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“Sa Battalla” 8.a Rievocazione della Battaglia di Sanluri del 1409 - 602° Anniversario

“Sa Battalla” 8.a Rievocazione della Battaglia di Sanluri del 1409 - 602° Anniversario

Comune: Sanluri -
Data inizio: Saturday, June 25, 2011
Data fine: Sunday, July 3, 2011

Si svolge ogni due anni la rievocazione de Sa Battalla de Seddori (La Battaglia di Sanluri) del 30 Giugno 1409, ossia lo scontro tra l’esercito sardo di Guglielmo di Narbona e quello aragonese di Martino il Giovane che portò alla conquista del Giudicato d’Arborea da parte degli invasori stranieri.
Le rappresentazioni, che coinvolgono gran parte della cittadinanza sanlurese, hanno luogo nei pressi delle mura del castello giudicale di Eleonora d'Arborea e in aperta campagna, in una località chiamata S'Occidroxiu (cioè la carneficina).
La prima manifestazione si svolse nel 1997 con l'intento di far conoscere e ricordare a sanluresi e turisti un capitolo della nostra storia che ebbe rilevanza per le sorti di tutta la Sardegna. L'evento mobilita una grande macchina organizzativa diretta dalla Pro Loco con il coinvolgimento dei gruppi in costume medioevale e degli arcieri.
L'ultima edizione si è contraddistinta per il ricco calendario di appuntamenti, convegni e mostre che hanno coinvolto sia Sanluri sia i comuni del circondario, richiamando i curiosi ma anche parecchi studiosi che da anni si dedicano alle ricerche storiche sull'argomento.
L'evento più atteso della rievocazione è sempre quello dell'assalto al castello e al borgo fortificato; moltissimi attori, comparse, una regia professionale e una ferrea preparazione per una rappresentazione teatrale che si svolge a cielo aperto e accoglie gli spettatori sulle gradinate allestite per l'occasione presso il Montegranatico.

Quest’anno si celebrano i 602 anni e il programma de Sa Battalla si preannuncia ancora più ricco di eventi.  


La Battaglia di Sanluri
Martino il Giovane, re di Sicilia e unico erede della Corona di Aragona, uscì dalla tenda mentre iniziava a sorgere il sole: al suo seguito 3000 cavalieri e 8000 soldati della fanteria siciliana, catalana, valenciana e di Mallorca si stavano svegliando, spegnevano i fuochi, affilavano le armi. Era la domenica del 30 Giugno del 1409, nel margine della pianura sarda a 50 km al nord di Cagliari.
Aveva già ascoltato la messa e si preparava mentalmente per la battaglia. Aveva 33 anni e il sangue gli ribolliva nelle vene per il desiderio di coprirsi di gloria. In realtà, il padre, da Barcellona, gli aveva consigliato di essere prudente, per cercare di indebolire il nemico con azioni sporadiche, ma lui non volle ascoltarlo. Si sarebbe giocato tutto in un solo affronto, come si era solito fare nel Medioevo. Voleva recuperare il Regno di Sardegna, che apparteneva alla Corona di Aragona da 85 anni, che gli avrebbe permesso di percorrere la rotta delle isole per raggiungere velocemente i ricchi mercati del vicino Oriente. Era riuscito a rubarlo dopo una lunga e sanguinosa guerra il limitrofo Regno Giudicale di Arborea che, dalla valle del Tirso con capitale Oristano, si espandeva per render sarda tutta la Sardegna. E quasi c'era riuscito. Gli mancavano solamente le città di Cagliari e Alghero.
Martino il Giovane chiamò a sé il suo capitano generale, Pedro Torrelles, un esperto guerriero catalano che gli aveva imposto il padre Martino il Vecchio. Non sappiamo cosa si dissero, ma la decisione, di li a poco, sarebbe stata presa.

Su Bruncu de sa Battalla e S’occidroxiu
D’altra parte, si incontrarono in Sardegna. Sbarcarono a Cagliari il 6 Ottobre dell'anno prima, e non potevano aspettarsi di più. La truppa doveva essere rifornita e pagata e per questo il re aveva speso tutto il denaro assegnato alle corti confederali e aveva impiegato persino i gioielli personali.
Furono necessari 4 giorni per avvicinarsi alla Costa fino allavista del nemico. Passarono per Assemini, Decimo, Villasor, Serramanna e Samassi, costeggiando il fiume Mannu che permise ad uomini ed animali di abbeverarsi, senza sapere che così si sarebbero esposti alla puntura della zanzara anofele, portatrice della malaria. Quando si separarono, Martino e Torreles. per dirigersi ognuno al suo luogo di combattimento. il caldo sole dell'incalzante estate sorgeva davanti a loro dalle basse colline gremite di nemici. Le spie riferirono che si trattava di circa 3000 cavalieri e 17000 soldati della fanteria sarda, francese e genovese, guidati dal Visconte di Narbona, Guglielmo, incoronato Re di Arborea, unico in grado di poter cingere legittimamente la corona giudicale, non era né un buon politico, né un buon condottiero.
Stavolta, stupidamente, aveva accettato lo scontro aperto, confidando in un esercito più numeroso e nella posizione più favorevole, sulla collina, di spalle al sole e il castello con il borgo fortificato di Sanluri alla sua destra che controllava la via Turresa, per un eventuale ritirata strategica. Non aveva fatto caso alla diversità della lingua: sarda, italiana e francese, ai difficili ordini dei comandanti, e che gli indigeni erano incontrollabili combattendo sulla linea. Per restare uniti, per il valore, furono messi al fronte senza alcun criterio e persero la battaglia. Nella storia dell'isola non avevano mai vinto: e così fu questa volta.
Si chiamavano urlando “Arborea” “Arborea”! Da ‘Su Bruncu’ de Sa Batalla, sventolando bandiere bianche con l'albero verde senza radici, e si misero di fronte a un luogo ancora oggi chiamato "S'occidroxiu" con la compatta compagnia dei Almogavers, uno speciale corpo di guerrieri abituati ad affrontare a piedi persino furiose cariche di cavalleria.

Dopo la Battaglia
Gli Iberici resisterono al colpo e contrattaccarono al centro. Sventolavano bandiere catalane, con i quattro "pali" rossi in un campo color oro, e bandiere del Regno di Sardegna, bianche con la testa tagliata di un moro ripetuto nelle quattro stanze della croce rossa di San Giorgio. E urlavano "Aragona", "Aragona" ! , "San Giorgio" "San Giorgio" !.Divisero l'esercito arborense in 2 parti e lo circondarono alla destra, massacrandolo al lato del fiume Mannu e alla sinistra, racchiudendolo dentro Sanluri dandogli motivo d'attacco. Perseguitarono il resto, che fuggì con Guglielmo I, nel vicino castello di Monreale, ma non riuscirono a raggiungerlo.
Dopo ciò, vittoriosi si ritirano a Cagliari per riorganizzarsi. Nell’euforia della vittoria, nel Palazzo Reale della capitale,
Martino il Giovane si divertì con una prigioniera, "la bella di Sanluri" della quale non si conosce il nome, indebolito
dalle fatiche dell'amore a tal punto da non poter opporre resistenza alla febbre malarica della terciana maligna che lo colpì subito dopo. Morì dopo soli 10 giorni, il 25 Luglio, nonostante fosse assistito da 4 medici. Fu seppellito con tutti gli onori nel transetto della sinistra della cattedrale di Cagliari, come si può vedere ancora oggi.
Con lui, ultimo figlio della nobile stirpe dei conti di Barcellona, terminò la “catalanità” dei re della corona e, di conseguenza, la forza vitale della grande federazione iberica. Che passò ai Castellani Trastàmara con il Compromesso di Caspe del 1412. Quello che ci sorprende è la sorte del Regno di Sardegna, ignorato dalla storiografia tradizionale. Nel 1420 finì di conquistare tutta l'isola: nel 1720 si separò dalla Corona di Aragona, trasformandola in Corona di Spagna, e si unì in una federazione con il principato del Piemonte. Nel 1847 i due stati si unirono e formarono un unico Regno della Sardegna che l'anno successivo iniziò il Risorgimento.Il 17 Marzo del 1861, dopo aver annesso tutti gli stati della penisola italiana, cambiò il nome in Regno d'Italia, oggi Repubblica Italiana.

I Luoghi della Storia
Sanluri
Sanluri è un comune di 8.800 abitanti capoluogo della nuova Provincia del Medio Campidano che, grazie alla sua posizione strategica al centro del campidano, ha da sempre occupato un posto di primo piano nelle vicende del territorio. Il castello giudicale "Eleonora d'Arborea" ne è la più importante testimonianza. È un edificio a pianta quadrangolare tipicamente militare che con la cortina muraria dell'antico borgo (ormai leggibile solo nei percorsi viari) costituiva un vero e proprio baluardo al confine meridionale del giudicato degli Arborea. Da un documento del 1355 risulta realizzato in soli 27 giorni a cura di Berengario Roig. Nel XV Secolo passò dalle mani degli aragonesi alla famiglia De Sena, poi ai D'Enriquez e infine agli Aymerich di Laconi che lo tennero fino al 1836. Nel XX Secolo la famiglia Villa Santa ne curò la ristrutturazione per adibirlo all'uso abitativo e oggi museale. Il Castello ospita una collezione di reperti di epoca risorgimentale, una notevole collezione di ceroplastiche ed è l'unico ancora visitabile nell'isola.
Las Plassas
Anche Las Plassas, attraverso le sue mude, con le quali la popolazione dei villaggi formava il grosso dell'esercito arborense, dette un notevole contributo alle sorti del giudicato. Come Sanluri conserva monumenti e ricordo del Medioevo sardo. Le vestigia dell'antico castello di Marmilla - nel colle che, con la tipica conformazione mammellare, ha dato il nome alla curadorìa giudicale e alla subregione geografica – ci tramandano l'eco del ruolo strategico rivestito dalla frontiera meridionale arborense contro i catalani; ci ricordano di come l'Arborea vigilasse sui suoi confini, di come controllasse le sue terre periferiche e i prodotti della fertile Marmilla. A Las Plassas, a breve, verrà inaugurato un Polo Museale e Didattico multimediale nel quale il visitatore, con l'ausilio delle più moderne tecnologie, potrà immergersi nella vita quotidiana, nei sapori, nei riti, nelle atmosfere del Medioevo arborense e potrà essere guidato a riscoprire la vita nel Castello di Marmilla, che svolse un ruolo di primo piano prima, durante e dopo la battaglia di Sanluri.