donazioni a chiese, tra i quali è notissimo quello di Santa Maria di Bonarcado dove, più volte, viene citato il nome di Sisinnio.
Secondo la tradizione sarda Sisinnio di Leni, villaggio nelle vicinanze di Villacidro distrutto dai musulmani, nacque nel 123 d. C. così come si evince dall'epigrafe ritrovata, il 17 luglio 1615, nel santuario ipogeo di San Lucifero a Cagliari, trascritta, interpretata e tradotta dal Bonfant. Essa precisamente recita:

HIC IACET BONE ME
MORIE SISINI QUI BI
XIT ANNIS PLUS MINUS
LXII. CICNEBIT IN PACE
SUB XCJ K. MAIAS IND. X
III. 185.

Si può dedurre, quindi, che Sisinnio morì il decimo giorno delle calende di maggio nel terzo anno di indizione cioè il 22 aprile del 185 d.C. regnante l'imperatore Commodo; secondo il Cadoni la data precisa è, in realtà, il 16 aprile del 185 d. C.
Il Bonfant sostiene che Sisinnio venne ucciso a bastonate da sicari inviati dallo stesso imperatore. Le reliquie del santo ritrovate, come già detto, nella chiesa di San Lucifero, sono, a tutt'oggi, custodite nel Duomo di Cagliari, tranne una costola, contenuta in una teca d'argento e accompagnata da atto notarile, donata agli abitanti di Villacidro e conservata nella Primaziale di Santa Barbara.
La figura del santo sardo avente lo stesso nome di quelli mediorientali presenta alcune caratteristiche comuni a questi ultimi lasciando supporre una derivazione del primo dagli altri, ma ciò non coincide con i dati cronologici in nostro possesso, secondo cui, essendo vissuto Sisinnio di Leni nel II secolo d. C., il nostro dovrebbe essere il "progenitore" della famiglia di santi aventi nome Sisinnio e precise caratteristiche; cosa quanto mai improbabile considerato che il centro propulsore del Cristianesimo, nei primi secoli dopo Cristo, non era né l'Occidente né, ancor meno, l'isola di Sardegna, ma il Medioriente per cui è più logico supporre una derivazione del santo sardo con tutte le sue caratteristiche da quelli greci.
Secondo la tradizione isolana il santo aveva una voce bellissima tanto da essere paragonata al canto del cigno che in dialetto villacidrese è detto "Sisini". Ciò ha portato il Cadoni ad affermare che il santo di cui parla l'epigrafe, al momento del martirio, morì cantando come un cigno.

Ciò, secondo lo studioso, spiega l'utilizzo del verbo " cicnebit", nella già citata epigrafe, che è da tradursi letteralmente " come un cigno".
L'utilizzo di tale similitudine è indice della grande venerazione tributata al santo fin dall'antichità e che, ancora oggi, non è venuta meno come attestano i festeggiamenti in onore di San Sisinnio che hanno luogo nella prima settimana di agosto a Villacidro in località Bassebedda dove si trova una Cappella campestre, ristrutturata nel XVII secolo, a lui dedicata.
Molti i miracoli attribuitigli tra cui il salvataggio di due bambini, uno dalle spire di un serpente, l'altro da un mugolo di mosche velenose.
I "Coggius", lodi, canti, espressioni ritmico-poetiche della religiosità popolare, a lui dedicati lo ricordano come "iscongiuradori" cioè esorcista e "scacciacogas" cioè scacciastreghe; viene ricordato a tal proposito nella memoria popolare villacidrese il detto "Paris sa bruxia de Santu Sisinni" (sembri la strega di San Sisinnio) per una donna trasandata e particolarmente brutta.
Il culto del santo si diffuse ampiamente nel Campidano tanto che, una volta, gli abitanti di Serramanna tentarono di trafugare la reliquia, custodita a Villacidro, rivendicandone la paternità, da quel giorno e per lungo tempo la processione venne accompagnata dai fucilieri locali.
Serramanna 16 marzo 2006 Dott. Valentino Spiga