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Zafferano

Fiori dello zafferano

L'Azienda produce Zafferano in bustine da: 150 mg, 1 grammo in fili, 1 grammo in polvere.
E' possibile acquistare il prodotto anche in ceramiche, decorate secondo la tradizione sarda, da con 300 mg. Il prodotto è reperibile tutto l'anno.

Il Prodotto
Lo zafferano è un prodotto naturale, dal Crocus Sativus vengono raccolti gli stimmi (tre per ognifiore) ed essiccati in giornata, l’unica manipolazione eseguita sul prodotto consiste nell’aromatizzare gli stimmi freschi con delle quantità piccolissime d’olio d’oliva, un grammo di olio ogni 100 grammi di stimmi; per ottenere100 Gr di stimmi occorrono circa 15.000 fiori, questa operazione conferisce un aroma più intenso, una volta essiccato lo zafferano, se conservato correttamente (teme l’esposizione alla luce e l’umidità) può essere consumato anche dopo 3 – 4 anni senza bisogno d’alcun conservante.

La coltivazione:
Come coltura è tra le poche ad essere coltivate quasi esclusivamente in biologico, infatti, trae ben pochi vantaggi dalla somministrazione di sostanze chimiche, siano concimi o fitofarmaci, non viene utilizzata attrezzatura meccanica né per la raccolta dei fiori né per la loro pulizia, tutte le operazioni sul prodotto vengono effettuate a mano.
Il prodotto è commercializzato “PURO” cioè in fili (o stimmi) come previsto dal disciplinare per l’ottenimento del marchio D.O.P. poiché è l’unico modo per garantire al consumatore la qualità del prodotto (gran parte dello zafferano venduto in polvere viene “tagliato” con altre sostanze come il cartamo).


La Storia dello Zafferano
La conoscenza di questo fiore e I'uso della droga che dallo stesso si estrae, risale davvero a tempi molto antichi. Se ne ritrovano rappresentazioni databili al 3500 a.C. nel palazzo di Cnosso a Creta, e ancora oggi in Grecia lo si coltiva nel territorio di un paese chiamato Krokos .Leggende a parte si ritiene che in epoca antecedente all'avvento della cerealicoltura, risalente alla preistoria, la coltivazione dello zafferano fosse già nota in area mediterranea e meridionale, dove tale pianta si utilizzava, fra l'altro, per le caratteristiche alimentari del bulbo carnoso. Lo zafferano è comunque conosciuto da millenni nelle zone del Mediterraneo ed in Asia per le sue qualità medicinali, aromatiche e coloranti. A testimoniare ciò le raffigurazioni in papiri egizi del 2" secolo a.c., ed in pitture parietali del palazzo minoico di Crosso (1600 a.c.). Si cita lo zafferano, come pianta aromatica, anche nella Bibbia (Canto dei Cantici, IV,14)e nell'Iliade (IX e XII libro). Dai greci il crocus, (Teofrasto, 287 a.C., riportò per primo nei suoi testi questo termine) viene utilizzato come sostanza colorante, ma è noto anche per le sue capacità dispensatrici di fecondità. Nell'Iliade, le divinità indossano mantelli e vesti di color giallo zafferano, ed in una serie numerosa di eventi religiosi e di racconti legati ai miti lo si ritrova con funzioni propiziatrici o allegoriche, sempre comunque denotanti il suo valore e la sua preziosità. I sacerdoti ebrei nelle loro cerimonie lo offrivano insieme ad incenso e mirra In epoca romana lo zafferano mantiene inalterata la sua rilevanza e se ne accrescono le quantità prodotte. Gli scambi commerciali di zafferano subiscono un'inversione di rotta, dall'occidente verso l'oriente interessando tutta 1'Asia minore ed oltre. L'amore per il lusso che caratterizzava l'età imperiale diede allo zafferano una notevolissima importanza: si spruzzavano con lo zafferano sale da pranzo e da soggiorno, 1'Imperatore Marco Aurelio (204-222) prendeva il bagno soltanto in acqua profumata di zafferano e su cuscini di zafferano si appoggiavano i suoi commensali. Con la caduta dell'Impero romano d'occidente, i fasti conosciuti dallo zafferano subiscono un repentino rovesciamento di sorte. L'avanzare di nuove popolazioni barbare dal Nord d'Italia, con usi e costumi profondamente diversi dalle raffinatezze e dai lussi dell'epoca imperiale, e l'affermarsi del cristianesimo in occidente, fanno perdere allo zafferano gran parte della sua qualificazione di bene di lusso. La coltura dello zafferano sopravvisse invece, nei suoi più diversi usi e per importanza, in Oriente, con l'affermarsi dell'impero di Bisanzio, e nei paesi di cultura araba. È con gli arabi che si ritiene riparta in Occidente 1' avventura dello zafferano. Attraverso l'Africa settentrionale, gli Arabi introducono in Spagna la coltura dello Zafferano, che presto si diffonde nel resto dell'Europa. I1 Medioevo ne fa per antonomasia una pianta medicinale, le cui applicazioni ed utilizzazioni sono fra le più varie e presenti in numerosi preparati, ma anche le sue qualità di droga e di spezia non sono dimenticate. E' comunque con il Rinascimento che lo zafferano per erboristi e speziali incomincia ad assumere la sua identità di spezia e come tale si diffonderà nei secoli successivi. I1 centro di origine e di diffusione della pianta non è ben definibile. I1 suo habitat originario sembrerebbe nelle aree montane tra 1'Iran e 1'Afganistan. Gli studiosi non chiariscono se è proprio dalla citata leggenda greca che il termine sanscrito asgrig, (che corrisponde al nome della pianta dello zafferano), significhi sangue. Un altro nome sanscrito è kurkuma, dal quale deriva l'ebreo karkom, ed è con questo nome che lo zafferano compare nella Bibbia. I1 termine zafferano, che indica il prodotto commerciale, (la polvere ottenuta dagli stimmi o stigmi essiccati), è di chiara derivazione araba; infatti la parola araba zaafaran deriverebbe da asfar che significa colore giallo. Giallo è infatti il colore che si ottiene nell'uso tintorio e culinario della spezia. Nelle lingue europee la pianta è indicata con termini di chiara derivazione araba: safran in francese, safsron in inglese, safran in tedesco, azafran in spagnolo, safra in catalano, (ed è con quest'ultimo nome che lo troviamo negli atti notarili rinvenuti in Sardegna dal 1500 in poi). È possibile allora sostenere, con una certa sicurezza, che la diffusione (o ridiffusione), della coltura, in molte zone dell'Europa mediterranea, sia avvenuta in seguito all'invasione araba della Spagna (961). Anche in Italia la coltura dello zafferano risale sicuramente all'epoca romana e probabilmente non si interruppe neppure durante le invasioni barbariche, ma si può sostenere con certezza che la ridiffusione si deve agli arabi.
(fonte E.R.S.A.T.)

La preparazione:
Per utilizzarlo non bisogna far altro che riscaldare il prodotto (non tostarlo) solitamente è sufficiente mettere la quantità di fili da utilizzare, 3 stimmi circa a persona è la dose consigliata, su una superficie preriscaldata (una pentola sul fornello per un minuto va bene) sino a far diventare i fili friabili (circa 30 secondi) dopo di che basta mettere il prodotto tra due fogli di carta forno o simile, passarci sopra un bicchiere o battere con un cucchiaio e il nostro zafferano è pronto all’uso, preferibilmente lo zafferano va polverizzato al momento dell’utilizzo ed aggiunto alle pietanze a fine cottura, chi non volesse polverizzarlo o non ne avesse il tempo, può semplicemente spezzettare i fili con le dita (non serve riscaldare il prodotto) e scioglierli in poca acqua tiepida o brodo, le sostanze aromatizzanti e coloranti dello zafferano sono quelle solubili.

ZAFFERANO: IL GUSTO DEL BENESSERE
in collaborazione con www.lerboristeria.com
Questa spezia dalle mille qualità si potrebbe definire "elisir di lunga vita"; infatti, vengono attribuite allo zafferano proprietà quali: contrastare l’invecchiamento, stimolare il metabolismo, favorire le funzioni digestive, ridurre la pressione sanguigna e abbassare le quote di colesterolo e trigliceridi che vengono assorbiti con l’alimentazione.
L’elevato contenuto in carotenoidi, crocetina, crocina e picrocrocina, conferisce a questa magica polvere gialla la virtù di antiossidante per antonomasia; i carotenoidi si legano ai radicali liberi e li neutralizzano innalzando così le difese immunitarie.
Ciascun individuo produce ogni 24 ore circa 5 gr di scorie di radicali; con un piatto allo zafferano ne vengono giornalmente eliminate il 20%, con la vitamina C il 10% e con la vitamina E il 3%. Grazie ai numerosi principi attivi, questa spezia aumenta la secrezione della bile e dei succhi gastrici stimolando e favorendo così le funzioni digestive.
Lo zafferano si ottiene dagli stimmi essiccati del fiore del Crocus sativus; le coltivazioni nei maggiori paesi produttori al mondo, India e Iran (e in Italia la Sardegna, ndr), vengono attuate senza ricorrere a fertilizzanti e pesticidi.
Nella mitologia greca il dio Ermes utilizzava lo zafferano come afrodisiaco per risvegliare il desiderio e l’energia sessuale, questa spezia infatti, ha dimostrato di agire sulle ghiandole surrenali, stimolando la produzione di ormoni quali l’adrenalina e il cortisolo che tonificano la sfera sessuale.
Pur regalando alle pietanze bontà e sapore, lo zafferano ha il grande pregio di non aggiungere grassi e di fornire pochissime calorie, infatti l’apporto calorico di questa spezia è praticamente nullo: 1 bustina da 15 gr è pari a 0,4 kcal, per questo sempre più spesso lo zafferano viene utilizzato nelle diete alimentari.
La medicina cinese e la moderna fitoterapia usano lo zafferano per le sue proprietà disintossicanti; gli effetti depurativi e antinfiammatori sono sfruttati anche dalla medicina indiana che prevede questa spezia in molti piatti allo scopo di favorire la digestione e prevenire le infezioni intestinali.
Lo zafferano dà il meglio di sé in piatti a base di riso, crostacei e frutti di mare, carni bianche in umido come pollame coniglio e vitello. È indicato anche per esaltare condimenti di verdure dal gusto più tenue, come quelli con le zucchine o il radicchio di Treviso. Ne basta infine un pizzico nell’impasto di dolci lievitati, in biscotti, creme o gelati.
Elena Leone - Dietista