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Convegno su Grazia Deledda “La determinazione di Grazia Deledda”

locandina

Comune: Sardara -
Data inizio: Saturday, December 15, 2012
Data fine: Saturday, December 15, 2012

Sabato 15 dicembre, presso il Cineteatro Comunale di via Cagliari a Sardara, dalle ore 17.30 si terrà il Convegno dal tema "La determinazione di Grazia Deledda", organizzato dal Comune di Sardara in collaborazione con l'Associazione Culturale "Costruirefuturo" e la Pro Loco.

Intervengono:
Dott. Paolo Piquereddu - Direttore dell'Istituto Superiore Etnografico della Sardegna - Nuoro
Dott.ssa Marina Moncelsi - Studiosa deleddiana - Istituto per la Storia dell'Antifascismo e dell'età contemporanea nella Sardegna Centrale - Nuoro
Prof. Duilio Caocci - Docente di Letteratura sarda e letterature regionali - Università di Cagliari


Grazia Deledda è stata la prima donna che ha fatto conoscere la propria terra al resto del mondo, raffigurando la reale povertà economica della Sardegna, tra Ottocento e Novecento, in una interessante ricchezza interiore, culturale e sociale.
Il suo è stato un rapporto d’amore e d’odio per la sua Terra: d’odio perchè sin da ragazza sognava di poter fuggire dal suo paese che le si presentava come una gabbia conservativa e priva di stimoli per la vita; allo stesso tempo non può fare a meno di parlare e di descrivere minuziosamento ogni paesaggio da lei ammirato e ogni vicenda da lei vissuta, con quella dovizia di particolari che solo gli occhi di un innamorato possono scorgere.
La contrapposizione di questi due sentimenti (credo) sia solo apparente. Il desiderio di un intimo riscatto da una vita insoddisfacente, imprigionata all’interno di una realtà avulsa dal resto del mondo, la porta a sognare una liberazione da quella società, una vita ricca di stimoli, dove i suoi desideri cessando di lottare si concrettizano e assumono forme piacevoli e positive.
Questa aspirazione intima cela una segreta visione della Sardegna che si vorrebbe più aperta al mondo, meno legata ad una cultura, in quegli anni, strettamente legata alla terra, squartata da una politica incapace di rispondere ai problemi dell’Isola, ma che anzi hanno avuto la tendenza ad aggravare le condizioni di sofferenza e di miseria caratterizzanti il popolo sardo. Dunque il suo desiderio di modificare la sua condizione di vita riflette una insoddisfazione generale trasmessa dall’ Isola e non possiamo non pensare che Grazia Deledda desiderasse prima di tutto un riscatto della Sardegna: condizione necessaria per la sua stabilità; ma l’ordine delle priorità si inverte se si tengono conto le difficoltà da affrontare.
I suoi romanzi riflettono la vita, o meglio il dramma della vita.
La vita e la morte sono contemplate in modo così naturale e non sfugge al lettore la trasposizione di sentimenti reali, vissuti dalla scrittrice, all’interno di storie fantasiose così ben interpretate. Il piacere di vivere e il dolore della morte, ineluttabili nella loro essenza, vengono accettati ed in qualche modo attesi dai personaggi descritti.
A tutto ciò fa da sfondo una Sardegna del fine Ottocento e dei prini decenni del Novecento, nella quale le tradizioni di origine ancestrale governano ancora la vita. La storia dei tempi passati produce quella tanto evocata miseria e discordia che la scrittrice trasmette al suo lettore. L’ammirazione per i paesaggi da essa contemplati e poi così meravigliosamente descritti, conduce il lettore ad un viaggio nelle particolarità geografiche del nostro territorio trasmettendo un senso di appartenenza e di riconoscimento allo stesso tempo.
Ed è tutto ciò che ritroviamo nei romanzi deleddiani: le tradizioni, la cultura, la storia e la geografia della Sardegna di un secolo fa. Ma non solo, ritroviamo anche una grande capacità immaginifica della Deledda e la grande capacità di saper descrivere così poeticamente anche le cose più comuni, ordinarie ed insignificanti ai nostri occhi.
Il romanzo Cosima, definito l’autobiografia scritta in terza persona dalla Deledda, può essere assunto come punto di partenza per la comprensione degli altri romanzi e della scrittrice stessa. In esso si evince la difficoltà che una donna di quell’epoca doveva attraversare: mai artefice del proprio destino ed ancora relegata a mansioni preordinate. Non le era consentito studiare in quanto alle donne erano destinate ad altre facende: era considerata un umiliazione per una famiglia sapere che una delle sue donne si distraeva con le letture e lo studio.
Così lei fece tutto di nascosto consapevole di trasgredire ad una regola della società d’allora, ma sopratutto consapevole che non era assolutamente accettabile non poter dar sfogo alle proprie potenzialità.
La sua determinazione e la sua costanza, oltre naturalmente al suo ingegno, ci consentono di poterne parlare oggi con un gran senso d’orgoglio e d’ammirazione sopratutto.
di Valentina Viaggiu